Le due facce del sorpasso annunciato della Meloni
Senza dubbio ha il vento a favore. Grazie anche alla crisi di leadership di Salvini e al vantaggio di stare all’opposizione, la Meloni riesce a compiere quel sorpasso finora annunciato solo nei sondaggi. Ora però, con le conferme, arriva il bello e pure il brutto. Nel senso che una volta acquisito un risultato bisogna metterlo a reddito e per la leader di FdI la prima sfida saranno le regionali in Sicilia e la trattativa sulle liste per i collegi. Si sa che Musumeci è il candidato Governatore di Fratelli d’Italia, si sa che dall’altro lato dello schieramento c’è un muro. E si sa pure che sui collegi, gli accordi con Forza Italia e soprattutto con la Lega non saranno semplici. La Meloni però non potrà mollare la presa. Se il vento che le spira a favore non verrà usato per massimizzare la presenza sui territori sarà un po’ un’occasione persa. A maggior ragione dopo un risultato che la premia anche a Nord dove la presenza del suo partito è sempre stata scarsa.
Il primum vivere è quindi non perdere il treno delle prossime politiche per mettere a segno un successo che le consegni un ruolo decisivo nella partita per il prossimo governo, quale che sia. Sia che vinca la destra sia che il risultato non sia chiaro e si aprano trattative come quelle viste in queste ultime due legislature. C’è però il lato meno bello e più rischioso del suo sorpasso. Perché tra i punti deboli non c’è solo quello della classe dirigente ma di dover affermare una sua supremazia senza sbilanciare troppo la coalizione rendendola litigiosa e poco credibile. E farsi accettare è tutt’altro che facile. C’è chi nella Lega pensa che sia meglio perdere le politiche che essere subalterni a Meloni e remerà contro, usando le tensioni con FdI in chiave antiSalvini. Così come una larga parte di Forza Italia rifiuta una visione inclinata a destra e un pezzo che già era in viaggio verso il centro, potrebbe trovare una spinta in più per andarsene.
Questo è il lato scuro del suo sorpasso, i contraccolpi sulla coalizione di cui, tra l’altro, si è occupata poco, impegnata solo nella sua scalata. Una scalata che in parte dipende dalla coerenza ma dall’altra è frutto di contingenze. In primo luogo la crisi di Salvini che pure a sua volta, anni fa, ha beneficiato della crisi di Berlusconi; in secondo luogo il fatto di essere sempre stata all’opposizione da quando è leader. Si è scelta la parte più semplice, quella con cui si vince facile, visto che in questi anni i problemi sono stati enormi e difficilmente ne sarebbe uscita vincente facendo parte di un Esecutivo. Ha avuto lo scudo protettivo di chi non è responsabile delle scelte, uno scudo che cade se si accetta la sfida di governo.