Giù le Borse, non i private equity: mercato diviso sulla reale tenuta
Il settore ha superato senza danni le perdite che hanno colpito listini e bond
Sui mercati finanziari è in corso un terremoto da mesi. Inflazione alle stelle, banche centrali che diventano restrittive dopo 10 anni di generose politiche monetarie e tassi che salgono non potevano che causare un generale riprezzamento delle Borse e dei mercati obbligazionari. Esiste solo un'isola felice in questo mondo turbolento: il settore dei fondi di private capital, private equity e di private debt. La tempesta qui non è arrivata. Per ora, almeno. La domanda che tanti si pongono è ovvia: è solo una calma apparente, dovuta al fatto che questi sono fondi chiusi che non devono dare quotazioni quotidiane e che dunque riescono a non far emergere le perdite, oppure questo mondo ha effettivamente dei punti di forza che lo proteggono maggiormente dalla turbolenza? O entrambe le cose? L'interrogativo da settimane gira sui mercati. E non poteva restare fuori dal grande meeting dei fondi di private capital organizzato dall'Aifi ( l'associazione del settore) in questi giorni a Ischia. La verità probabilmente sta nel mezzo. La sintetizza bene Innocenzo Cipolletta, presidente di Aifi: « I fondi illiquidi sono strutturalmente meno volatili della Borsa, anche perché hanno un orizzonte temporale più lungo » . Insomma: il riprezzamento arriverà anche qui, ma più lentamente. E quindi auspicabilmente più blando.
Il tema non è di poco conto, per almeno due motivi. Da un lato il settore del private capital ( cioè tutti quei fondi alternativi che investono in azioni o debito di aziende non quotate in Borsa) negli ultimi anni ha attirato grandi capitali in tutto il mondo, anche perché quando i tassi erano a zero ( fino al 2021) questi fondi offrivano rendimenti molto più elevati. Pari al 19,2% secondo i dati dell’Aifi per i disinvestimenti del 2021 in Italia. Anche se ora i BTp rendono il 4%, la differenza resta abissale. Dall'altro il settore del private capital è cruciale per il finanziamento all'economia reale, dato che permette di far arrivare capitali alle imprese non quotate in Borsa. La salute di questo settore è dunque fondamentale per il benessere economico. La domanda dunque va posta: il private capital ha scampato la bufera perché è più solido o perché è “congelato” dietro una struttura di fondi chiusi?
Sul mercato il ventaglio di opinioni è ampio. Qualche giorno fa il chief investment officer di Amundi, Vincent Mortier, aveva usato parole forti: « Il semplice fatto che questi fondi non danno quotazioni ogni giorno, non significa che non abbiano rischi » . « Il tema delle possibili perdite nei loro portafogli sta creando una certa preoccupazione » , sostiene un investitore che preferisce restare anonimo. Ma c'è anche chi la pensa diversamente: « Questi fondi hanno cicli d'investimento più lunghi, intorno ai 7- 8 anni – osserva Anna Gervasoni, direttore generale dell'Aifi -. Per di più in Borsa crollano indistintamente tutti i comparti, mentre nella realtà economica non tutti i settori stanno andando male. Ci sono anzi imprese che stanno registrando ottime performance » .
Certo è, però, che i tassi stanno salendo per tutti. L'economia rallenta per tutti. È impensabile che i fondi di private capital restino illesi. I fondi di private debt, che erogano credito alle imprese o comprano minibond, non sono immuni dal rialzo dei tassi. E i fondi di private equity non sono immuni al drastico ridimensionamento dei multipli, che in Borsa sono scesi molto.
Ma gli operatori del settore mostrano una certa tranquillità. « Nel breve termine si possono ridurre i margini per questi fondi, che però possono posticipare di uno o due anni i disinvestimenti per ridurre l’impatto » , osserva Bruno Sollazzo, group head of private equity di Generali. « Per ora non vediamo nel mondo del private equity un ridimensionamento dei multipli paragonabile a quello visto in Borsa - aggiunge Ignazio Castiglioni, di Hat Sgr -. Ovvio che un impatto ci sarà anche qui, ma questo è un settore che investe con un orizzonte temporale che va oltre i cicli economici » .
E se Stella Giovannoli ( Chief investment officer della Cassa Nazionale del Notariato) pensa che l’incertezza potrebbe creare « un momento di stasi » negli investimenti della previdenza nel private equity, Mauro Musi ( Direttore finanza di Enpapi) pensa invece che un calo dei multipli possa rappresentare un’occasione per investire di più. Insomma, il reale impatto dello shock attuale sul mondo del private capital è tutto da vedere. Le premesse sono per una possibile maggiore resistenza. E di questi tempi non è poco.
‘ È solo merito del fatto che sono fondi chiusi, oppure hanno una struttura resistente? Entrambe le cose