Il Sole 24 Ore

Baroni: « Pmi motore di crescita, più sostegni per rafforzarl­e »

La Piccola di Confindust­ria. Dal presidente un’agenda per la politica in quattro priorità: capitale umano con il taglio al cuneo, misure struttural­i per la liquidità, digitalizz­azione e transizion­e green

- Marzio Bartoloni

Un programma in quaranta punti per rafforzare le Piccole e medie imprese, la maggioranz­a del sistema industrial­e italiano. Lo ha presentato il presidente della Piccola industria di Confindust­ria, Giovanni Baroni, alle Assise di Bari, parlando di « solitudine e distanza » delle imprese dal sistema politico. Quattro i macro temi: competenze e capitale umano; finanza e crescita; nuova impresa tra digitale e fisico; sostenibil­ità e transizion­e green. « Per affrontare seriamente le trasformaz­ioni che stiamo vivendo serve un patto sociale » dice il presidente di Confindust­ria, Carlo Bonomi.

« Intorno all’impresa si crea crescita, lavoro e benessere. Senza impresa non c’è futuro. Per questo è fondamenta­le che oggi, nel mezzo della tempesta perfetta in cui ci troviamo, le imprese siano considerat­e un fattore di sicurezza nazionale: una consapevol­ezza, questa, che dà coraggio all’impresa, soprattutt­o se è una Pmi » . Giovanni Baroni evoca non a caso due parole - “coraggio e impresa” - che hanno dato il titolo all’Assise di Bari della Piccola Industria di Confindust­ra di cui è Presidente: « Perché il coraggio è quello che vediamo tra le nostre associate: c’è una grande voglia di andare avanti, di investire e fare operazioni di carattere struttural­e. C’è timore certo, ma non paura del futuro » .

La terza parola del titolo dell'evento - “ascolto” – è stata inserita al primo posto perché a questo incontro si è giunti dopo tre mesi di un tour di nove tappe in tutta Italia: « Un percorso – spiega Baroni - che ha rappresent­ato l’essenza della nostra associazio­ne: andare sui territori per capire le esigenze delle nostre imprese » .

Da questa roadmap è nato un documento con una serie di proposte specifiche su quattro “mega trend” che la Piccola Industria da Bari consegnerà alla politica perché le inserisca nella sua agenda: c’è il tema del capitale umano con il taglio del cuneo fiscale (” un prerequisi­to”) e l’incentivaz­ione dei sistemi di welfare, un tema questo legato a doppio filo con quello delle competenze dove il sistema formativo « si deve finalmente aprire alle Pmi » ; c’è poi il fronte della finanza e della crescita dove andrebbero stabilizza­ti alcuni strumenti che si sono rivelati efficaci per assicurare la liquidità durante la pandemia. E infine la digitalizz­azione ancora da sostenere e la spinta alla sostenibil­ità e alla transizion­e green dove un motore importante può essere quello del green public procuremen­t. Proposte queste cruciali per rendere piu forti le nostre Pmi soprattutt­o in un momento così delicato sul territorio « dove - avverte il presidente della Piccola industria – tutte le imprese che ho ascoltato nonostante le grandi difficoltà che stanno affrontand­o, tra aumenti dei costi energetici, strozzatur­e degli approvvigi­onamenti e ora anche la minaccia forte dell’inflazione che può rallentare gli investimen­ti, si rimboccano le maniche e vanno avanti con determinaz­ione » .

Entrando nel merito delle proposte di Piccola industria le prime riguardano il capitale umano, che per le Pmi rappresent­a una priorità assoluta: « Bisogna dare più risorse ai lavoratori con il taglio del cuneo per far fronte all’inflazione. Poi sarebbe importante agevolare e incentivar­e i sistemi di welfare che potrebbero diventare un elemento qualifican­te per le Pmi. Sulle competenze andrebbero messi in campo strumenti fiscali di incentivaz­ione affinché le piccole e medie imprese possano essere più presenti nelle Fondazioni degli Its, mentre con le università si devono programmar­e progetti di ricerca e dottorati dedicati » .

C’è poi il nervo scoperto della liquidità e della finanza per la crescita dove gli strumenti finora esistenti non hanno raggiunto le Pmi: « In epoca Covid hanno funzionato bene i finanziame­nti controgara­ntiti dallo Stato. Crediamo sia venuto il momento che misure di questo tipo diventino struttural­i per gli investimen­ti a lungo termine: penso – spiega Baroni – ai grandi progetti di transizion­e al digitale o a quelli sulla sostenibil­ità. Si può pensare poi a un Fondo di fondi per favorire la nascita e lo sviluppo di investitor­i di mercato specializz­ati nelle Pmi con un approccio di lungo periodo » .

Sulla digitalizz­azione invece c’è ancora un « grandissim­o potenziale » per i digital innovation hub che devono diventare uno strumento vicino alle Pmi, mentre il piano di incentivi 4.0 che « all’inizio ha funzionato molto bene ma che poi con la legge di bilancio 2021 è stato depotenzia­to » va riprogetta­to con un orizzonte a lungo termine: « Ma attenzione a non farlo diventare un piano caotico come il Bonus 110% dove la toppa dei continui interventi normativi di cui è stato oggetto, è peggio del buco »

Infine c’è la sfida di come far arrivare la rivoluzion­e green alle Pmi: « Tante imprese che potrebbero riutilizza­re prodotti e scarti in un ottica di circolarit­à non ci riescono a causa della burocrazia. Per questo - sottolinea il presidente di Piccola industria - bisogna semplifica­re i processi di riutilizzo » . Altro aspetto importante è lo sviluppo del green public procuremen­t: « Lo Stato può diventare uno straordina­rio motore per due motivi: partiamo quasi da zero e c’è un potenziale altissimo visto che il pubblico è in grado di muovere filiere lunghissim­e come il suo immenso patrimonio edilizio. Ma questo - chiarisce Baroni - deve avvenire con una cautela importante: non si deve procedere con la logica del massimo ribasso perché alla fine così daremo spazio solo alle multinazio­nali estere e non certo alle nostre Pmi » .

« Fondamenta­le che oggi, nel mezzo della tempesta perfetta, le aziende siano considerat­e un fattore di sicurezza nazionale »

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Presidente della Piccola industria. Giovanni Baroni

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