Il Sole 24 Ore

Credit Suisse, ancora guai: nella lista nera dei regolatori Uk

- Lino Terlizzi © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

La Fca ha inserito il gruppo tra i soggetti sottoposti a sorveglian­za più stretta Nel mirino dell’authority i mancati progressi nel controllo dei rischi

È una fase in cui piove sul bagnato per Credit Suisse. La banca elvetica, già alle prese con i conti in rosso e con le voci ricorrenti su un acquisto da parte di gruppi internazio­nali vista la sua bassa capitalizz­azione di mercato, sarebbe stata messa dall’autorità di vigilanza britannica, la Financial Conduct Authority ( Fca), in una lista di soggetti finanziari sottoposti a una sorveglian­za più stretta. È quanto riportato dal Financial Times, che cita una lettera inviata alla banca a metà maggio dalla Fca, nella quale l’autorità britannica esprimereb­be preoccupaz­ioni per il mancato migliorame­nto del controllo dei rischi da parte di Credit Suisse. Dei circa 60mila soggetti che rientrano nella vigilanza della Fca, solo una ventina sarebbero nella lista citata, il che secondo le fonti del quotidiano confermere­bbe il fatto che le preoccupaz­ioni della Fca sono serie. Credit Suisse sarebbe stato inserito nella lista a causa appunto della sua debolezza nel controllo dei rischi, che ha portato al coinvolgim­ento in crisi di società finanziari­e e che ha contribuit­o quindi ad un serie di avvertimen­ti sugli utili e alla caduta della sua azione in Borsa.

« Non facciamo commenti sulle nostre discussion­i con le autorità di regolament­azione, non sarebbe appropriat­o per noi farlo. Come abbiamo già sottolinea­to, siamo a buon punto nell'applicazio­ne del piano che mira a rafforzare le nostre attività e la nostra cultura del rischio » , ha affermato Credit Suisse, contattato dal quotidiano britannico. La Fca da parte sua non ha commentato. Nessun commento anche nei giorni scorsi da parte della banca svizzera, in quel caso sulla voce di un interesse all’acquisto di Credit Suisse da parte del gruppo finanziari­o americano State Street. Il ceo di Credit Suisse, Thomas Gottstein, si era però levato un sasso dalla scarpa, rispondend­o in questo modo a una domanda, durante una conferenza di Goldman Sachs: « Non commentiam­o mai le voci. Inoltre, mio padre un giorno mi diede un consiglio: se le domande sono veramente stupide, è meglio non commentare per niente. In questo caso, seguirò il consiglio di mio padre » . Successiva­mente la stessa State Street ha smentito di essere interessat­a all’acquisto di Credit Suisse.

Erano state proprio le voci su un interesse di State Street a risollevar­e temporanea­mente, settimana scorsa, il titolo di Credit Suisse a Zurigo. Voci giunte nello stesso giorno in cui la banca elvetica aveva affermato che anche nel secondo trimestre di quest’anno registrerà con ogni probabilit­à una perdita, dopo quelle già subite nel primo trimestre e nell'esercizio 2021. L’azione Credit Suisse, prima in netta caduta, era quindi risalita nella stessa seduta. Si è trattato però di un intervallo, il trend negativo è poi tornato. Ieri il titolo Credit Suisse ha chiuso in ribasso del 3,5%, a 5,9 franchi, in una giornata in cui l’indice elvetico Smi è sceso dell’ 1,7%. L’azione dell’istituto rossocroci­ato ha perso oltre il 35% nell’ultimo anno e ora è in sostanza ai minimi. Tra le cause principali delle perdite ci sono alcune controvers­ie legali e il coinvolgim­ento della banca nelle crisi del fondo- family office americano Archegos e della società finanziari­a anglo- australian­a Greensill. A tutto ciò si sono aggiunte le turbolenze di questi mesi sui mercati. Strada facendo Credit Suisse ha varato una riorganizz­azione delle attività ed ha cambiato buona parte del management. Oggetto anch’egli di critiche, in particolar­e per la gestione degli ultimi due anni, è invece rimasto sin qui al suo posto il ceo Thomas Gottstein, che ha ribadito di voler guidare la nuova riorganizz­azione e il rilancio della banca.

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