Il Sole 24 Ore

L’Eurozona fa i conti con i suoi disequilib­ri

- Parla Flavio Carpenzano, investment director per il reddito fisso di Capital Group Margherita Ceci

Non sono tempi facili per la Bce, costretta a destreggia­rsi tra controllo dell’aumento dei prezzi e rischio di recessione. I livelli di inflazione sono lontani dal target fissato del 2%, ma alzare i tassi in modo troppo brusco significhe­rebbe inibire drasticame­nte ogni margine di crescita, oltre che aumentare l’annoso problema della zona Euro: la frammentaz­ione dovuta a Paesi con capacità economiche diverse, uniti però dalla stessa politica monetaria.

Al quadro, già di per sé complesso, si aggiunge anche il conflitto russo- ucraino, geografica­mente vicino ed economicam­ente problemati­co. « L’Europa, oltre a essere in pericolo di stagflazio­ne, con un conflitto alle porte di casa che ha ricadute socio- economiche importanti - dice Flavio Carpenzano, investment director per il reddito fisso di Capital Group - ha anche un problema politico dovuto alla mancanza di unione fiscale. Con lo stop del Quantitati­ve easing e l'imminente atteso rialzo dei tassi, il focus della Bce è rivolto all’inflazione da riportare al 2%; ora invece, con i mercati che hanno reagito al mancato supporto dei titoli governativ­i con pressioni sullo spread, in particolar­e in Italia, si è tornati di corsa a parlare di un piano di emergenza per scongiurar­e i timori di una nuova crisi del debito » .

In effetti, livelli di spread di questa portata non si vedevano dal 2014, e a molti si è profilato davanti l’incubo di un 2011 bis. Ma l’Europa dovrebbe « aver imparato la lezione » ; controllar­e la disparità del debito pubblico dei vari Paesi è ormai un imperativo categorico per garantire l’unità dell’Eurozona. Lo scudo anti- spread serve proprio a questo; e tuttavia, se da un lato rassicura, dall’altro preoccupa: il timore è che la Banca centrale abbia perso completame­nte il controllo dell’inflazione e stia cercando di mettere una toppa alle conseguenz­e delle politiche monetarie, tenute, secondo alcuni, troppo morbide troppo a lungo.

Dopo mesi passati a convincers­i che l’inflazione fosse un effetto transitori­o dovuto alle varie crisi causate dalla ripresa post- pandemica ( supply chain, squilibrio di domanda e offerta, crisi delle materie prime, e via dicendo), l’Europa sembra essersi accorta della realtà dei fatti. Complice, evidenteme­nte, la guerra. « Il conflitto - dice Carpenzano - in realtà, non ha fatto altro che accelerare i trend già esistenti, ovvero crescita in calo e inflazione crescente, dovuta a un’offerta che non era in grado di rispondere a una domanda così elevata come quella avuta post pandemia. Con la guerra, i problemi delle catene di distribuzi­one e il costo delle materie prime sono aumentati, mentre la crescita è rallentata » .

Cosa aspettarsi nei prossimi mesi? L’inflazione probabilme­nte resterà alta, spinta dalla crisi energetica che, tra mancanza di gas russo e transizion­e, rappresent­a la maggior causa di volatilità. L’Europa si sta muovendo per affrontare questo scenario, ma sorge il dubbio che i provvedime­nti presi non siano abbastanza. « Lo scudo è uno step che va nella giusta direzione - nota Carpenzano -. La Bce, con l’inflazione così alta, è costretta ad aumentare i tassi; ma forse lo strumento giusto per fare di più, invece della politica monetaria, potrebbe essere quella fiscale… penso a una sorta di Recovery fund 2.0 » .

‘ « Lo strumento giusto, invece della politica monetaria, potrebbe essere una sorta di Recovery 2.0 »

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy