Credit Suisse, ancora guai: nella lista nera dei regolatori Uk
La Fca ha inserito il gruppo tra i soggetti sottoposti a sorveglianza più stretta Nel mirino dell’authority i mancati progressi nel controllo dei rischi
È una fase in cui piove sul bagnato per Credit Suisse. La banca elvetica, già alle prese con i conti in rosso e con le voci ricorrenti su un acquisto da parte di gruppi internazionali vista la sua bassa capitalizzazione di mercato, sarebbe stata messa dall’autorità di vigilanza britannica, la Financial Conduct Authority ( Fca), in una lista di soggetti finanziari sottoposti a una sorveglianza più stretta. È quanto riportato dal Financial Times, che cita una lettera inviata alla banca a metà maggio dalla Fca, nella quale l’autorità britannica esprimerebbe preoccupazioni per il mancato miglioramento del controllo dei rischi da parte di Credit Suisse. Dei circa 60mila soggetti che rientrano nella vigilanza della Fca, solo una ventina sarebbero nella lista citata, il che secondo le fonti del quotidiano confermerebbe il fatto che le preoccupazioni della Fca sono serie. Credit Suisse sarebbe stato inserito nella lista a causa appunto della sua debolezza nel controllo dei rischi, che ha portato al coinvolgimento in crisi di società finanziarie e che ha contribuito quindi ad un serie di avvertimenti sugli utili e alla caduta della sua azione in Borsa.
« Non facciamo commenti sulle nostre discussioni con le autorità di regolamentazione, non sarebbe appropriato per noi farlo. Come abbiamo già sottolineato, siamo a buon punto nell'applicazione del piano che mira a rafforzare le nostre attività e la nostra cultura del rischio » , ha affermato Credit Suisse, contattato dal quotidiano britannico. La Fca da parte sua non ha commentato. Nessun commento anche nei giorni scorsi da parte della banca svizzera, in quel caso sulla voce di un interesse all’acquisto di Credit Suisse da parte del gruppo finanziario americano State Street. Il ceo di Credit Suisse, Thomas Gottstein, si era però levato un sasso dalla scarpa, rispondendo in questo modo a una domanda, durante una conferenza di Goldman Sachs: « Non commentiamo mai le voci. Inoltre, mio padre un giorno mi diede un consiglio: se le domande sono veramente stupide, è meglio non commentare per niente. In questo caso, seguirò il consiglio di mio padre » . Successivamente la stessa State Street ha smentito di essere interessata all’acquisto di Credit Suisse.
Erano state proprio le voci su un interesse di State Street a risollevare temporaneamente, settimana scorsa, il titolo di Credit Suisse a Zurigo. Voci giunte nello stesso giorno in cui la banca elvetica aveva affermato che anche nel secondo trimestre di quest’anno registrerà con ogni probabilità una perdita, dopo quelle già subite nel primo trimestre e nell'esercizio 2021. L’azione Credit Suisse, prima in netta caduta, era quindi risalita nella stessa seduta. Si è trattato però di un intervallo, il trend negativo è poi tornato. Ieri il titolo Credit Suisse ha chiuso in ribasso del 3,5%, a 5,9 franchi, in una giornata in cui l’indice elvetico Smi è sceso dell’ 1,7%. L’azione dell’istituto rossocrociato ha perso oltre il 35% nell’ultimo anno e ora è in sostanza ai minimi. Tra le cause principali delle perdite ci sono alcune controversie legali e il coinvolgimento della banca nelle crisi del fondo- family office americano Archegos e della società finanziaria anglo- australiana Greensill. A tutto ciò si sono aggiunte le turbolenze di questi mesi sui mercati. Strada facendo Credit Suisse ha varato una riorganizzazione delle attività ed ha cambiato buona parte del management. Oggetto anch’egli di critiche, in particolare per la gestione degli ultimi due anni, è invece rimasto sin qui al suo posto il ceo Thomas Gottstein, che ha ribadito di voler guidare la nuova riorganizzazione e il rilancio della banca.