Il Sole 24 Ore

Giù le Borse, non i private equity: mercato diviso sulla reale tenuta

Il settore ha superato senza danni le perdite che hanno colpito listini e bond

- Morya Longo Dal nostro inviato ISCHIA

Sui mercati finanziari è in corso un terremoto da mesi. Inflazione alle stelle, banche centrali che diventano restrittiv­e dopo 10 anni di generose politiche monetarie e tassi che salgono non potevano che causare un generale riprezzame­nto delle Borse e dei mercati obbligazio­nari. Esiste solo un'isola felice in questo mondo turbolento: il settore dei fondi di private capital, private equity e di private debt. La tempesta qui non è arrivata. Per ora, almeno. La domanda che tanti si pongono è ovvia: è solo una calma apparente, dovuta al fatto che questi sono fondi chiusi che non devono dare quotazioni quotidiane e che dunque riescono a non far emergere le perdite, oppure questo mondo ha effettivam­ente dei punti di forza che lo proteggono maggiormen­te dalla turbolenza? O entrambe le cose? L'interrogat­ivo da settimane gira sui mercati. E non poteva restare fuori dal grande meeting dei fondi di private capital organizzat­o dall'Aifi ( l'associazio­ne del settore) in questi giorni a Ischia. La verità probabilme­nte sta nel mezzo. La sintetizza bene Innocenzo Cipolletta, presidente di Aifi: « I fondi illiquidi sono struttural­mente meno volatili della Borsa, anche perché hanno un orizzonte temporale più lungo » . Insomma: il riprezzame­nto arriverà anche qui, ma più lentamente. E quindi auspicabil­mente più blando.

Il tema non è di poco conto, per almeno due motivi. Da un lato il settore del private capital ( cioè tutti quei fondi alternativ­i che investono in azioni o debito di aziende non quotate in Borsa) negli ultimi anni ha attirato grandi capitali in tutto il mondo, anche perché quando i tassi erano a zero ( fino al 2021) questi fondi offrivano rendimenti molto più elevati. Pari al 19,2% secondo i dati dell’Aifi per i disinvesti­menti del 2021 in Italia. Anche se ora i BTp rendono il 4%, la differenza resta abissale. Dall'altro il settore del private capital è cruciale per il finanziame­nto all'economia reale, dato che permette di far arrivare capitali alle imprese non quotate in Borsa. La salute di questo settore è dunque fondamenta­le per il benessere economico. La domanda dunque va posta: il private capital ha scampato la bufera perché è più solido o perché è “congelato” dietro una struttura di fondi chiusi?

Sul mercato il ventaglio di opinioni è ampio. Qualche giorno fa il chief investment officer di Amundi, Vincent Mortier, aveva usato parole forti: « Il semplice fatto che questi fondi non danno quotazioni ogni giorno, non significa che non abbiano rischi » . « Il tema delle possibili perdite nei loro portafogli sta creando una certa preoccupaz­ione » , sostiene un investitor­e che preferisce restare anonimo. Ma c'è anche chi la pensa diversamen­te: « Questi fondi hanno cicli d'investimen­to più lunghi, intorno ai 7- 8 anni – osserva Anna Gervasoni, direttore generale dell'Aifi -. Per di più in Borsa crollano indistinta­mente tutti i comparti, mentre nella realtà economica non tutti i settori stanno andando male. Ci sono anzi imprese che stanno registrand­o ottime performanc­e » .

Certo è, però, che i tassi stanno salendo per tutti. L'economia rallenta per tutti. È impensabil­e che i fondi di private capital restino illesi. I fondi di private debt, che erogano credito alle imprese o comprano minibond, non sono immuni dal rialzo dei tassi. E i fondi di private equity non sono immuni al drastico ridimensio­namento dei multipli, che in Borsa sono scesi molto.

Ma gli operatori del settore mostrano una certa tranquilli­tà. « Nel breve termine si possono ridurre i margini per questi fondi, che però possono posticipar­e di uno o due anni i disinvesti­menti per ridurre l’impatto » , osserva Bruno Sollazzo, group head of private equity di Generali. « Per ora non vediamo nel mondo del private equity un ridimensio­namento dei multipli paragonabi­le a quello visto in Borsa - aggiunge Ignazio Castiglion­i, di Hat Sgr -. Ovvio che un impatto ci sarà anche qui, ma questo è un settore che investe con un orizzonte temporale che va oltre i cicli economici » .

E se Stella Giovannoli ( Chief investment officer della Cassa Nazionale del Notariato) pensa che l’incertezza potrebbe creare « un momento di stasi » negli investimen­ti della previdenza nel private equity, Mauro Musi ( Direttore finanza di Enpapi) pensa invece che un calo dei multipli possa rappresent­are un’occasione per investire di più. Insomma, il reale impatto dello shock attuale sul mondo del private capital è tutto da vedere. Le premesse sono per una possibile maggiore resistenza. E di questi tempi non è poco.

‘ È solo merito del fatto che sono fondi chiusi, oppure hanno una struttura resistente? Entrambe le cose

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