Via libera al nuovo Csm Nomine più trasparenti
Niente porte girevoli fra politica e magistratura Solo un passaggio giudice- pm
Via libera del Senato alla legge di riforma del Csm e dell’ordinamento giudiziario. Con una serie di novità di grande rilievo: arrivano regole pià trasparenti per le nomine, stop alle porte girevoli fra politica e magistratura, nuovo sistema elettorale e un solo passaggio da giudice a pm.
Ringrazia tutti Marta Cartabia, dopo avere incassato il voto del Senato ( 173 voti a favore, 37 contrari, 16 astenuti), che approva definitivamente la legge di riforma di Csm e ordinamento giudiziario. Dalle forze politiche per l’ « impegno costruttivo » al ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà, « che si è speso moltissimo per permetterci di giungere a questa votazione finale » , ai sottosegretari, « contributo convinto e determinato » , all’ufficio legislativo, « supporto professionale imprescindibile » . Perché, sottolinea in Aula la ministra, « l’approvazione di questa legge, il terzo grande pilastro delle riforme della giustizia vòlte a rinsaldare la fiducia dei cittadini nell’amministrazione della Giustizia, consentirà che l’imminente rinnovo del Consiglio superiore della magistratura si svolga con nuove regole affinché questa istituzione, presidio costituzionale e imprescindibile dei principi dell’autonomia e dell’indipendenza dell’ordine giudiziario, principi irrinunciabili, possa - per riprendere proprio le parole del presidente Mattarella - svolgere appieno la funzione che gli è propria, valorizzando le indiscusse alte professionalità su cui la magistratura può contare » .
Soddisfazione comprensibile quella di Cartabia, dopo che l’ultimo blitz della Lega, il voto segreto su un emendamento che riproduceva il quesito referendario sulla custodia cautelare, si era infranto poche ore prima. Si chiude così una partita il cui fischio d’inizio risale ormai a tre anni, quando l’allora ministro Alfonso Bonafede, depositò in Parlamento la sua proposta di intervento, nell’estate del 2019, contraddistinta dal deflagrare del “caso Palamara” e dalle sue ricadute che poi hanno via via reso sempre più incerta la credibilità della magistratura e urgente, come sottolineato più volte anche dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ( che peraltro ne aveva fatto uno dei cardini dell’intervento in Parlamento in occasione della rielezione), l’approvazione di una riforma ordinamentale.
Cartabia ha ereditato così il testo e i temi, mettendo prima al lavoro una commissione di studio presieduta dal costituzionalista Massimo Luciani, decidendo però successivamente di adottare solo alcuni dei contenuti suggeriti.
E quanto ai contenuti, la legge approvata ieri tocca tutta una serie di criticità dalle nomine dei vertici degli uffici giudiziari, da affrontare in ordine cronologico e con audizione dei candidati e incompatibilità tra consiglieri appartenenti alla commissione nomine e alla commissione disciplinare, alle elezioni, si introduce un sistema misto maggioritario- proporzionale, le “porte girevoli” politicamagistratura, nel segno della massima intransigenza tra esperienza politica e rientro in tribunale, al passaggio di funzioni tra giudici e pm ( e viceversa), uno solo da esercitare entro 10 anni dall’assegnazione della prima sede, ai fuori ruolo, il cui numero sarà ridotto e per 7 anni al massimo.
Solo « ritocchi » per Giulia Bongiorno senatrice della Lega « in attesa di una riforma costituzionale che sarebbe stata possibile » ; il coronamento di una stagione di riforme importanti e incisive per i dem Alfredo Bazoli, capogruppo Pd in commissione Giustizia alla Camera, e Walter Verini, relatore a Montecitorio, mentre la responsabile Giustizia Anna Rossomando attacca ancora la Lega per avere fatto rischiare l’affossamento della legge. E per David Ermini, vicepresidente Csm, si tratta di un « buon compromesso » che rende possibile il rinnovo del Csm con le nuove regole ( verosimilmente a settembre, ndr).