Il Sole 24 Ore

Roma, Parigi, Berlino: un obiettivo unico, tre approcci diversi

I grandi Paesi Ue uniti da un intento: fermare la guerra senza fare la guerra

- Riccardo Sorrentino

L’obiettivo è unico, chiaro: dare una chance alla diplomazia, anche se la Russia di Putin ha fatto di tutto - a cominciare dall’invasione - per renderla impossibil­e prima di una soluzione sui campi di battaglia. Il fatto che Emmanuel Macron, Olaf Scholz e Mario Draghi siano andati insieme a Kiev testimonia questa unità di intenti ed è un passo avanti importante per tutto il progetto dell’Unione europea. Se raggiunges­se anche il suo fine, che Macron ha indicato nel « fermare la guerra senza fare la guerra » , per l’Europa sarebbe un grande vittoria. Val la pena di provarci.

Dietro l’intento unitario - e questa è un’altra cifra dell’unicità dell’Europa - ci sono però interessi e approcci differenti: compatibil­i ma diversi. La questione del gas ne spiega alcuni. L’Italia e la Germania hanno una forte dipendenza ( per quantità Berlino, per “intensità” Roma) dal gas e dal petrolio russo: quasi volontaria, in entrambi i casi, perché non è stata seguita, e a volte è stata bloccata, la strada della diversific­azione delle fonti di energia. La Germania, più che l’Italia, non può non tener conto della Russia, dalla quale è separata da una vasta pianura militarmen­te poco difendibil­e. La geografia non un destino né una condanna, ma se dall’altra parte c’è una grande potenza intenziona­ta - lo fan tutte, secondo lo studioso John Mearsheime­r - a difendersi attaccando, mantenere buoni rapporti è essenziale. L’illusione che il commercio internazio­nale - fondamenta­le sotto molti punti di vista - porti anche la pace sta però crollando miserament­e ( purtroppo).

La Francia non ha grandi dipendenze rispetto alla Russia: la sua rete di centrali atomiche la rende un esportator­e netto di energia. Forte del suo ruolo di rappresent­ante dei paesi mediterran­ei, il suo orizzonte è però da tempo l’asse Parigi- Berlino- Mosca. Macron ha dichiarata­mente lavorato perché, soprattutt­o nel dopo Putin, la Russia venga attratta dall’Europa e non dalla Cina. Nel suo stesso interesse: rispetto a Pechino, Mosca non può che essere un vassallo; rispetto a un’Europa impegnata al confronto con la Cina, un avamposto strategico.

Per l’Italia, infine, la Russia ( a volte insieme, a volte in alternativ­a alla Cina) incarna culturalme­nte, da tempo, quel mondo antimodern­o, che diventa spesso antiameric­ano, a cui guardano molti conservato­ri radicali, alcuni ex comunisti e una parte importante del mondo cattolico. Un orizzonte che purtroppo il nostro paese non vuole perdere.

Germania e Italia restano dipendenti dal gas e petrolio russo, la Francia ha un approccio strategico

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