Solo otto giorni per salvare stalle e mais di Cremona
Gli agricoltori della zona riescono a coprire il 75% del fabbisogno idrico
Stradiotti: « O piove, o ci viene in soccorso l’Enel con i suoi bacini idrici, oppure non avremo più acqua »
Otto giorni di tempo per salvare i campi e le stalle di Cremona, una delle principali province a vocazione agricola d’Italia. Non un giorno di più. « O piove, o ci viene in soccorso l’Enel con i suoi bacini idrici, oppure tra otto giorni nel Cremonese non avremo più acqua » . A raccontarlo, preoccupato, è Libero Stradiotti: è il presidente del consorzio del Provolone Valpadana, ma è anche il vicepresidente del Consorzio di Bonifica Civico Naviglio di Cremona, uno dei più antichi del Paese, creato dai Benedettini nel 1100. Non stacca gli occhi e le mani dalle turbine nemmeno mentre parla al telefono, non può permettersi di perdere nemmeno una goccia d’acqua durante il suo turno di prelevamento, che è di 24 ore ogni otto giorni. « Il Civico Naviglio di Cremona - racconta - attinge dal Lago d’Iseo, attraverso il fiume Oglio, dall’Adda e in piccola parte direttamente dal Po. Ma il Lago d’Iseo oggi ha autonomia di fornitura di 40 centimetri: con il Consorzio di bonifica che ne preleva l’equivalente di 5 centimetri al giorno, i conti sono presto fatti » . Otto giorni, appunto. E poi un’emergenza alle cui conseguenze Stradiotti non vuole nemmeno pensare.
Con quanto viene razionato oggi, gli agricoltori del Cremonese riescono a coprire più o meno il 75% del proprio fabbisogno idrico nei campi. « Una percentuale - dice Stradiotti - che di per sé non sarebbe nemmeno male, se non fosse che proprio in questi giorni il mais è al massimo della fioritura, e quindi ha bisogno del massimo di acqua » . Dare alle piante solo il 75% dell’irrigazione di cui hanno bisogno non si può fare, allora si dà pressochè tutta l’acqua alle piante migliori, e niente alle piante dei terreni meno fortunati. « Il risultato finale - dice - è un raccolto al 75%, cioè il 15% in meno di quello che si è seminato » . E questa non è una buona notizia per l’approvvigionamento di mangimi su cui fanno affidamento gli allevamenti di mucche della Pianura Padana, già stremati dal caldo e dalle alte temperature: « Facciamo andare le ventole e le doccette notte e giorno nelle stalle - racconta il presidente del consorzio del Provolone Valpadana - ma già oggi la produzione del latte si è ridotta del 10%. E questo è un bel problema, perchè ha spinto il prezzo del latte ancora più in alto, a 63 centesimi il litro » . Con quotazioni così, per un allevatore vendere il latte al mercato del fresco diventa conveniente tanto quanto conferirlo ai grandi consorzi come il Provolone o il Grana Padano. Con una differenza sostanziale, però: che i tempi di pagamento del latte fresco sono più veloci. « Il risultato - dice Stradiotti - è già una mancanza di latte per i formaggi stagionati che metterà a serio rischio la produzione per i prossimi mesi » .