Crisi d’impresa, commercialisti contro la stretta sull’albo curatori
Il presidente nazionale de Nuccio in pressing sulla Giustizia
Troppo rigido il riferimento esclusivo agli incarichi precedenti per i primi inserimenti nell’albo di curatori, ( cioè l’albo dei soggetti incaricati delle funzioni di gestione e controllo nelle procedure disciplinate nel Codice della crisi).
Rischiano di essere penalizzati professionisti competenti e giovani. Così il presidente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti Elbano de Nuccio ha scritto alla ministra della Giustizia Marta Cartabia, al sottosegretario Francesco Paolo Sisto e alla presidente della commissione per la revisione del Codice della crisi Ilaria Pagni.
Per de Nuccio « Il riferimento esclusivo, ai fini del primo popolamento dell'albo, agli incarichi già ricevuti rischia di creare un cortocircuito, perché i soggetti che verrebbero incaricati sarebbero solo quelli che già hanno ricevuto incarichi solo negli ultimi anni, e ciò penalizzerebbe chi ha esperienze in corso, il cui incarico risale a qualche anno prima, ma soprattutto i più giovani e tutti coloro che, nell’attesa dell’attuazione del percorso formativo ministeriale, hanno comunque assolto ad obblighi formativi nella materia della ristrutturazione aziendale e della crisi d’impresa »
In questa prospettiva, propone allora il presidente dei dottori commercialisti « pare dunque indispensabile che il primo popolamento dell’Albo valorizzi, per chi non può contare sul numero degli incarichi, la specifica competenza risultante da evidenze oggettive, quali pubblicazioni su riviste scientifiche, relazioni a convegni di riconosciuto livello, docenza a corsi di formazione sul Codice della Crisi di Impresa e della Insolvenza tenuti dagli Ordini o dalle Università, oppure la già avvenuta frequenza dei medesimi corsi di formazione » .
Per il vertice professionale un errore limitare l’accesso a chi ha competenze aziendalistiche