« Riforma, coinvolgere i commercialisti »
Coinvolgere i commercialisti nel cammino per l’attuazione della delega fiscale. Questa l’indicazione arrivata dal presidente dei dottori commercialisti, Elbano de Nuccio, nella tavola rotonda sui temi caldi del Fisco, moderata dal direttore del Sole 24 Ore, Fabio Tamburini, che si è svolta durante Telefisco.
De Nuccio, nel condividere gli “auspici” alla base della delega, e cioè riduzione della pressione fiscale, semplificazione e incremento della lotta all’evasione, sospende il giudizio in attesa dei decreti attuativi. E per la loro stesura chiede alla vice ministra dell’Economia, Laura Castelli, di coinvolgere nei tavoli tecnici ministeriali chi quelle norme le dovrà applicare, e cioè i commercialisti. Sottolinea, però, la necessità di intervenire subito con una riforma fiscale strutturata e organica così da garantire l’equità orizzontale, e fare in modo che i contribuenti a parità di reddito paghino le stesse imposte. In merito alle semplificazioni per de Nuccio è una priorità ridefinire il calendario fiscale, per esempio come è stato fatto per la dichiarazione sugli aiuti Covid, e riordinare un sistema tributario che non è più sostenibile, né per le Entrate né per i professionisti. « Dal 1970 ad oggi – racconta de Nuccio – i codici tributari hanno subito oltre 1.300 modifiche, una stratificazione di norme che ha realizzato un comparto normativo quasi elefantiaco » . Una complessità in cui si annidano atteggiamenti e comportamenti elusivi ed evasivi che mettono spesso in conflitto i professionisti rispetto all’amministrazione finanziaria.
Sulla tassazione delle rendite immobiliari per de Nuccio esiste la necessità, sul piano tecnico, di adeguare i valori, e di avere una mappatura organica del patrimonio immobiliare. Ma oltre a chiarire, come è stato fatto, che la “nuova” rendita non diventi lo strumento per la determinazione automatica della base imponibile per le imposte sui fabbricati sarebbe opportuno, secondo il numero uno dei commercialisti, chiarire che la nuova rendita non debba essere utilizzata dall’agenzia delle Entrate nel momento dell’accertamento, per andare a determinare il valore venale del bene.