Bonomi: credo ancora in un patto sociale per il rilancio del Paese
Confindustria. Il presidente: « L'idea lanciata da noi due anni fa resta la strada per affrontare le trasformazioni in atto, senza ci faremo male »
« Credo ancora in un patto sociale, in quello spirito » , per il rilancio del Paese. Perché, ha spiegato Carlo Bonomi, « dobbiamo avere l'ossessione della crescita » ; e l'Italia, a cominciare dall'attuazione del Pnrr fino ad arrivare alla gestione delle transizioni in atto, dal digitale all'energia, alla manifattura 4,0, solo per citarne alcune, « ha bisogno di visione » , di « interventi strutturali » , di « investimenti » , di « politiche industriali » .
Per Carlo Bonomi la guerra tra Russia e Ucraina ha solo accentuato le difficoltà che già si intravedevano da metà del 2021; e tutti ormai, dal CsC al Fmi, stanno rivedendo al ribasso le stime di crescita; ora perciò, più che mai, serve puntare dritto alla ripresa e iniziare a fare le riforme che l'Italia attende da tempo: « Due anni fa abbiamo lanciato l'invito a un patto sociale - ha ricordato il presidente di Confindustria, chiudendo ieri a Bari le Assise della Piccola Industria Confindustria, dialogando con la direttrice del Tg1 Rai, Monica Maggioni -. Perché ci rendevamo conto di cosa stava accadendo. Anche il premier Mario Draghi lo scorso settembre ha rilanciato il patto. Ecco, io credo ancora in quello spirito, ne sono convinto. Se noi vogliamo affrontare seriamente le trasformazioni che stiamo vivendo serve un patto sociale, agire insieme come Paese, altrimenti, ci faremo veramente male » .
Il punto essenziale è che si riconosca la strategicità dell'industria italiana ( « la manifattura va considerata leva essenziale della sicurezza nazionale » , ripete spesso Carlo Bonomi - lo abbiamo visto con il Covid quando le filiere di logistica, alimentare, chimico- farmaceutico, per fare degli esempi, hanno saputo dare risposte agli italiani, ndr).
Certo, oggi le difficoltà non mancano. A cominciare dall'energia « una eventuale interruzione del gas sarebbe un ulteriore colpo all'industria manifatturiera - ha detto Bonomi - in primis per le Pmi chiamate oggi a investire per rimanere competitive e con il credito che sta divenendo un problema. « Si è partiti che il problema energetico toccava di più le grandi imprese - ha sottolineato il leader degli industriali -. Si è quindi intervenuti sulle grandi aziende energivore, ma ci si è dimenticati delle Pmi » .
C'è poi l'inflazione che continua a correre ( ma se in Italia cresce meno rispetto ad altri paesi Ue è perché gli aumenti sono stati assorbiti proprio nelle filiere industriali, ndr). « Si tratta di un tema da tenere sotto controllo - ha evidenziato Bonomi -. Ma sono preoccupato perché si ritiene di intervenire solo per via monetaria. La soluzione non è alzare i tassi, non è quella la strada.
Dobbiamo invece intervenire strutturalmente sui problemi del nostro sistema ( incluso il trend demografico, da invertire rapidamente) e fare le riforme » ( fisco, politiche attive, concorrenza, solo per indicarne alcune). « Noi vogliamo diventare la prima manifattura d'Europa non restare la seconda - ha detto Bonomi, tra gli applausi della platea -. Il Paese sta perdendo il sogno, non si riesce più a ragionare nel merito » purtroppo prevale l'ideologia.
Sul salario minimo, ad esempio, il presidente di Confindustria, ha ribadito che tutti i contratti collettivi che rientrano nell'orbita di Confindustria prevedono minimi superiori ai 9 euro lordi l'ora ( il valore indicato nei principali progetti sul salario minimo presenti in Parlamento, ndr). Peraltro, la direttiva Ue non impone obblighi all'Italia; anzi, in Europa il sistema di contrattazione collettiva presente storicamente nel nostro Paese è apprezzato, ed è considerato un modello virtuoso da replicare. Il numero uno degli industriali ha poi ricordato come dei sette milioni di lavoratori con contratto da rinnovare appena 242.420 siano riferiti all'industria, mentre 3,4 milioni sono relativi ai servizi e oltre 2,8 milioni sono dipendenti pubblici ( quindi, il 40% dei lavoratori con Ccnl da rinnovare si trova nella Pa - « il problema è altrove, non da noi » , ha tagliato corto Bonomi).
Insomma, dobbiamo affrontare con serietà i problemi e aver chiari gli obiettivi. Come sul processo di pace, che auspichiamo arrivi presto, in Ucraina: « Possiamo tornare indietro negli anni a blocchi contrapposti - ha chiosato il presidente di Confindustria - o, ed è la soluzione che auspico, ridisegnare un nuovo ordine mondiale con il rafforzamento della libertà d'investimento e commercio e dell'accesso alle materie prime. E in questo processo l'Italia, paese trasformatore, può ( e deve) giocare un ruolo di primo piano » .
INDUSTRIA STRATEGICA
L’Italia ha bisogno di visione, di interventi strutturali, di investimenti, di politiche industriali
CARO BOLLETTE E PMI
Una eventuale interruzione del gas sarebbe un ulteriore colpo all’industria, in primis per le Pmi