Ucraina, spiragli per mediazione del Vaticano
Il ministero degli Esteri: « Manteniamo dialogo specie sulla situazione umanitaria »
Mosca apre alla mediazione del Vaticano per arrivare almeno a una tregua in Ucraina. Ma le truppe russe continuano a bombardare nel Donbass per conquistare la città di Severodonetsk, in quella che molti considerano una battaglia decisiva per la guerra.
« Il Vaticano ha ripetutamente dichiarato la propria disponibilità a fornire ogni possibile assistenza per raggiungere la pace e porre fine alle ostilità in Ucraina. Queste affermazioni - ha fatto sapere il ministero degli Esteri russo, attraverso il direttore del dipartimento per l’Europa, Alexey Paramonov - sono confermate nella pratica. Manteniamo un dialogo aperto e riservato su una serie di questioni, principalmente legate alla situazione umanitaria in Ucraina » . Paramonov ha poi aggiunto che « tutte le iniziative della Santa sede e di Papa Francesco che possono portare alla pace in Europa sono accolte con grande rispetto » .
Le diplomazie di tutto il mondo sono al lavoro ma non si registrano passi avanti nei negoziati che dovrebbero portare a un incontro tra il presidente russo Vladimir Putin e il leader ucraino Volodymyr Zelensky. Al di là delle dichiarazioni ufficiali, Putin ha respinto, finora, ogni trattativa con Zelensky. Nemmeno i tentativi della Turchia di Recep Erdogan hanno ottenuto qualcosa. Così come sono caduti nel vuoto gli appelli dell’Occidente perché la Russia sblocchi le tonnellate di grano ferme nei porti ucraini. D’altra parte anche Kiev ha chiarito a più riprese di non essere disposta a sedersi al tavolo dei negoziati prima di aver cacciato dal proprio territorio le truppe russe.
Il blocco delle derrate prodotte dall’Ucraina sta innescando una crisi alimentare globale. « La priorità immediata è portare via il grano dall’Ucraina » , ha detto il commissario Ue all’Agricoltura Janusz Wojciechowski. « Dobbiamo aiutare l’Ucraina a esportare venti milioni di tonnellate di cereali dal raccolto precedente. Ciò consentirà - ha spiegato Wojciechowski - di liberare spazio per il prossimo raccolto. È fondamentale intensificare il nostro lavoro sulle vie della solidarietà, ma è anche fondamentale che i porti ucraini del Mar Nero siano nuovamente operativi » .
Si ripete intanto a Severodonetsk la tragedia già vissuta dai cittadini ucraini a Mariupol, dove tra le sofferenze della popolazione, la resistenza era stata piegata dopo settimane di combattimenti alle acciaierie Azovstal. Anche a Severodonetsk, le truppe russe hanno ormai tagliato tutte le vie di collegamento, la città è sotto assedio e, secondo le autorità ucraine della provincia del Luhansk, sono almeno 500 i civili rimasti intrappolati nell’impianto chimico di Azot, tra le macerie, e i corpi senza vita, con il rischio del diffondersi del colera. « I militari ucraini bloccati lì hanno due opzioni: arrendersi o morire » , ha dichiarato Eduard Basurin, uno dei capi delle milizie filorusse della sedicente Repubblica Popolare del Donetsk. Nella stessa provincia di Donetsk ieri l’esercito ucraino ha ripreso il controllo di alcuni villaggi.
Il governo di Kiev insiste nel chiedere nuove armi agli alleati occidentali per contenere l’avanzata russa nel Donbass. Mentre dalla Finlandia arriva un nuovo allarme per l’escalation della guerra: « Sosteniamo l’Ucraina con armi sempre più pesanti - ha detto il presidente finlandese Sauli Niinisto - e anche la Russia ha cominciato a usare armi molto potenti, bombe termobariche che sono di fatto armi di distruzione di massa » .
‘ La Ue: dobbiamo aiutare
Kiev a esportare 20 milioni di tonnellate di cereali per liberare spazio al nuovo raccolto