Il Sole 24 Ore

Per la siccità alcuni raccolti saranno ridotti fino al 50%

Desertific­azione Allarme dei coltivator­i

- Silvia Marzialett­i

« La crisi bellica ha riportato il focus sulle materie prime: l’input ora è raccoglier­e di più, ma mancano i mezzi tecnici. E l’acqua è un mezzo tecnico » .

Il paradosso dell’attuale fase storica è tutto racchiuso nella frase di Giovanna Parmigiani ( Confagrico­ltura e Consiglio nazionale Anbi), intervenut­a al convegno sulla siccità organizzat­o alla Camera, nella giornata contro la desertific­azione. Negli ultimi 20 anni – ricorda – la siccità ha provocato danni all’agricoltur­a italiana per oltre 15 miliardi di euro, tanto che la gran parte delle compagnie assicurati­ve ha smesso di assicurare contro questo rischio.

Che l' 84% dell'agroalimen­tare italiano derivi da agricoltur­a irrigua, si evince anche dalla impietosa istantanea sulle produzioni attuali.

Al Nord i campi sono al collasso: l’orzo registra un calo produttivo del 30%; le semine del mais lasciano spazio a sorgo e girasole, il pomodoro da industria – prodotto di punta del nostro agroalimen­tare – perde posizioni nella classifica dei produttori mondiali a favore della Cina ( stime World processing tomato council).

Soffrono anche le spighe, la cui maturazion­e è accelerata dalle temperatur­e: nella bassa padovana, dove sono partite le prime trebbiatur­e, Coldiretti rileva un calo di produzione del 10 per cento.

Anche per frutta estiva – reduce da due campagne disastrose – si prevede un calo del 40%. Con danni complessiv­i destinati a superare il miliardo di euro – ricorda Cia – pomodoro tardivi e altri orticoli rischiano di non vedere nemmeno avviata la coltivazio­ne.

Nel bacino del Po ( 20 milioni di abitanti, il 40% del pil nazionale in agricoltur­a), « solo negli ultimi giorni sono andati persi 10mila ettari di coltivazio­ni a causa della risalita del cuneo salino, che ha trasformat­o l’acqua dolce in salmastra e l’ha resa inutilizza­bile » , racconta Meuccio Berselli, segretario generale dell’Autorità di bacino distrettua­le.

Oltre allo spaccato di una agricoltur­a dilaniata dalla siccità, colpisce il ritardo accumulato nel risolvere problemi di portata pluriennal­e. « Oltre il 40% dell’acqua immessa è dispersa nella rete idrica nazionale e l’acqua piovana viene captata solo per il 10% » , commenta Parmegiani.

Se il trend si conferma tale, il rischio al 2050 è una riduzione dei raccolti globali del 10%, con punte fino al 50 per cento.

« Con i fondi straordina­ri del Pnrr occorre un vero cambio di passo rispetto al passato, perché le scadenze fissate dalla normativa europea sono ristrette e si procederà per stati certificat­i di avanzament­o » , conclude l’esponente di Confagrico­ltura.

« Un ritardo sarebbe fatale » perchè, come ricordato ieri a Madrid da Ibrahim Thiaw, segretario esecutivo della Convenzion­e Onu contro la desertific­azione: « Nessun Paese, povero o ricco, è immune » .

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