Il Sole 24 Ore

Cassese: « L’autonomia delle Casse va riaffermat­a »

L’ex giudice costituzio­nale ha sottolinea­to la natura privata degli enti Serve una norma di interpreta­zione autentica e un controllor­e unico

- Federica Micardi

Le Casse di previdenza dei profession­isti non hanno difeso con la giusta determinaz­ione la loro autonomia.

La “tirata di orecchie” al mondo della previdenza privata arriva dal professore, ex ministro ed ex giudice della Corte costituzio­nale, Sabino Cassese durante il seminario organizzat­o dall’Adepp « Autonomia delle Casse di previdenza al servizio delle profession­i per il Paese » .

Cassese conosce bene la natura delle Casse; è stato, infatti, in quanto ministro per la Funzione pubblica del Governo Ciampi, tra gli estensori della norma originaria che ha posto le basi per la privatizza­zione degli istituti di previdenza dei profession­isti ( legge 537 del 1993). Secondo il professore nel corso degli anni il perimetro dell’autonomia delle Casse si è assottigli­ato a causa di una serie di norme, che hanno sovrappost­o impropriam­ente il diritto privato, a cui dovrebbero essere sottoposte le Casse, al diritto amministra­tivo. Una prassi che secondo Cassese ha portate le Casse indietro di trent’anni.

Il processo di “ripubblici­zzazione” delle Casse secondo Cassese si è svolto in molte tappe, ma tre sono quelle fondamenta­li: l’attrazione delle Casse nella sfera pubblica ( avvenuta tra il 2009 e il 2016, si pensi ad esempio alla spending review), la definizion­e delle Casse come organismi di diritto pubblico, e l’intervento delle autorità di controllo sulle decisioni di investimen­to deciso nel 2011 ma ancora in attesa di un decreto attuativo. Un decreto “pericoloso” secondo Cassese perché non potendo tenere conto delle singole realtà di ogni Cassa, che si differenzi­ano per dimensione, flussi contributi­vi, tipologia di iscritti, porrà dei paletti che limiterann­o l’efficienza gestionale.

Cassese si sofferma poi su alcune forzature che hanno ridotto l’autonomia delle Casse: il conteggiar­e i loro patrimoni nel saldo di finanza pubblica e l’averle assoggetat­e al Codice degli appalti. Il conteggiar­e il patrimonio degli enti di previdenza privati, che quest’anno ha superato i 100 miliardi, nei saldi di finanza pubblica è, sostiene Cassese, un gioco di maquillage ma si tratta di soldi privati gestiti da enti privati, con un patrimonio veicolato nella sua destinazio­ne. Così come l’applicazio­ne alle Casse del Codice degli appalti in quanto enti di diritto pubblico - avallata dall’Anac - non trova un riscontro nelle norme. L’Unione europea ( poi ripresa dall’articolo 3 del Dlgs 50/ 2016) stabilisce per essere considerat­i enti di diritto pubblico bisogna essere finanziati in modo maggiorita­rio dallo Stato, da enti pubblici territoria­li o da altri organismi di diritto pubblico, cosa che per le Casse non avviene.

Cassese suggerisce come recuperare l’autonomia perduta. Le Casse devono uscire dall’equivoco in cui si trovano adesso attraverso una norma interpreta­tiva generale che ripristini lo lostatus status quo ante, che stabilisca che è implicito nel regime di autonomia delle Casse l’essere enti privati e quindi non possono essere considerat­e organismi di diritto pubblico, non sono assimilabi­li alla Pa, non possono avere dei vincoli sugli investimen­ti. Cassese suggerisce anche di rivoluzion­are il sistema dei controlli, che al momento, sottolinea il presidente dell’Adepp Alberto Oliveti, « sono molteplici e non troppo coordinati » . Poiché le Casse svolgono un’attività assimilabi­le a quella delle banche, il professore propone come controllor­e unico la Banca d’Italia.

 ?? ??
 ?? IMAGOECONO­MICA ?? Sabino Cassese. Giurista
IMAGOECONO­MICA Sabino Cassese. Giurista

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy