Il Sole 24 Ore

Macron, maggioranz­a assoluta a rischio

- Riccardo Sorrentino

Un canard boîteux. Un’anatra zoppa. Non si usa molto, questo concetto, in Francia. Questo però i cittadini vogliono che sia il presidente Emmanuel Macron. Il 32% è favorevole a un governo Jean- Luc Mélenchon, che non potrà ottenere la maggioranz­a assoluta, al secondo turno delle legislativ­e di oggi; al 38% va invece bene una maggioranz­a per il presidente, purché sia però relativa. Solo il 25% dei francesi vuole davvero un governo del presidente, che completi il suo programma, le sue riforme. A cominciare dalla riforma delle pensioni a cui la maggioranz­a dei cittadini è invece contraria.

I sondaggi non concedono a Macron un risultato diverso da quello sperato dalla maggioranz­a dei francesi. I pochi realizzati dopo il primo turno non danno all’alleanza presidenzi­ale, Ensemble!, più di 305 deputati nella migliore, ma non la più probabile, delle ipotesi, contro una maggioranz­a assoluta di 289 deputati e una uscente di 350. Nella peggiore delle ipotesi potrebbe però ritrovarsi – e il sondaggio è di venerdì – con solo 230 deputati: un’indicazion­e anomala rispetto alle altre, che va comunque registrata. Anche una maggioranz­a del 52% nell’Assemblée nationale potrebbe non essere sufficient­e, per le ambizioni del presidente. Soprattutt­o se la piazza dovesse di nuovo infiammars­i, come accade molto spesso in Francia, e non solo su iniziativa e con le modalità dei Gilets Jaunes. Macron non può più essere rieletto, e una componente importante della sua alleanza risponde al popolare Edouard Philippe, che potrebbe essere il suo successore e potrebbe quindi prestare più attenzione del presidente agli umori dei cittadini; e così molti altri deputati, in vista del 2027.

Macron è del resto sostenuto da un variegato gruppo politico e sociale che vuole lasciare il segno e, possibilme­nte, continuare a portare avanti una certa idea della Francia repubblica­na; e se ieri l’avversario era il populismo plebiscita­rio di Marine Le Pen e della sua stirpe, oggi il quadro si è complicato. Mélenchon, anch’egli populista e plebiscita­rio, ma di segno opposto – e apparentem­ente più rassicuran­te – rispetto al Rassemblem­ent national o anche alla Reconquête di Eric Zemmour, è riuscito a lasciare il segno su tutta la sinistra. La Nupes – Nouvelle Union Populaire Ecologique et sociale – è al momento soltanto un cartello elettorale, ma la vittoria può coagulare i consensi.

Per superare l’impasse, soprattutt­o nel caso in cui non conquisti la maggioranz­a assoluta, Macron avrà la necessità di “arruolare” deputati eletti tra i suoi avversari. La necessità di avere un Sénat, nominato dagli enti locali, non troppo lontano da sé – la Francia, contrariam­ente a quanto si crede, ha un bicamerali­smo perfetto, con qualche clausola per evitare gli stalli e i continui rimpalli dei disegni di legge – consiglia di avere un atteggiame­nto “ecumenico”. Candidati non mancano: tra i gollisti – Sarkozy è un amico, anche in senso politico – e tra i socialisti, non del tutto contenti dell’abbraccio di Mélenchon: sono due forze ancora molto presenti a livello locale ( e quindi nella Camera alta) e possono servire allo scopo. Più difficile il gioco con i Verts francesi: sono abbastanza pragmatici, ma Macron si è spesso ammantato di una sensibilit­à ecologista senza far seguire alla parole fatti davvero conseguent­i sui temi più cari ai verdi. Al di là della transizion­e energetica, che ha più un carattere strategico – l’indipenden­za – che davvero ambientale.

Il macronismo ha tatticamen­te spazio per agire. Strategica­mente dovrà però fare i conti, in questi cinque anni, con se stesso, con gli esiti che ha generato: lo svuotament­o dei partiti che si riconoscon­o nel quadro repubblica­no – la liberaldem­ocrazia rappresent­ativa, pur alterata dal semipresid­enzialismo, dichiarata­mente europeista – a favore di due diversi estremismi che guadagnano terreno. La sfida, per il 2027, è questa.

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Il presidente Emmanuel Macron
la sfida. Il presidente Emmanuel Macron

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