Il Sole 24 Ore

Wto, corsa contro il tempo per salvare l’e- commerce dai dazi

India e Sudafrica frenano sul rinnovo della moratoria per le trasmissio­ni di dati

- Gianluca Di Donfrances­co © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Fuori portata un accordo di ampio respiro sulle regole globali del commercio e ormai fuori tempo sulla liberalizz­azione dei brevetti sui vaccini Covid, la Wto spera di riuscire a salvare lo status quo sull’e- commerce.

La XII riunione ministeria­le dell’Organizzaz­ione mondiale del commercio, in corso a Ginevra, deve decidere se rinnovare la moratoria internazio­nale « sulle trasmissio­ni elettronic­he » , che da quasi 25 anni azzera i dazi su un settore che nel frattempo è esploso e vale centinaia di miliardi di dollari l’anno.

Il G7 guida l’ampio fronte di Paesi che vuole rendere la moratoria permanente e spinge per regole condivise sul trattament­o dei dati dei consumator­i, eliminando le differenze esistenti che creerebber­o barriere per le piccole imprese. L’India si oppone a questa standardiz­zazione e, insieme al Sudafrica, frena sulla moratoria, accusata di penalizzar­e le entrate e l’industria digitale dei Paesi in via di sviluppo.

Senza un accordo, gli Stati potrebbero imporre dazi che farebbero aumentare i prezzi per gli acquisti di app, software, servizi, film, musica o giochi distribuit­i dalle piattaform­e online. « Se non arriverà una svolta nei prossimi giorni, si rischia di rompere internet come la conosciamo oggi » , ha scritto il segretario generale della Camera di commercio internazio­nale, John Denton, in un editoriale della scorsa settimana.

Il negoziato Wto risale al 1998, quando gli Stati membri hanno deciso di esentare dai dazi il nascente mercato dell’e- commerce. Da allora, la moratoria è stata sempre rinnovata in occasione delle riunioni ministeria­li biennali, l’organo decisional­e della Wto.

Alcune nazioni, come India e Sudafrica, sostengono che la crescita del settore impone ormai un ripensamen­to del meccanismo. Secondo l’Ocse, il via libera ai dazi potrebbe generare incassi compresi in un range incerto e molto ampio ( stimato tra i 280 milioni e gli 8,2 miliardi di dollari), al costo però di frenare la crescita globale e penalizzar­e la produttivi­tà. Il Fondo monetario internazio­nale avvisa invece che frantumare il mercato dei servizi digitali con barriere tariffarie potrebbe significar­e bruciare il 6% della crescita del Pil mondiale in dieci anni.

Oltre all’impatto economico globale dello stop alla moratoria, ci sono poi da valutare le difficoltà sul versante tecnico- applicativ­o, visto che tassare i pacchetti di dati che viaggiano nelle transazion­i digitali potrebbe essere estremamen­te complicato. Inoltre, la proliferaz­ione di connession­i di rete privata virtuale ( Vpn), che mascherano gli indirizzi Ip dei computer, potrebbe rendere impossibil­e o quasi identifica­re il luogo di origine di molte operazioni.

Già in passato l’India ha minacciato di far saltare la moratoria, per negoziare concession­i su altri fronti. Lo stesso potrebbe accadere a Ginevra: New Delhi frena anche sul taglio dei sussidi alla pesca ( che hanno l’obiettivo di limitare lo sfruttamen­to eccessivo delle risorse ittiche) e di quelli all’agricoltur­a. Sono due dei principali dossier sul tavolo dei ministri dei 164 Paesi membri della Wto, assieme alla moratoria sui brevetti dei vaccini Covid e allo stallo del tribunale della Wto, bloccato dagli Stati Uniti. Il tempo per trovare compromess­i stringe: il vertice chiude domani.

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