SANZIONI, L’ARMA FINALE CHE NON PIACE A BRUXELLES
Mai finora i rapporti tra Londra e Bruxelles erano caduti così in basso. La decisione del governo britannico di rimettere unilateralmente in discussione l’accordo che regola i rapporti tra la Repubblica d’Irlanda e l’Irlanda del Nord ha suscitato le vive proteste non solo della Commissione europea, ma anche dei Ventisette. « I rapporti sono pessimi » , ammetteva questa settimana uno dei negoziatori comunitari. Bruxelles cammina lungo un sentiero stretto.
Nei giorni scorsi, ha usato le due armi a sua disposizione. Da un lato ha aperto due nuove procedure di infrazione contro il Regno Unito, rimettendo in moto nel contempo una terza procedura sospesa dal settembre scorso. Dall’altro ha voluto mantenere aperto il dialogo con Londra, inviando alla sua controparte nuove proposte con cui gestire il delicato rapporto nell’Ulster. Sullo sfondo si stagliano misure assai più incisive: ossia le sanzioni commerciali.
Esponenti comunitari spiegavano questa settimana che per ora questa strada, politicamente dirompente, non è all’ordine del giorno, fosse solo perché prevede un iter piuttosto lungo e complesso. « Vogliamo agire proporzionatamente » , ripeteva giovedì un funzionario europeo. I Ventisette appaiono perfettamente uniti in questo frangente. Nei giorni scorsi, dopo gli ultimi controversi annunci del governo britannico, non c’è Paese o quasi che non abbia espresso su Twitter il suo profondo disagio.
Qui a Bruxelles il desiderio per ora è di raffreddare le tensioni. Non si prevede il ritorno al tavolo delle trattative nel futuro immediato, in attesa di toccare con mano l’iter del testo legislativo britannico a Westminster. Più in generale, i Ventisette non intendono ampliare il mandato del negoziatore comunitario Maros Sefcovic pur di facilitare oltre modo una intesa con Londra. L’obiettivo è di evitare che la questione giunga sul tavolo del Consiglio europeo mentre i governi hanno ben altri problemi da gestire.