I nuovi piani della Roma dei Friedkin tra delisting e bonus per i tifosi- soci
Partita l’Opa per rilevare il 10% delle azioni giallorosse ancora in Borsa a 0,43 euro La proprietà Usa in 22 mesi ha già immesso liquidità nel club per oltre 350 milioni
Delisting e fan engagement. Il futuro dell’As Roma, dopo la conquista della Conference League a Tirana a maggio, riparte da questi due elementi, strettamente connessi nella strategia della famiglia Friedkin e del ceo Pietro Berardi. La proprietà americana che in questi due anni ha immesso liquidità per oltre 350 milioni in una società in cui lo squilibrio tra ricavi e uscite è una costante da oltre un decennio, ha deciso ora di ritirare il club da Piazza Affari. L’Opa, partita ufficialmente il 13 giugno, è stata preceduta da una fase di stake- building che ha permesso ai Friedkin di rastrellare, con un investimento di 8,5 milioni, circa il 3% del flottante, salendo al 90% del capitale giallorosso.
L’Opa che si concluderà l’ 8 luglio prevede un premio a 0,43 euro per azione sul rimanente 10,005% del capitale ( per un costo potenziale di 27 milioni). Dal punto di vista tecnico per ultimare il delisting occorrerà raggiungere una quota minima del 95 per cento. Ieri il titolo giallorosso ha chiuso a 0,427. Quando la Roma di Franco Sensi nel 2000 debuttò a
Piazza Affari valeva 5,44 euro. Il dietrofront della Roma segna la fine di quella stagione, ormai anacronistica, in cui più di 30 club tentarono la via della quotazione. Oggi ne sono rimasti in campo 22 e pochi nei campionati top ( Juve e Lazio in Italia, Manchester United in Premier).
La scelta della Roma risponde ad un’esigenza di velocità e flessibilità nelle decisioni, di semplificazione della governance, tagliando adempimenti e costi, a partire dalle comunicazioni alla Consob ( che peraltro creano indubbie disparità rispetto ai club non quotati). Di fondo, c’è poi una scommessa della famiglia Friedkin, convinta di poter valorizzare il club nei prossimi due/ tre anni, restituendogli piena sostenibilità e autonomia ( nel biennio 2019/ 21 il deficit complessivo ha sfiorato i 390 milioni), e arricchendolo di asset come lo stadio che potrebbero dare al 10% da ricomprare in Borsa oggi un prezzo molto più alto.
La ricostruzione di una Roma, protagonista in Italia e in Europa, con Josè Mourinho in panchina, passa chiaramente da un rilancio dei ricavi, vero tallone d’Achille della gestione precedente. Nonostante i passi avanti sul fronte della internazionalizzazione del brand e delle sponsorizzazioni e la creazione di una media company interna, i proventi della gestione ordinaria ( diritti tv nazionali, stadio e aria commerciale) sono sempre stati sotto i 200 milioni a fronte di un costo del lavoro ( ingaggi più ammortamenti dei cartellini) che nel biennio 2019/ 21 è stato mediamente sopra i 260.
Per far ripartire i ricavi la nuova Roma punterà perciò a partner internazionali più coerenti alle proprie strategie di business ( novità sono atsold out consecutivi all’Olimpico e soprattutto con i 18.653 ragazzi tra i 17 e i 25 anni portati allo stadio per RomaBodo o i 9340 under 16 per Roma- Salernitana. Un miracolo considerando la crescente disaffezione dei teenagers verso il calcio nella sfida dell’entertainment globale. Questi giovani andranno coinvolti con politiche di prezzo adeguate e parlando il loro linguaggio dai social agli Nft di Socios ( strada che la Roma intende perseguire con cautela). Risponde alla stessa logica - avere non piccoli azionisti ma grandi tifosi - il loyalty program associato al delisting. Chi svestirà i panni di piccolo azionista, potrà usufruire di vari vantaggi, dalla scontistica per il merchandising alla possibilità di incontrare l’allenatore, o essere ospiti a cena di Dan e Ryan Friedkin.