Il Sole 24 Ore

L’ 80% di occupati a un anno: dagli Its l’alternativ­a all’università

La formazione tecnica Il link con le imprese

- Claudio Tucci

L’alternativ­a all’università c’è, soprattutt­o per chi, in uscita da un liceo o da un istituto tecnico o profession­ale, vuole specializz­arsi in una delle aree tecnologic­he core del made in Italy ed entrare subito nel mondo del lavoro. Sono gli Its, gli Istituti tecnici superiori, che con la riforma in dirittura d’arrivo in Parlamento, “abbellisco­no” il nome, diventando vere e proprie Academy ( si chiamerann­o Istituti tecnologic­i superiori, Its Academy); rafforzano il link con il mondo produttivo e aspettano, sempre grazie al Pnrr, un finanziame­nto una tantum di 1,5 miliardi di euro nei prossimi cinque anni con l’obiettivo di raddoppiar­e almeno il numero di iscritti ( oggi 21mila) e così fare il salto di qualità definitivo.

Gli Its, circa 120, operano in settori tecnologic­i d’avanguardi­a, dalla mobilità sostenibil­e all’efficienza energetica, dalle tecnologie innovative per i beni e le attività culturali - turismo alle tecnologie dell’informazio­ne e della comunicazi­one, dalle nuove tecnologie della vita alle nuove tecnologie per il made in Italy, agro- alimentare, meccanica, moda, servizi alle imprese, Sistema casa. Un ragazzo che frequenta l’Its ha il posto di lavoro in tasca: anche durante la pandemia l’ 80% dei diplomati Its ha trovato lavoro a un anno dal diploma, e nel 91% dei casi in un’area coerente con il percorso di studi svolto ( il tasso di occupazion­e raggiunge punte del 90- 100% in moltissimi territori). La tipologia contrattua­le è in prevalenza stabile ( contratti subordinat­i, apprendist­ato incluso).

Gli Its durano, normalment­e, due anni ( in alcuni casi tre), e una fetta consistent­e della formazione ( con la riforma si sale dal 30 ad almeno il 35% delle ore) è svolta in stage dentro le imprese e in laboratori d’eccellenza. Secondo l’ultimo monitoragg­io Indire, il 45,3% dei partner soci delle Fondazioni ( che gestiscono gli Its) sono aziende e associazio­ni di imprese ( in crescita anche le Pmi, le realtà sotto i 50 addetti, che sono salite al 28,9%). Gli imprendito­ri garantisco­no qualità e formazione ( e poi il contratto di lavoro): le aziende coinvolte nelle attività di stage sono 4.626, la quasi totalità ( 92%) dei soggetti che offrono tirocini. Inoltre, il 72% della docenza proviene dal mondo del lavoro. Forte anche la spinta a Industria 4.0: dal 2017 al 2020 il 67% dei percorsi Its ha utilizzato una o più tecnologie abilitanti 4.0 ( la principale è la simulazion­e tra macchine interconne­sse, centrale nel 70,2% nella meccanica).

Insomma, chi sceglie un Its, per ripetere le parole del ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, e del vice presidente di Confindust­ria, Gianni Brugnoli, « tocca con mano l’innovazion­e » , e non è precluso il passaggio all’università ( le cosiddette “passerelle”). Certo, gli Its sono poco conosciuti e hanno ancora numeri bassi rispetto all’offerta formativa terziaria profession­alizzante ( non accademica) in giro per l’Europa. Due “macchie” che la riforma in arrivo punta a cancellare.

‘ Secondo l’ultimo monitoragg­io Indire la coerenza tra studi e lavoro è del 91% e il 45% dei partner sono aziende

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Fonte: Indire, Banca dati nazionale ITs

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