Il Sole 24 Ore

Siccità, acqua razionata al Nord

Siccità e agricoltur­a. Dal Lazio all’Emilia- Romagna le nuove misure per contingent­are i consumi privati in attesa del decreto del Governo

- Micaela Cappellini Il Piemonte decreta © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Stato d’emergenza per tutte le Regioni del Nord e avvio dei programmi di razionamen­to dell’acqua. È quanto hanno chiesto le Regioni al vertice dei dipartimen­ti competenti dei ministeri coinvolti insieme alla Protezione civile tenutosi a Palzzo Chigi. L’obiettivo delle ordinanze regionali è quello di razionare l’acqua al Nord, con il divieto di riempiment­o delle piscine e di altri usi, privilegia­ndo invece l’uso dell’acqua per i fabbisogni primari. La situazione è molto critica: gli invasi sono ai minimi, i laghi sono alla soglia di allarme e il Po è nella peggior secca degli ultimi 70 anni.

Alle due del pomeriggio, sulla vetta del Monte Bianco, la temperatur­a che si registra da sabato è di 10,4 gradi: « Tre anni fa, quando si cominciò a parlare seriamente sui giornali dei pericoli derivanti dal cambiament­o climatico, quella temperatur­a era poco più di 6 gradi » . Per Massimo Gargano, direttore generale dell’Anbi, l’associazio­ne che riunisce tutti i consorzi di bonifica nazionali, non c’è numero migliore per sintetizza­re l’emergenza siccità che in questi giorni sta stringendo il nostro Paese in una morsa, tra razionamen­ti dell’acqua per l’irrigazion­e e presto anche per l’uso domestico.

Il Piemonte ieri ha decretato l’allarme rosso, in 170 comuni sono già state emesse ordinanze di uso consapevol­e dell’acqua. Il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, si è detto pronto a proclamare lo stato di calamità naturale nelle prossime ore, l’Emilia- Romagna decreterà lo stato d’emregenza già oggi. Gli occhi di tutti, però, sono puntati sul governo, a cui anche la Conferenza delle Regioni ha chiesto a gran voce che venga dichiarato lo stato di emergenza nazionale per siccità. Ieri c’è stato un incontro tra i capi di gabinetto dei ministeri coinvolti, dall’Agricoltur­a alle Finanze, dagli Affari regionali alla Transizone ecologica: « La situazione è delicata, presto ci aggiornere­mo a livello politico » , ha dichiarato il ministro delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli.

L’Anbi, intanto, ha altri dati da mettere sul tavolo. In un anno la percentual­e di riempiment­o dei grandi laghi italiani è crollata pericolosa­mente: quella del Lago Maggiore, la più preoccupan­te, è passata dal 95% del 15 giugno 2021 al 23,8% della settimana scorsa, il minimo storico dal 1946. Il lago di como è sceso dal 76% al 35%, quello d’Iseo dal 97 al 46%. Il fiume Po, il più grande d’Italia è in agonia. A Valenza, in provincia di Alessandri­a, due anni fa aveva una portata di 489 metri cubi al secondo, ora è di soli 108 metri cubi. Verso la foce, a Pontelagos­curo in provincia di Ferrara, il Po è passato da 3mila a 1.800 metri cubi al secondo di portata. Sempre in Lombardia, le riserve di neve si sono esaurite con due mesi si anticipo. In Umbria gli invasi del Trasimeno e della diga di Maroggia sono dimezzati. Nel Lazio il Tevere è più basso di 35 centimetri. Secondo la Confagrico­ltura, i danni all’agricoltur­a ammontano già a due miliardi di euro, ma è solo un bilancio provvisori­o. « Il grosso dell’emergenza è tutta concentrat­a al Nord - ammette il direttore generale dell’Anbi, Gargano - perchè il Sud ha saputo dotarsi di infrastrut­ture idriche migliori grazie ai fondi per il Mezzogiorn­o » .

Piangere sugli errori del passato oggi però non serve. In piena crisi, c’è solo una cosa da fare: « Il governo deve dichiarare rapidament­e lo stato d’emergenza - dice Gargano - e affidare alla Protezione civile la gestione centralizz­ata e la distribuzi­one della poca acqua che c’è in modo tale che venga divisa tra agricoltor­i, utenze domestiche, bacini idrici e utility energetich­e » . Solo un’autorità con un mandato governativ­o, infatti, ha la forza di imporsi e di evitare forme di egoismo campanilis­ta: dal lago di Garda che non vuole veder scivolar via, insieme all’acqua, i turisti, fino alla Regione Valle d’Aosta che dichiara di non poter aiutare il vicino Piemonte. « Così fu fatto per le due crisi di siccità che l’Italia ha attraversa­to negli ultimi vent’anni, e funzionò » , ricorda Gargano.

Il grosso delle soluzioni al problema della mancanza d’acqua, però, possono essere costruite solo nel medio periodo, e richiedono investimen­ti: « Insieme alla Coldiretti - racconta il dg dell’Anbi - avevamo presentato un piano per la realizzazi­one di tanti piccoli invasi per l’accumulo dell’acqua piovana. Il costo stimato era di 4 miliardi, dovevano essere finanziati con il Pnrr ma alla fine è stato deciso che i fondi europei non potevano essere destinati a questo genere di progetti » . Ora, il piano invasi è alla ricerca di finanziame­nti alternativ­i. Ma anche se venissero stanziati domani, prima che i bacini possano essere operativi ci vorranno almeno tre anni. L’agricoltur­a nazionale non riuscirà ad aspettare tanto.

l’allarme rosso in 170 comuni: già emesse ordinanze di uso consapevol­e dell’acqua

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