Il Sole 24 Ore

LA GUERRA PESA SUGLI SCAMBI DELL’AREA EURO

- DiMarcello­di Marcello Minenna

Dopo un preoccupan­te declino osservato nella seconda parte del 2021, la situazione degli scambi internazio­nali si è stabilizza­ta. Nel primo trimestre 2022 la World Trade Organizati­on fotografa una crescita, seppur modesta, del commercio mondiale al di sotto del trend storico.

Nei dati però si comincia leggere l’impatto negativo della guerra russo- ucraina principalm­ente sull’area Euro. Dal mese di ottobre 2021, la bilancia commercial­e europea è tornata in territorio negativo, dopo oltre 10 anni consecutiv­i di surplus consistent­i.

Per quanto riguarda l’export, a una fase di forte recupero dovuto alle riaperture post- lockdown nella primavera 2021, è seguito un picco (+ 28%) a maggio e una rapida decelerazi­one della crescita fino ad un sostanzial­e azzerament­o a partire da ottobre 2021.

Guardando al dettaglio verso i Paesi europei extra- UE, sbocco fondamenta­le per l’export dell’area Euro, la forte frenata è dipesa in parte dal rallentame­nto degli scambi commercial­i con la Svizzera dopo una breve fase di catch- up positivo.

A spingere l’indice in area negativa sono state a fine 2021 le esportazio­ni verso la Turchia, che hanno sofferto il peggiorame­nto della crisi valutaria e successiva­mente il crollo dell’interscamb­io con Russia (- 53% rispetto ad 1 anno fa) ed Ucraina, peraltro a mala pena registrato dai dati più recenti. È ragionevol­e che gli aggiorname­nti relativi ai mesi di aprile- maggio 2022 riflettano l’intensific­arsi delle operazioni belliche e delle sanzioni economiche.

Durante l’estate 2021 le importazio­ni hanno condiviso lo stesso fenomeno di moderazion­e dei ritmi di crescita dell’export per il rallentame­nto della congiuntur­a, ma il quadro cambia nel quarto trimestre 2021: i volumi importati tornano a crescere a ritmi consistent­i, trainati dal boom della manifattur­a cinese e soprattutt­o dei prodotti energetici in arrivo dai Paesi europei extra- Ue e dagli Usa.

I dati di dettaglio sui Paesi extra- Ue mostrano una spettacola­re crescita dell’import dalla Norvegia, che era in stagnazion­e da diversi anni (+ 30% sui 12 mesi a dicembre 2021), seguita da un significat­ivo aumento dei volumi in arrivo dalla Russia (+ 15% al picco).

Si tratta ovviamente di idrocarbur­i, sui quali la Russia rimane storicamen­te il primo partner commercial­e dell’area Euro ( 25% del totale delle importazio­ni), seguita da Usa, Regno Unito, Arabia Saudita e Norvegia. La Libia rimane un’importante fonte di approvvigi­onamento, anche se l’instabilit­à politica rende la dinamica delle importazio­ni volatile e imprevedib­ile, mentre cresce il ruolo del petrolio nigeriano e kazako.

La recente crescita delle importazio­ni da Norvegia, Usa nella prospettiv­a di diversific­azione e riduzione della dipendenza da gas e petrolio russi, pur se accelerata, ha modificato purtroppo di pochi punti percentual­i il quadro generale degli approvvigi­onamenti.

È improbabil­e che si possano ottenere risultati apprezzabi­li in pochi mesi ed è anzi probabile che il costo della bolletta energetica ( e del surplus commercial­e russo) continuino a crescere per tutto il 2022, con ovvi effetti recessivi sull’economia europea.

Come spesso è accaduto nelle decadi più recenti, in tempi di crisi la situazione europea ( e italiana) appare più difficile da gestire rispetto al resto del mondo. Si naviga a vista, confidando in una risposta delle istituzion­i comunitari­e, Banca Centrale Europea in primis, unitaria e all’altezza.

Direttore Generale dell’Agenzia delle Accise,

Dogane e Monopoli

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