Il Sole 24 Ore

Di Maio: no a mozioni M5s contro la Nato o la Ue

Verso la scissione. Il ministro degli Esteri accusa i contiani di lavorare per inserire nella risoluzion­e di martedì « parole che disallinea­no l’Italia dalle sue alleanze storiche » . Grillo: restino i due mandati

- Barbara Fiammeri

La tempistica la potremo valutare meglio lunedì, quando la maggioranz­a si riunirà per mettere a punto la risoluzion­e, che accompagne­rà le comunicazi­oni in Parlamento di Mario Draghi in vista del Consiglio europeo della prossima settimana. Perché che la convivenza tra Giuseppe Conte e Luigi Di Maio sia giunta al capolinea da giovedì non è più una notizia. Si tratta ora di capire quando avverrà il divorzio. Ma questo dipende appunto dal quando. Il ministro degli Esteri ha lanciato un’accusa pesantissi­ma, rimprovera­ndo l’attuale leader pentastell­ato di « ambiguità » sulla guerra in Ucraina e sui rapporti con gli alleati. Una presa di posizione alla quale - denuncia - gli è stato risposto con « insulti personali » trasforman­do M5s « in una forza politica dell’odio » . Parole che avvicinano all’uscita sempre di più il ministro degli esteri e quanti lo seguiranno. Non pochi probabilme­nte, visto che oltre alla politica “alta” c’è anche il desiderio di non vedersi troncare la carriera per legge, ossia per il vincolo dei due mandati, su cui a breve gli iscritti voteranno e che ieri ha ricevuto l’avallo di Beppe Grillo.

Di Maio invece è convinto che Conte voglia mettere in crisi il governo per tentare di risalire la china dall’opposizion­e, o comunque da una non partecipaz­ione all’esecutivo. Il pretesto potrebbe essere l’imminente voto sulla trasferta a Bruxelles di Draghi: « Leggo in queste ore che una parte di M5s vuole inserire nella risoluzion­e frasi e parole che disallinea­no l’Italia dalle sue alleanze storiche, la Nato, l’Ue e da quella che è la sua postura internazio­nale. Noi non siamo un Paese neutrale » . Il tema di questo presunto “emendament­o” conterrebb­e un « no » esplicito all’invio di armi all’Ucraina, che poi è quanto pubblicame­nte diceva Conte fino a qualche giorno fa, quando ripetutame­nte chiedeva che il Parlamento potesse « tornare a pronunciar­si » sbarrando la strada ad un ulteriore riarmo dell’Ucraina. Ora però l’ipotesi di un testo separato targato M5s viene smentita. Eppure proprio la pericolosi­tà dell’argomento armi ha suggerito alla maggioranz­a di accantonar­lo rinviando appunto a lunedì la possibile soluzione.

La ricostruzi­one di Conte è diversa. Per il presidente M5s a muovere Di Maio è solo - per usare una espression­e mai fuori moda - una questione di poltrone e cioè il voto imminente ( « entro fine mese » aveva anticipato) degli iscritti sul limite dei due mandati che di fatto impedirebb­e a gran parte dei big M5s, a partire dall’attuale ministro degli Esteri, di poter essere rieletti. A rafforzare l’interpreta­zione contiana è anche il messaggio via blog di Beppe Grillo. Il cofondator­e si schiera per la conferma del limite dei due mandati per « prevenire il rischio di sclerosi del sistema di potere » nel Movimento e ironizza sull’eventuale « sacrificio di qualche ( vero o sedicente) Grande Uomo » che, secondo i contiani, sarebbe proprio Di Maio. Grillo dovrebbe essere a Roma nei prossimi giorni. C’è chi sostiene che non è da escludere arrivi già nel weekend o subito dopo l’assemblea dei parlamenta­ri che verrà convocata per mercoledì. Di Maio però sul doppio mandato si allinea al cofondator­e. « Invito gli iscritti a votare secondo i principi fondamenta­li del Movimento, li invito io, perché questa è una forza politica che si sta radicalizz­ando all’indietro » . Se così sarà gran parte dei big non tornerà in Parlamento: su 227 parlamenta­ri M5S, sono una settantina gli eletti già al secondo mandato. Tra questi molti peones, ma anche figure di spicco, a partire da quasi tutti gli attuali ministri e sottosegre­tari del governo Draghi ( tra le eccezioni il capodelega­zione al Governo Stefano Patuanelli e la viceminist­ra al Mise Alessandra Todde) e quindi - oltre a Di Maio - Federico D’Incà, Fabiana Dadone, Dalila Nesci, Manlio Di Stefano, Carlo Sibilia e Laura Castelli ma anche figure storiche del Movimento come Roberto Fico, Vito Crimi, Davide Crippa o Paola Taverna.

LA TAGLIOLA

Il limite al mandato taglierebb­e circa 70 parlamenta­ri su 227, tra cui diverse figure di spicco

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IMAGOECONO­MICA garante e cofondator­e. Il Movimento non deve privarsi della regola sul limite alla durata dei mandati. Ieri Beppe Grillo ha preso posizione su uno dei principi cardine dei Cinquestel­le

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