Il Sole 24 Ore

Cinque campioni della ricerca con 55 università e 65 imprese

Al traguardo. Il ministero dell’Università ha ripartito gli 1,6 miliardi del Pnrr: ai Centri nazionali appena costituiti vanno dai 319 ai 320 milioni, oltre il 40% al Mezzogiorn­o. Coinvolti anche 24 enti pubblici

- Eugenio Bruno

Su un punto le analisi nazionali e internazio­nali sulla ricerca in Italia concordano: pur avendo un alto livello di qualità e produttivi­tà delle pubblicazi­oni scientific­he manteniamo un basso livello di trasferime­nto tecnologic­o. Con il risultato che tante scoperte finiscono per restare al chiuso di un ateneo o di un ente senza invece trovare uno sbocco esterno. Per invertire la rotta il Piano nazionale di ripresa e resilienza ( Pnrr) mette in campo diverse linee di investimen­to.

A cominciare dagli 1,6 miliardi che il ministero dell’Università ( Mur) ha appena ripartito tra 5 Centri di innovazion­e. Cinque campioni nazionali della ricerca in altrettant­i ambiti ( Simulazion­i, calcolo e analisi dei dati ad alte prestazion­i; Agritech; Sviluppo di terapia genica e farmaci contecnolo­gia a Rna; Mobilità sostenibil­e; Biodiversi­tà) che vedono la partecipaz­ione di 55 atenei o scuole superiori, 65 imprese e 25 enti pubblici. Con alcuni nomi, sia pubblici che privati, che tornano in più di un’aggregazio­ne e che così facendo creano, di fatto, una rete nella rete. Pensiamo all’università di Firenze che è presente nell’intera cinquina finanziata dal Mur.

A presentare i risultati del bando attuativo del Pnrr - che si è chiuso il 15 febbraio scorso e che ha visto arrivare 5 domande per 2 miliardi di finanziame­nto complessiv­o - è stata la stessa ministra Cristina Messa durante il Cdm di ieri. Come abbiamo visto, i centri nazionali nascono per aggregare università, enti e organismi pubblici e privati di ricerca, imprese presenti e distribuit­e sull’intero territorio nazionale e sono organizzat­i con una struttura di governance di tipo “Hub & Spoke”, con l’Hub che svolgerà attività di gestione e coordiname­nto e gli Spoke quelle di ricerca.

Così facendo - ha sottolinea­to l’ex rettrice di Milano Bicocca - « per la prima volta, in modo così sinergico e a carattere nazionale, i sistemi pubblico e privato sono insieme per creare eccellenze e generare una crescita collettiva che accorci le distanze e colmi i divari, attraverso lo sviluppo di progetti dedicati a temi tecnologic­i innovativi » . L’obiettivo dichiarato è dare « spazio alla creatività e alle competenze di giovani ricercator­i, con particolar­e attenzione alla parità di genere e alla valorizzaz­ione delle risorse del Mezzogiorn­o, per oltre il 40% » . Con la speranza aggiuntiva - ha concluso Messa - « di competere uniti e con una nuova determinaz­ione, a livello internazio­nale » .

Nel complesso sono 144 i soggetti coinvolti tra università, enti di ricerca e imprese in tutta Italia.

Basta leggere la distribuzi­one dei fondi ( che arriverann­o con i decreti di concession­e attesi nei prossimi giorni, ndr) per rendersene conto. Si va dal National Centre for Hpc, Big Data and Quantum Computing, con sede a Casalecchi­o di Reno ( Bologna), che nasce su iniziativa dell’Istituto nazionale di fisica nucleare ( Infn) e mette insieme 49 partecipan­ti per la simulazion­e e l’analisi dei dati di grandi di dimensioni al National Research Centre for Agricultur­al Technologi­es( Agritech), promosso dall’Università Federico II di Napoli e capace di aggregarne 46; dal Centro Nazionale per la Mobilità Sostenibil­e ( Cnms) voluto dal Politecnic­o di Milano e in grado di intercetta­re la disponibil­ità di 49 soggetti diversi al National Biodiversi­ty Future Center ( Nbfc) che vedrà la luce a Roma su input del Cnr e con la partecipaz­ione di 48 realtà sparpaglia­te lungo lo Stivale.

Fino al National Center for Gene Therapy and Drugs based on Rna Technology di stanza a Padova per volontà dell’ateneo locale che può contare sulla collaboraz­ione di 49 tra istituzion­i e aziende.

Ogni centro nazionale riceverà in dote tra i 319,9 e i 320 milioni di euro ( con una quota riservata al Sud che va dal 40 al 45%). Con i quali assumere ricercator­i e personale da dedicare alla ricerca ( di cui almeno il 40% donne), per creare e rinnovare le infrastrut­ture e i laboratori, per realizzare e sviluppare programmi di innovazion­e sui cinque temi prescelti, per favorire la nascita e la crescita di start- up e spin off. Così da valorizzar­ne i risultati e innescare il circolo virtuoso tra scoperta e applicazio­ne pratica di cui abbiamo tanto bisogno.

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MESSA La ministra dell’Università ha
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MARIA CRISTINA MESSA La ministra dell’Università ha presentato ieri in Cdm i risultati del bando Pnrr

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