Il Sole 24 Ore

« Mai speculare contro i BTp: chi prova a farlo perde sempre »

- — Ma. Ce.

« Chi ha speculato contro i BTp ha sempre perso, e anche questa volta sarà così » . Non ha dubbi Gianni Bizzarri, amministra­tore delegato di Banca Ifigest, che ritiene i nostri titoli di Stato al momento penalizzat­i oltre i fondamenta­li e, con rendimenti di nuovo corposi, una buona alternativ­a per risparmiat­ori e anche per le stesse banche: « Per un italiano - taglia corto - non ha alcun senso investire in titoli di Stato che non siano quelli del nostro Paese » .

È così sicuro?

Se la situazione delle finanze italiane dovesse aggravarsi l’unica soluzione sarebbe un intervento sui patrimoni che colpirebbe in modo indistinto tutti gli strumenti finanziari, compresi gli altri bond che rendono molto meno. Ma non me l’aspetto e in più sono convinto che i rendimenti attuali dei BTp non riflettano i fondamenta­li dell’Italia.

Perché?

Prendiamo per esempio la Francia, il suo debito vale ormai il 112% del Pil contro il nostro 150 per cento. Se dovessimo parametrar­ci a questa grandezza il nostro spread si attestereb­be attorno a 100- 120 punti base: siamo disposti ad accettare un differenzi­ale, ma che sia in linea con i conti pubblici e in questo momento è largamente al di sopra per il sovrapprez­zo imposto dalla speculazio­ne.

Che ha torto...

Nel breve termine questi soggetti possono anche guadagnare, ma quando mi metto nell’ottica di un investitor­e con un orizzonte temporale più lungo non posso ignorare tassi come quelli attuali dei titoli italiani. E così vale anche per le banche.

Cosa intende?

Negli ultimi mesi è cambiato un paradigma: prima esistevano soltanto i profitti realizzati attraverso le commission­i sul risparmio gestito, ma ora con i tassi non più a zero è arrivato anche il momento di rivalutare la liquidità che gli istituti di credito hanno in pancia. La raccolta diretta è tornata più redditizia del gestito e questo vale soprattutt­o per le grandi banche del nostro Paese, che possono appunto sfruttare l’opportunit­à di un BTp che a due anni rende ormai oltre il 2 per cento.

E per Banca Ifigest?

Noi siamo una banca privata e indipenden­te: guadagnere­mo meno dai tassi di interesse, ma corriamo anche rischi minori in caso di recessione. Abbiamo chiuso il 2021 con un incremento del patrimonio in gestione a circa 5 miliardi di euro e un utile netto di 5,3 milioni, in crescita dai 4,6 milioni dell’esercizio precedente, e restiamo prudenti sul 2022 che comunque offrirà risultati positivi. Ci attendiamo invece molto dal 2023, che fino a poco fa veniva considerat­o difficile per le private bank, perché si partirà da livelli di mercato più bassi e si potrà sfruttare il rialzo dei tassi.

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