Wto, corsa contro il tempo per salvare l’e- commerce dai dazi
India e Sudafrica frenano sul rinnovo della moratoria per le trasmissioni di dati
Fuori portata un accordo di ampio respiro sulle regole globali del commercio e ormai fuori tempo sulla liberalizzazione dei brevetti sui vaccini Covid, la Wto spera di riuscire a salvare lo status quo sull’e- commerce.
La XII riunione ministeriale dell’Organizzazione mondiale del commercio, in corso a Ginevra, deve decidere se rinnovare la moratoria internazionale « sulle trasmissioni elettroniche » , che da quasi 25 anni azzera i dazi su un settore che nel frattempo è esploso e vale centinaia di miliardi di dollari l’anno.
Il G7 guida l’ampio fronte di Paesi che vuole rendere la moratoria permanente e spinge per regole condivise sul trattamento dei dati dei consumatori, eliminando le differenze esistenti che creerebbero barriere per le piccole imprese. L’India si oppone a questa standardizzazione e, insieme al Sudafrica, frena sulla moratoria, accusata di penalizzare le entrate e l’industria digitale dei Paesi in via di sviluppo.
Senza un accordo, gli Stati potrebbero imporre dazi che farebbero aumentare i prezzi per gli acquisti di app, software, servizi, film, musica o giochi distribuiti dalle piattaforme online. « Se non arriverà una svolta nei prossimi giorni, si rischia di rompere internet come la conosciamo oggi » , ha scritto il segretario generale della Camera di commercio internazionale, John Denton, in un editoriale della scorsa settimana.
Il negoziato Wto risale al 1998, quando gli Stati membri hanno deciso di esentare dai dazi il nascente mercato dell’e- commerce. Da allora, la moratoria è stata sempre rinnovata in occasione delle riunioni ministeriali biennali, l’organo decisionale della Wto.
Alcune nazioni, come India e Sudafrica, sostengono che la crescita del settore impone ormai un ripensamento del meccanismo. Secondo l’Ocse, il via libera ai dazi potrebbe generare incassi compresi in un range incerto e molto ampio ( stimato tra i 280 milioni e gli 8,2 miliardi di dollari), al costo però di frenare la crescita globale e penalizzare la produttività. Il Fondo monetario internazionale avvisa invece che frantumare il mercato dei servizi digitali con barriere tariffarie potrebbe significare bruciare il 6% della crescita del Pil mondiale in dieci anni.
Oltre all’impatto economico globale dello stop alla moratoria, ci sono poi da valutare le difficoltà sul versante tecnico- applicativo, visto che tassare i pacchetti di dati che viaggiano nelle transazioni digitali potrebbe essere estremamente complicato. Inoltre, la proliferazione di connessioni di rete privata virtuale ( Vpn), che mascherano gli indirizzi Ip dei computer, potrebbe rendere impossibile o quasi identificare il luogo di origine di molte operazioni.
Già in passato l’India ha minacciato di far saltare la moratoria, per negoziare concessioni su altri fronti. Lo stesso potrebbe accadere a Ginevra: New Delhi frena anche sul taglio dei sussidi alla pesca ( che hanno l’obiettivo di limitare lo sfruttamento eccessivo delle risorse ittiche) e di quelli all’agricoltura. Sono due dei principali dossier sul tavolo dei ministri dei 164 Paesi membri della Wto, assieme alla moratoria sui brevetti dei vaccini Covid e allo stallo del tribunale della Wto, bloccato dagli Stati Uniti. Il tempo per trovare compromessi stringe: il vertice chiude domani.