Baroni: « Pmi motore di crescita, più sostegni per rafforzarle »
La Piccola di Confindustria. Dal presidente un’agenda per la politica in quattro priorità: capitale umano con il taglio al cuneo, misure strutturali per la liquidità, digitalizzazione e transizione green
Un programma in quaranta punti per rafforzare le Piccole e medie imprese, la maggioranza del sistema industriale italiano. Lo ha presentato il presidente della Piccola industria di Confindustria, Giovanni Baroni, alle Assise di Bari, parlando di « solitudine e distanza » delle imprese dal sistema politico. Quattro i macro temi: competenze e capitale umano; finanza e crescita; nuova impresa tra digitale e fisico; sostenibilità e transizione green. « Per affrontare seriamente le trasformazioni che stiamo vivendo serve un patto sociale » dice il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi.
« Intorno all’impresa si crea crescita, lavoro e benessere. Senza impresa non c’è futuro. Per questo è fondamentale che oggi, nel mezzo della tempesta perfetta in cui ci troviamo, le imprese siano considerate un fattore di sicurezza nazionale: una consapevolezza, questa, che dà coraggio all’impresa, soprattutto se è una Pmi » . Giovanni Baroni evoca non a caso due parole - “coraggio e impresa” - che hanno dato il titolo all’Assise di Bari della Piccola Industria di Confindustra di cui è Presidente: « Perché il coraggio è quello che vediamo tra le nostre associate: c’è una grande voglia di andare avanti, di investire e fare operazioni di carattere strutturale. C’è timore certo, ma non paura del futuro » .
La terza parola del titolo dell'evento - “ascolto” – è stata inserita al primo posto perché a questo incontro si è giunti dopo tre mesi di un tour di nove tappe in tutta Italia: « Un percorso – spiega Baroni - che ha rappresentato l’essenza della nostra associazione: andare sui territori per capire le esigenze delle nostre imprese » .
Da questa roadmap è nato un documento con una serie di proposte specifiche su quattro “mega trend” che la Piccola Industria da Bari consegnerà alla politica perché le inserisca nella sua agenda: c’è il tema del capitale umano con il taglio del cuneo fiscale (” un prerequisito”) e l’incentivazione dei sistemi di welfare, un tema questo legato a doppio filo con quello delle competenze dove il sistema formativo « si deve finalmente aprire alle Pmi » ; c’è poi il fronte della finanza e della crescita dove andrebbero stabilizzati alcuni strumenti che si sono rivelati efficaci per assicurare la liquidità durante la pandemia. E infine la digitalizzazione ancora da sostenere e la spinta alla sostenibilità e alla transizione green dove un motore importante può essere quello del green public procurement. Proposte queste cruciali per rendere piu forti le nostre Pmi soprattutto in un momento così delicato sul territorio « dove - avverte il presidente della Piccola industria – tutte le imprese che ho ascoltato nonostante le grandi difficoltà che stanno affrontando, tra aumenti dei costi energetici, strozzature degli approvvigionamenti e ora anche la minaccia forte dell’inflazione che può rallentare gli investimenti, si rimboccano le maniche e vanno avanti con determinazione » .
Entrando nel merito delle proposte di Piccola industria le prime riguardano il capitale umano, che per le Pmi rappresenta una priorità assoluta: « Bisogna dare più risorse ai lavoratori con il taglio del cuneo per far fronte all’inflazione. Poi sarebbe importante agevolare e incentivare i sistemi di welfare che potrebbero diventare un elemento qualificante per le Pmi. Sulle competenze andrebbero messi in campo strumenti fiscali di incentivazione affinché le piccole e medie imprese possano essere più presenti nelle Fondazioni degli Its, mentre con le università si devono programmare progetti di ricerca e dottorati dedicati » .
C’è poi il nervo scoperto della liquidità e della finanza per la crescita dove gli strumenti finora esistenti non hanno raggiunto le Pmi: « In epoca Covid hanno funzionato bene i finanziamenti controgarantiti dallo Stato. Crediamo sia venuto il momento che misure di questo tipo diventino strutturali per gli investimenti a lungo termine: penso – spiega Baroni – ai grandi progetti di transizione al digitale o a quelli sulla sostenibilità. Si può pensare poi a un Fondo di fondi per favorire la nascita e lo sviluppo di investitori di mercato specializzati nelle Pmi con un approccio di lungo periodo » .
Sulla digitalizzazione invece c’è ancora un « grandissimo potenziale » per i digital innovation hub che devono diventare uno strumento vicino alle Pmi, mentre il piano di incentivi 4.0 che « all’inizio ha funzionato molto bene ma che poi con la legge di bilancio 2021 è stato depotenziato » va riprogettato con un orizzonte a lungo termine: « Ma attenzione a non farlo diventare un piano caotico come il Bonus 110% dove la toppa dei continui interventi normativi di cui è stato oggetto, è peggio del buco »
Infine c’è la sfida di come far arrivare la rivoluzione green alle Pmi: « Tante imprese che potrebbero riutilizzare prodotti e scarti in un ottica di circolarità non ci riescono a causa della burocrazia. Per questo - sottolinea il presidente di Piccola industria - bisogna semplificare i processi di riutilizzo » . Altro aspetto importante è lo sviluppo del green public procurement: « Lo Stato può diventare uno straordinario motore per due motivi: partiamo quasi da zero e c’è un potenziale altissimo visto che il pubblico è in grado di muovere filiere lunghissime come il suo immenso patrimonio edilizio. Ma questo - chiarisce Baroni - deve avvenire con una cautela importante: non si deve procedere con la logica del massimo ribasso perché alla fine così daremo spazio solo alle multinazionali estere e non certo alle nostre Pmi » .
« Fondamentale che oggi, nel mezzo della tempesta perfetta, le aziende siano considerate un fattore di sicurezza nazionale »