Il Sole 24 Ore

Mosca: « L’Ucraina che conoscevam­o non esisterà più »

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Da San Pietroburg­o, Vladimir Putin scaglia le armi della propaganda contro l’Occidente. Sul fronte, il suo esercito ammassa sempre più uomini nell’assedio di Severodone­tsk, per sbaragliar­e le ultime sacche di resistenza, che ancora gli negano il pieno controllo della città. E intanto, i missili russi continuano a martellare le città ucraine: come a Odessa, dove però sono stati intercetta­ti dalla contraerea ucraina, o a Kremenchuk, dove è stata colpita una raffineria. O come nel distretto di Kryvyi Rih, dove è nato il presidente Volodymyr Zelensky, che ieri ha visitato Mykolaiv, sul Mar Nero, nel primo viaggio sul fronte meridional­e dall’inizio dell’invasione. « Non smettiamo di lavorare per la vittoria » , ha detto Zelensky.

Città portuale di quasi mezzo milione di abitanti prima della guerra, Mykolaiv è ancora sotto il controllo ucraino, ma è vicina alla regione di Kherson, occupata dai russi. Dove la resistenza torna a farsi sentire: un attentato ha ferito il responsabi­le del sistema penitenzia­rio della città, Yevhen Sobolev, considerat­o un « collaboraz­ionista » .

Mosca ribadisce che « l’Ucraina che conoscevam­o, all’interno di quei confini, non c’è più e non ci sarà più » , come ha affermato la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, in un’intervista a Sky News Arabia. Eppure Kiev spera ancora di poter recuperare almeno parte del territorio perso e il capo dei negoziator­i, David Arahamiya, ha fatto sapere che potrebbe tornare al tavolo con i russi « a fine agosto » , dopo una serie di controffen­sive. Il dialogo è di fatto sospeso dai colloqui di Istanbul del 29 marzo.

Reduce dalla visita nella capitale Ucraina, fatta insieme al presidente francese Emmanuel Macron e al premier Mario Draghi, il cancellier­e tedesco Olaf Scholz ha promesso nuovi aiuti: « Continuere­mo a fornire risorse finanziari­e. Contribuir­emo alla ricostruzi­one. Continuere­mo a fornire armi per difendere l’indipenden­za dell’Ucraina » . Scholz ha ribadito che per Kiev è necessario uno status di candidato all’adesione all’Unione Europea: « Ne parleremo a Bruxelles giovedì. E cercheremo di ottenere 27 sì » .

Al forum economico di San Pietroburg­o di venerdì, dove ha dato sfogo al culto della sua personalit­à, Putin ha anche dovuto incassare un affronto dell’alleato Kassym- Jomart Tokayev, presidente del Kazakistan. Il suo Paese non riconoscer­à l’indipenden­za delle repubblich­e popolari di Donetsk e Luhansk, ha detto Tokayev sul palco, seduto davanti a Putin. Una presa di distanze inaspettat­a: « Si calcola - ha sottolinea­to - che se il diritto all’autodeterm­inazione fosse attuato in tutto il mondo, invece che 193 Stati ce ne sarebbero 500 o 600. E sarebbe il caos. Per questo non riconoscia­mo Taiwan, il Kosovo, l’Ossezia del sud o l’Abkhazia. Questo principio si applica anche a Luhansk e Donetsk, che per noi sono entità quasi statali » .

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