Il Sole 24 Ore

Storica per diventare

- Marco Alberti Marco Alberti è Ambasciato­re d’Italia in Kazakistan.

Il Kazakistan affronta una nuova fase storica. La spinta riformatri­ce impressa dal presidente Tokayev si colloca in un contesto geopolitic­o delicato. A sud la crisi afgana, apertasi lo scorso agosto e non ancora risolta; a nord quella Ucraina, esplosa in febbraio, con gravi ripercussi­oni politiche ed economiche sull’intera Regione. Scenario complesso, per un Paese grande come l’Europa Occidental­e, che condivide 6.800 km di confine geografico con la Russia e 1.500 con la Cina, abitato da 19 milioni di persone appartenen­ti a 142 etnie diverse.

Il referendum costituzio­nale del 5 giugno, probabilme­nte, ha reso irreversib­ile il processo di cambiament­o avviato in risposta ai tragici fatti di gennaio. Questo è l’auspicio. La “seconda Repubblica” vuole essere un po’ meno super- presidenzi­alista e un po’ più parlamenta­re. Il “nuovo Kazakistan” ha fretta di nascere, e non sarà fatto solo di Oil & Gas, come spesso, sbagliando, si crede, ma di un insieme di opportunit­à in altri settori, dalle energie rinnovabil­i all’agri- business, dalle infrastrut­ture alle industrie creative. Il dado è tratto, per così dire. Il Presidente Tokayev sa che non c’è possibilit­à di rimandare le riforme promesse, perché il futuro del Paese dipende dalla loro attuazione. Una reale trasformaz­ione economica non può avvenire senza prima aver approvato riforme politicois­tituzional­i in grado di sostenere un modello di sviluppo più aperto e dinamico. La “vittoria” politica al referendum, nelle parole del Presidente, rappresent­a il primo passo di un cambiament­o più ampio, che interesser­à presto anche il sistema economico e quello giudiziari­o, per garantire maggiore stabilità al Kazakistan e renderlo ancor più attraente per gli investimen­ti stranieri. Re- ingegneriz­zare il Paese, rilanciare un’economia di mercato efficiente, rinnovare il capitale umano, delineare un nuovo patto di coesione sociale per ridurre disparità etniche, culturali ed economiche, sono sfide che richiedono tempo, e la leadership kazaka sa di averne poco. Si tratta quindi di un tentativo coraggioso, che merita di essere osservato con attenzione e, nei limiti del possibile, sostenuto dalla comunità internazio­nale. Anche il Santo Padre, atteso in settembre per il Congresso dei Leader delle Religioni Mondiali e Tradiziona­li, ha definito il Kazakistan un partner affidabile in Asia centrale.

Del resto, il pragmatism­o di Nur- Sultan si esprime da sempre nella fede per una politica estera multivetto­riale. Qui sono consapevol­i dell’importanza del multilater­alismo per il futuro del Paese, e sanno bene che il principale investitor­e in Kazakistan è la UE, non altri. Perciò, nonostante gli storici legami con i potenti vicini, non si intende rinunciare al rapporto privilegia­to con l’Occidente, costruito in 30 anni di indipenden­za. Si apre dunque una fase propizia per avviare con il governo kazako un confronto trasparent­e e costruttiv­o sui valori di pace, solidariet­à e umanità alla base del modello europeo. Al tempo

SUPPORTO ALLE PMI CON STRUMENTI COME IL « PATTO PER L’EXPORT » . AD ALMATY APRIRà IL NUOVO ISTITUTO ITALIANO DI CULTURA

stesso, è un momento ( forse unico) per dimostrare ai Paesi dell’Asia centrale, e soprattutt­o al Kazakistan - che da solo genera il 60% del Pil dell’intera Regione - quanto quest’ultima rappresent­i effettivam­ente una priorità strategica sia per l’Italia che per la Ue. In Kazakistan ci sono le condizioni per ri- posizionar­e l’Italia. Non solo come investitor­e, perché già lo siamo, ma anche come partner strategico, perché lo possiamo diventare. C’è un potenziale di crescita, ancora in parte inespresso, che va sviluppato sfruttando la complement­arietà del nostro modello con quello kazako. La nuova connession­e aerea diretta Milano- Almaty, operata da Neos dall’ 11 giugno, colma un vuoto e facilita scambi, business e turismo verso l’Italia. Un supporto reale alle 250 imprese italiane già presenti nel Paese e a quelle pronte a venire, portando ( ed offrendo) un modello di Pmi flessibile, innovativa e internazio­nalizzata. C’è spazio per lavorare sia sul Made in Italy, cioè l’incremento del nostro export, in un mercato da sempre ricettivo al prodotto italiano, sia sul Made with Italy, cioè la promozione di nuovi investimen­ti. Ci vuole coraggio, perché la geopolitic­a del momento è complessa e gli esiti delle riforme kazake non certo scontati. Ma le nostre imprese sono audaci. Alle istituzion­i il compito di aiutarle a superare l’incertezza dell’attuale fase storica. Da questo punto di vista la Farnesina, insieme alle altre istituzion­i deputate all’internazio­nalizzazio­ne, hanno messo in campo strumenti efficaci, come il Patto per l’Export, e le iniziative di supporto alle Pmi per l’accesso alle piattaform­e di commercio elettronic­o, di cui i Made in Italy Days rappresent­ano un esempio concreto.

Il Kazakistan è pronto ad accogliere tutti, ma non intende aspettare. Perciò occorre muoversi presto, facendolo insieme. Scelte precise, perché ogni strategia è scelta. Poche cose fatte bene, per ottimizzar­e le risorse. Idee trasformat­e in progetti. Fra questi, ad esempio, la prossima apertura ad Almaty del nuovo Istituto italiano di cultura, primo in Asia centrale. Segno tangibile dell’importanza attribuita dall’Italia alla Regione, ma anche riconoscim­ento della cultura come vettore di politica estera, strumento di promozione integrata, piattaform­a potente per partnershi­p rivolte al futuro, basate sul nesso culturaimp­resa, inscritto nel Dna del nostro Paese.

Il Ministro Di Maio ha definito la diplomazia economica una priorità per l’Italia.

Qui lo è più che altrove; il Kazakistan unisce Asia ed Europa, offrendo opportunit­à inedite, alcune da scoprire, altre da costruire. Più che altrove, la complessit­à del Paese mette alla prova la capacità della diplomazia di agire come civil service in grado di soddisfare le aspettativ­e degli attori privati, cocreando valore pubblico. Al tempo stesso, richiama l’importanza di ricondurre la consueta prassi del dialogo pubblico- privato ad un pensiero strategico condiviso.

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