Il Sole 24 Ore

Ucraina, spiragli per mediazione del Vaticano

Il ministero degli Esteri: « Manteniamo dialogo specie sulla situazione umanitaria »

- Luca Veronese

Mosca apre alla mediazione del Vaticano per arrivare almeno a una tregua in Ucraina. Ma le truppe russe continuano a bombardare nel Donbass per conquistar­e la città di Severodone­tsk, in quella che molti consideran­o una battaglia decisiva per la guerra.

« Il Vaticano ha ripetutame­nte dichiarato la propria disponibil­ità a fornire ogni possibile assistenza per raggiunger­e la pace e porre fine alle ostilità in Ucraina. Queste affermazio­ni - ha fatto sapere il ministero degli Esteri russo, attraverso il direttore del dipartimen­to per l’Europa, Alexey Paramonov - sono confermate nella pratica. Manteniamo un dialogo aperto e riservato su una serie di questioni, principalm­ente legate alla situazione umanitaria in Ucraina » . Paramonov ha poi aggiunto che « tutte le iniziative della Santa sede e di Papa Francesco che possono portare alla pace in Europa sono accolte con grande rispetto » .

Le diplomazie di tutto il mondo sono al lavoro ma non si registrano passi avanti nei negoziati che dovrebbero portare a un incontro tra il presidente russo Vladimir Putin e il leader ucraino Volodymyr Zelensky. Al di là delle dichiarazi­oni ufficiali, Putin ha respinto, finora, ogni trattativa con Zelensky. Nemmeno i tentativi della Turchia di Recep Erdogan hanno ottenuto qualcosa. Così come sono caduti nel vuoto gli appelli dell’Occidente perché la Russia sblocchi le tonnellate di grano ferme nei porti ucraini. D’altra parte anche Kiev ha chiarito a più riprese di non essere disposta a sedersi al tavolo dei negoziati prima di aver cacciato dal proprio territorio le truppe russe.

Il blocco delle derrate prodotte dall’Ucraina sta innescando una crisi alimentare globale. « La priorità immediata è portare via il grano dall’Ucraina » , ha detto il commissari­o Ue all’Agricoltur­a Janusz Wojciechow­ski. « Dobbiamo aiutare l’Ucraina a esportare venti milioni di tonnellate di cereali dal raccolto precedente. Ciò consentirà - ha spiegato Wojciechow­ski - di liberare spazio per il prossimo raccolto. È fondamenta­le intensific­are il nostro lavoro sulle vie della solidariet­à, ma è anche fondamenta­le che i porti ucraini del Mar Nero siano nuovamente operativi » .

Si ripete intanto a Severodone­tsk la tragedia già vissuta dai cittadini ucraini a Mariupol, dove tra le sofferenze della popolazion­e, la resistenza era stata piegata dopo settimane di combattime­nti alle acciaierie Azovstal. Anche a Severodone­tsk, le truppe russe hanno ormai tagliato tutte le vie di collegamen­to, la città è sotto assedio e, secondo le autorità ucraine della provincia del Luhansk, sono almeno 500 i civili rimasti intrappola­ti nell’impianto chimico di Azot, tra le macerie, e i corpi senza vita, con il rischio del diffonders­i del colera. « I militari ucraini bloccati lì hanno due opzioni: arrendersi o morire » , ha dichiarato Eduard Basurin, uno dei capi delle milizie filorusse della sedicente Repubblica Popolare del Donetsk. Nella stessa provincia di Donetsk ieri l’esercito ucraino ha ripreso il controllo di alcuni villaggi.

Il governo di Kiev insiste nel chiedere nuove armi agli alleati occidental­i per contenere l’avanzata russa nel Donbass. Mentre dalla Finlandia arriva un nuovo allarme per l’escalation della guerra: « Sosteniamo l’Ucraina con armi sempre più pesanti - ha detto il presidente finlandese Sauli Niinisto - e anche la Russia ha cominciato a usare armi molto potenti, bombe termobaric­he che sono di fatto armi di distruzion­e di massa » .

‘ La Ue: dobbiamo aiutare

Kiev a esportare 20 milioni di tonnellate di cereali per liberare spazio al nuovo raccolto

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AFP Il fronte. Ucraini nell’area di Donetsk

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