Roma, Parigi, Berlino: un obiettivo unico, tre approcci diversi
I grandi Paesi Ue uniti da un intento: fermare la guerra senza fare la guerra
L’obiettivo è unico, chiaro: dare una chance alla diplomazia, anche se la Russia di Putin ha fatto di tutto - a cominciare dall’invasione - per renderla impossibile prima di una soluzione sui campi di battaglia. Il fatto che Emmanuel Macron, Olaf Scholz e Mario Draghi siano andati insieme a Kiev testimonia questa unità di intenti ed è un passo avanti importante per tutto il progetto dell’Unione europea. Se raggiungesse anche il suo fine, che Macron ha indicato nel « fermare la guerra senza fare la guerra » , per l’Europa sarebbe un grande vittoria. Val la pena di provarci.
Dietro l’intento unitario - e questa è un’altra cifra dell’unicità dell’Europa - ci sono però interessi e approcci differenti: compatibili ma diversi. La questione del gas ne spiega alcuni. L’Italia e la Germania hanno una forte dipendenza ( per quantità Berlino, per “intensità” Roma) dal gas e dal petrolio russo: quasi volontaria, in entrambi i casi, perché non è stata seguita, e a volte è stata bloccata, la strada della diversificazione delle fonti di energia. La Germania, più che l’Italia, non può non tener conto della Russia, dalla quale è separata da una vasta pianura militarmente poco difendibile. La geografia non un destino né una condanna, ma se dall’altra parte c’è una grande potenza intenzionata - lo fan tutte, secondo lo studioso John Mearsheimer - a difendersi attaccando, mantenere buoni rapporti è essenziale. L’illusione che il commercio internazionale - fondamentale sotto molti punti di vista - porti anche la pace sta però crollando miseramente ( purtroppo).
La Francia non ha grandi dipendenze rispetto alla Russia: la sua rete di centrali atomiche la rende un esportatore netto di energia. Forte del suo ruolo di rappresentante dei paesi mediterranei, il suo orizzonte è però da tempo l’asse Parigi- Berlino- Mosca. Macron ha dichiaratamente lavorato perché, soprattutto nel dopo Putin, la Russia venga attratta dall’Europa e non dalla Cina. Nel suo stesso interesse: rispetto a Pechino, Mosca non può che essere un vassallo; rispetto a un’Europa impegnata al confronto con la Cina, un avamposto strategico.
Per l’Italia, infine, la Russia ( a volte insieme, a volte in alternativa alla Cina) incarna culturalmente, da tempo, quel mondo antimoderno, che diventa spesso antiamericano, a cui guardano molti conservatori radicali, alcuni ex comunisti e una parte importante del mondo cattolico. Un orizzonte che purtroppo il nostro paese non vuole perdere.
Germania e Italia restano dipendenti dal gas e petrolio russo, la Francia ha un approccio strategico