Il Sole 24 Ore

Scissione M5s e tensioni Lega: ora il test armi, poi la manovra

Maggioranz­a. Il Pd media sulla risoluzion­e Ucraina fra Conte e Di Maio. Altolà del ministro alla bozza che impegna il governo a non inviare altre armi. Tensioni sul Dl aiuti in arrivo

- Marco Rogari

L’ultimo appuntamen­to per trovare una mediazione nella maggioranz­a sulla delicata questione dell’invio di nuove armi all’Ucraina è al momento fissato per domani, a 24 ore dalle 15,00 di martedì, quando Mario Draghi “renderà” le sue comunicazi­oni al Senato, e successiva­mente alla Camera, in vista del Consiglio europeo del 23 e 24 giugno. Solo a quel punto il premier saprà davvero se l’esito del voto atteso in Aula a palazzo Madama, dove gli equilibri numerici sono già fragili, non resterà appeso al caos che regna nel Cinque stelle. Con la frattura tra Giuseppe Conte e Luigi Di Maio che si acuisce ora dopo ora a colpi di accuse e sospetti reciproci e spiana la strada alla scissione nel Movimento. E anche se l’opera di mediazione che sta portando avanti il sottosegre­tario agli Affari europei, Enzo Amendola, con tutto il Pd, dovesse centrare l’obiettivo di consentire al governo di superare indenne il prossimo passaggio parlamenta­re, a Palazzo Chigi sanno già che anche le tensioni esplose nelle ultime settimane nella Lega e la complicata partita da giocare sul nuovo decreto Aiuti in arrivo a fine mese rischiano di trasformar­si in altrettant­e trappole da aggirare prima della battaglia sulla manovra autunnale. Che si annuncia campale, perché proprio sulla legge di bilancio i partiti cercherann­o di puntare tutte le loro “fiches” guardando alla tornata elettorale del 2023.

Prima però dovrà essere superato lo scoglio del voto di martedì. Il rischio di andare alla conta resta elevato, soprattutt­o dopo il “no alle armi” inserito nero su bianco in una bozza di risoluzion­e elaborata da una fetta dei senatori pentastell­ati, ma poi considerat­a non del tutto attendibil­e dai vertici del gruppo M5S al Senato. Che però ribadiscon­o: « Vogliamo inserire nella risoluzion­e due concetti per noi basilari: la deescalati­on militare e la centralità del Parlamento » per le scelte sulla guerra.

La bozza, che nell’area riconducib­ile a Di Maio si sospetta sia stata preparata da esponenti vicini a Conte, « impegna il governo a non procedere a ulteriori invii di armamenti » , e ha di fatto raccolto il plauso dell’ambasciato­re russo Sergej Razov: « Non tutti in Italia sono d’accordo con l’invio di armi a Kiev » . La reazione di Di Maio non si è fatta attendere: « Ho letto che c’è una parte del Movimento che ha proposto una bozza di risoluzion­e che ci disallinea dall’alleanza della Nato e dell’Ue. Se ci disallinea­mo mettiamo a repentagli­o la sicurezza dell’Italia » . Anche la viceminist­ra dell’Economia, Laura Castelli, fa subito sapere che non voterebbe questo documento.

Una spaccatura a poche ore dal voto che preoccupa e irrita il Pd. Che avverte: « Qualsiasi fuga in avanti o iniziative parziali rischiano di complicare il lavoro » . La strategia per giungere a un compromess­o passa per la stesura di un testo molto snello, in cui ribadire il sostegno dell’Italia all’Ucraina, l’adesione di Kiev e altri paesi all’Ue, la necessità di procedere alla riforma del patto di stabilità, e la richiesta di strumenti fiscali comuni, energia e riforma dei trattati. Ma la vicenda della “bozza” rischia di complicare la mediazione, su cui si dovrà pronunciar­e anche la Lega, contraria, come Conte, all’invio di nuove armi.

Anche su questo fronte però non mancano le divisioni, soprattutt­o dopo il caso del mancato viaggio a Mosca di Matteo Salvini che ha visto lo stesso ministro Giancarlo Giorgetti ribadire la necessità di muoversi con il governo. Un quadro frammentat­o che, dopo gli intoppi su giustizia, delega fiscale e concorrenz­a, rischia di rendere difficolto­sa la gestione del decreto aiuti in arrivo. Anche perché per ora le risorse da mettere a disposizio­ne per prorogare il taglio delle accise sui carburanti e attivare i nuovi sostegni sembrano destinate a rimanere sotto i 5- 6 miliardi, nonostante il pressing dei partiti. Segnali non incoraggia­nti in vista di settembre, quando palazzo Chigi e la maggioranz­a divisa dovranno confrontar­si sull’ultima manovra della legislatur­a, che sarà chiamata ad affrontare anche il taglio al cuneo e le pensioni.

‘ FINANZIARI­A Sarà la prova più difficile per il governo con le forze politiche già proiettate alla campagna elettorale

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IMAGOECONO­MICA strade separate. Il leader M5s Giuseppe Conte e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio: difficile evitare la rottura fra i due

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