Milano, fashion week uomo al via
Con quasi 11 mila compratori Gli occupati aumentano a 88.236 anche grazie alla vendita al dettaglio
Nel 1° trimestre dell’anno nel capoluogo 12.152 aziende in leggero calo sul 2021
Da un lato i quasi 11mila compratori, di cui 4.200 stranieri, che da Pitti si trasferiranno quasi certamente a Milano. Dall’altro l’aumento dei costi, le difficoltà di approvvigionamento che minano la continuità della filiera. E la guerra in Ucraina che non accenna a finire. La fashion week dedicata alle collezioni uomo, un segmento da 9,4 miliardi di euro di fatturato 2021, è cominciata così, tra opportunità e sfide da affrontare come sistema.
« Le difficoltà di approvvigionamento persistono, il picco della crisi della logistica internazionale è dietro alle spalle, ma permangono le difficoltà, e si avverte la coda nella produzione di abbigliamento dei ritardi delle consegne internazionali – spiega Carlo Capasa, presidente di Camera Moda – . Per non perdere in competitività dobbiamo cercare di intervenire quanto meno sui costi dell’energia in maniera rilevante. Siamo in costante contatto con le istituzioni e il Governo per trovare delle soluzioni » . La fashion week è sicuramente un momento chiave quando si parla di mantenere competitivo il sistema. In primis per la visibilità internazionale: « Milano è una città centrale e capace di attirare e coinvolgere una sempre più ampia platea internazionale. Il respiro di Milano e la forza della nostra fashion week resta la ragione principale per cui sempre più brand scelgono di sfilare qui » , dice Capasa.
Il capoluogo lombardo si confermahub strategico, non solo una vetrina. Secondo i dati del Registro imprese relativi al primo trimestre 2022 a Milano ci sono 12.152 aziende che operano nel settore moda: il numero, nel complesso, è in calo rispetto a quello dello scorso anno quando le imprese erano 12.491. Cresce però il settore del design, che passa da 2.092 a 2.161 imprese. La moda a Milano dà lavoro a sempre più persone: il numero di addetti del comparto è salito a 88.236 persone, partendo dalle 85.502 del 1° trimestre 2021. Anche in questo caso a fare la differenza è il settore design, passato da 5.442 a 6.910 persone, insieme al commercio al dettaglio di abbigliamento con 43.753 addetti rispetto a 40.033 un anno fa.
L’incremento della forza lavoro nel canale retail riflette uno dei trend post pandemia: il ritorno allo shopping nei negozi, che si sta verificando non solo a Milano, ma su scala nazionale. Secondo le rilevazioni di Confindustria moda per Smi e concentrate sul comparto maschile, nel periodo marzo 2021- febbraio 2022, i diversi canali distributivi hanno registrato un rimbalzo: le catene, con una quota di mercato di oltre il 42%, hanno messo a segno un + 36,2%; la Gdo e la distribuzione indipendente hanno fatto ancora meglio: + 40,6% e + 56% . A perdere tono è stato l’e- commerce, che proprio durante la pandemia aveva conosciuto un’accelerazione decisiva: è l’unico canale ad aver recuperato e anzi superato del 2,6% i livelli 2019. Ha però ridotto la sua quota di mercato, attestandosi sul 9 per cento. « I dati di questa prima metà del 2022 testimoniano che il desiderio di moda e di socialità è tornato a pieno titolo nei comportamenti di acquisto in tutti i Paesi » , chiosa Capasa.
Il respiro internazionale di Milano è la ragione per cui sempre più brand scelgono di sfilare qui