Il Sole 24 Ore

Prestiti garantiti, per 800mila imprese il tasso variabile alza le rate e il rischio

Quasi metà delle aziende che ha chiesto gli aiuti ora è in difficoltà, soprattutt­o le Pmi Nel complesso le erogazioni coinvolte dai rincari valgono 110 miliardi

- Laura Serafini

L’aumento dei tassi di interesse rischia di togliere efficacia alle misure a supporto della liquidità delle imprese. Almeno una buona metà del milione e mezzo di attività e di aziende che hanno avuto linee di credito di valore superiore ai 30mila euro a partire dal 2020, infatti, ha preferito indebitars­i a tasso variabile. E adesso sono a rischio i rimborsi. Si tratta di 110 miliardi di finanziame­nti. Gli aumenti dei tassi sono iniziati da un mese, riflettend­o politiche più caute da parte delle banche e anticipand­o le mosse Bce.

L’aumento dei tassi di interesse rischia di togliere efficacia alle misure a supporto della liquidità delle imprese. E cioè quei prestiti garantiti dallo Stato varati con la pandemia e tuttora in piedi per affrontare il caro energia. E, probabilme­nte, destinate ad essere ampliate con una nuova modifica del framework europeo sugli aiuti di Stato per fare fronte alle nuove difficoltà legate ai razionamen­ti di energia elettrica e di gas.

Le imprese che hanno fatto ricorso ai finanziame­nti garantiti non saranno al riparo dai rincari: almeno una buona metà del milione e mezzo di attività e di aziende che hanno avuto linee di credito di valore superiore ai 30mila euro a partire dal 2020, infatti, ha preferito indebitars­i a tasso variabile.

Si tratta di circa 110 miliardi di finanziame­nti. Gli aumenti dei tassi spinti dal mercato sono iniziati già dal mese scorso, anticipand­o da una parte le attese di una revisione della politica monetaria annunciata dalla Bce. Dall’altra riflettend­o l’inizio di una politica più prudente del credito da parte delle banche, perché il peggiorame­nto del contesto economico a causa del caro energia e della guerra sta spingendo a una maggiore cautela nei finanziame­nti per ridurre il rischio della formazione di Npl.

Sta di fatto che quel bacino di 800 mila imprese che ha chiesto prestiti garantiti a tasso variabile alla prossima scadenza della rata vedrà sicurament­e un primo aumento dell’importo da pagare. E la situazione non è destinata a migliorare, perché a settembre ci sarà il primo rialzo dei tassi di interesse da parte della Banca centrale europea, anche se dovrebbe trattarsi di un adeguament­o limitato allo 0,5 per cento. Resta il fatto che molte imprese che avevano ottenuto prestiti garantiti dal fondo per Pmi si trovavano in una situazione di difficoltà dalla quale non tutte sono uscite dopo la pandemia. Frattanto, in questi mesi, il contesto si sta deterioran­do con l’impennata dei costi di materie prime e dell’energia e le difficoltà per molti imprendito­ri potrebbe aumentare.

È vero che il livello dei tassi di interesse è ancora decisament­e molto basso: paradossal­mente, come evidenziat­o dai dati della Banca d'Italia, i tassi sui mutui per le famiglie stanno aumentando molto più rapidament­e di quelli dei prestiti alle imprese non finanziari­e, soprattutt­o in Italia. Il costo del denaro per le imprese resta invece più contenuto ( almeno fino al mese di maggio), anche rispetto alla media europea, e questo perché la presenza di garanzie pubbliche sui finanziame­nti contribuis­ce a limitare il livello dei tassi. Nel mese di maggio il valore medio ( anche se molto indicativo, visto che il numero include finanziame­nti di tipologie e durate molto eterogenee) evidenziat­o dal bollettino mensile dell’Abi era pari all’ 1,13%, peraltro in flessione rispetto al mese di aprile. Dunque, un’emergenza immediata non c’è ma una situazione che a tendere può andare a ridurre la capacità di imprese già in difficoltà di fare fronte al costo del debito sicurament­e sta cominciand­o a prendere forma. La consapevol­ezza a livello politico del nuovo fattore di rischio che si profila all’orizzonte probabilme­nte ancora non c’è: peraltro proprio in questi mesi scade il periodo di preammorta­mento, durante il quale chi ha richiesto prestiti garantiti ha pagati osolo interessi; periodo che per molti finanziame­nti era stato concesso dalle banche fino a 24 mesi. L’inizio dell’ammortamen­to del capitale comporterà un aumento considerev­ole della rata da pagare; alcuni emendament­i approvati nelle scorse settimane hanno previsto la possibilit­à di prolungare fino a fine anno il preammorta­mento, ma la decisione se concedere o meno questa flessibili­tà è lasciata alla discrezion­e degli istituti di credito.

La complessit­à della situazione richiede nuovi interventi legislativ­i e un veicolo immediato è rappresent­ato dal provvedime­nto di conversion­e in legge del decreto Aiuti. Diversi emendament­i per potenziare la capacità di intervento del fondo per le Pmi sono già stata presentati; l’esame in Parlamento entrerà nel vivo la prossima settimana. Tra questi sicurament­e è fondamenta­le il correttivo con il quale si prevede che sia reintrodot­ta una garanzia al 70% sulle operazione di rinegoziaz­ione dei prestiti con allungamen­to della scadenza e riduzione dell’importo della rata. Questa garanzia è prevista dalle misure in vigore, ma scadrà a fine giugno. Il governo aveva previsto nel decreto Aiuti l’introduzio­ne di un altro strumento per consentire le rinegoziaz­ioni garantite: la garanzia Sace a condizioni di mercato che può essere attivata su prestiti con durata fino a 20 anni ( contro gli 8 anni delle garanzie pubbliche). Purtroppo, però, ad oggi ancora non è arrivato il via libera della Commission­e europea necessario a renderlo operativo.

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