Sogni di marmo e bronzo tra città e natura della Versilia
Arte e paesaggio. Una nuova fontana d’autore a Pietrasanta arricchisce il territorio toscano dove le opere comunicano con le persone
Nella Versilia dei Medici il marmo è sempre stato, sin dal tempo degli Etruschi, sinonimo di forza e bellezza, fonte di ricchezza materiale e piacere estetico. Michelangelo lo faceva cavare nel ventre bianco delle Apuane sopra Seravezza e poi, lungo una via che adesso porta il nome del Buonarroti, la pietra arrivava a Firenze grazie alla sola forza dei muscoli umani. Quando si guarda estasiati la facciata della Basilica di San Lorenzo nel capoluogo toscano bisogna pensare a questo viaggio incredibile. Come entusiasmante è l’avventura della lavorazione del marmo e della sua trasformazione in pura bellezza che ha come protagonista Pietrasanta, una Atene in miniatura tra il Mar Tirreno e l’Appennino ligure toscano.
Il greco Fidia, che col martello dava anima al marmo, sarebbe il primo a complimentarsi con gli scalpelliniartisti di questa cittadina che è, oggi come nel XIX secolo quando produceva figure espressione della classicità per chiese e cimiteri di tutto il mondo, una grande, alacre e laboriosa fucina di opere, appunto in marmo ma anche in bronzo. Il viaggio delle opere forgiate qui verso musei, gallerie e collezioni private di tutti i continenti non si è mai interrotto, ma non ha avuto una direzione unica: a Pietrasanta tante opere sono rimaste, donate dagli artisti o commissionate dalle istituzioni, tanto da renderla non soltanto una città laboratorio della classicità contemporanea, ma anche una città ideale che richiama alla memoria l’omonimo e anonimo dipinto esposto nella Galleria Nazionale delle Marche, luoghi reali e onirici in cui la popolazione vive per e dentro l’arte, che essa stesa crea. Ci sono stati altri tentativi di realizzare questa formula, più o meno riusciti, da Palmanova in Friuli a Sabbioneta nel Mantovano, Acaya in Salento, ma solo qui quel fermento non si è spento mai, come piacerebbe a Giorgio De Chirico, nato in Grecia con l’anelito alla classicità che lui, però, declinava al contemporaneo.
Questa vocazione all’arte pubblica alza il velo proprio oggi sull’ultima creazione, la fontana “l’Acqua di Afrodite” che viene inaugurata ufficialmente in Piazza Statuto ( insieme alla ristrutturazione della stessa piazza che invece ha suscitato tante polemiche degli ambientalisti per il taglio e riposizionamento degli alberi). La sua gestazione è stata lunghissima, ben ventiquattro anni, racconta il suo autore, il maestro Girolamo Ciulla, che finalmente ha modo di lasciare un dono sempiterno della sua arte alla cittadina dove vice e scolpisce, in pratica lo stesso verbo: « Da ragazzo vidi la Barcaccia di Pietro e Gian Lorenzo Bernini ai piedi della Scalinata di Trinità dei Monti e ne rimasi incantato, quel ricordo della mia gioventù artistica mi ha sempre accompagnato - dice Ciulla -, e ha ispirato anche questa fontana, dalla cui base zampilleranno getti che potranno rinfrescare i piedi dei bambini, interagendo dunque con le persone. I bozzetti erano pronti da tanti anni, non ho mai rinunciato all’idea di poter realizzare anche io un’opera pubblica per Pietrasanta, usando il travertino che per me è materiale vivo, fonte di luce un po’ come quella di Roma, dove adesso vorrei proprio tornare per rivedere la Barcaccia. Da questa fontana femmina dalle lunghe chiome e dallo sguardo intrigante e al tempo stesso pacifico sgorgano freschezza, plasticità, una forma sinuosa come appunto Afrodite, dea della bellezza e fertilità » .
Ecco, dunque, che l’opera di Girolamo Ciulla - immaginata appositamente per quell’angolo a ridosso delle mura storiche, dopo un trionfo, anche qui, di una facile politica di scultura per le rotatorie - alimenta quel flusso di arte open air che arriva da un’intuizione degli anni Settanta del sindaco Rolando Cecchi Pandolfini e confluisce poi nel Museo dei Bozzetti Pierluigi Gherardi, dove sono esposti i modelli delle opere che gli scultori di più grande fama mondiale creano nei laboratori e fonderie locali. A cominciare dal colombiano Fernando Botero, che ha partorito qui, soprattutto alla Fonderia Artistica Mariani, i suoi cavalli bombati, le sue donne rubiconde, dalle forme gaudiose ed espressioni di generosità verso la vita, si entra in confidenza anche con gli enigmatici volti maturati dalla fantasia del compianto Igor Mitoraj e ancora le geniali composizioni sferiche di Park Eun Sun.
Poi si è conquistati dall’euforia di sfiorare con gli occhi le creazioni originali rimaste a Pietrasanta ( tra cui Il Guerriero di Botero, il pugilatore di Francesco Messina, Il Centauro di Igor Mitoraj, Myomu di Kan Yasuda) collocate nel Parco Internazionale della Scultura affinché ognuno respiri quest’atmosfera di condivisione della bellezza che è la vera ricchezza di questa realtà di poco più di venticinquemila abitanti. Ecco, dunque, che autentici capolavori fanno capolino dal Parco della Versiliana, dove Gabriele D’Annunzio prediligeva cavalcare tra le dune, al leggero Lungomare di Marina di Pietrasanta, sino a lambire il campanile dalla scala elicoidale e la Collegiata di San Martino - con la sua facciata in marmi bianchi locali che è la summa della superba abilità degli scalpellini versiliesi -, il chiostro quattrocentesco della Chiesa di Sant’Agostino, la Torre civica, la centrale via Mazzini, facendo battere forte il cuore di chi ha bisogno della solidità emotiva che l’arte classica può trasmettere anche oggi.
Il Parco Internazionale della Scultura Contemporanea si snoda fra strade, piazze e giardini Una cittàlaboratorio capace di attrarre artisti da tutto il mondo, come Botero e Mitoraj