Ucraina, mediazione sul voto Zelensky: Roma ci sostenga
Draghi al Senato.
Stamattina ultima trattativa sulla risoluzione ma Conte insiste: il Parlamento si pronunci regolarmente su linea politica e armi. Ma per il premier basta il decreto di marzo
« Per favore, sosteneteci » . L’ennesimo appello del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, lanciato ieri in video al Global Policy Forum di Ispi tenutosi a Milano, arriva alla vigilia delle comunicazioni del premier Mario Draghi ( oggi in Senato, mercoledì alla Camera) in vista del Consiglio europeo di giovedì e venerdì. Dove si tornerà sulle modalità di sostengo all’Ucraina e sulle contromisure da assumere, dal price cup sul gas al superamento del principio di unanimità, dalla proroga della sospensione del patto di stabilità fino alla candidatura dell’Ucraina per l’ingresso nella Ue, assicurata dallo stesso Draghi assieme a Macron e Scholz in occasione della recente visita a Kiev. « State supportando non l’avanzata delle forze ucraine ma la capacità di difesa del nostro esercito - ha ricordato Zelensky -. Ogni nostra avanzata è sul suolo ucraino. Non stiamo attraversando il confine, non stiamo uccidendo civili russi » . E ancora: « Abbiamo bisogno del vostro supporto, abbiamo bisogno di armi moderne per contrastare i russi » .
Parole che sono probabilmente indirizzate a superare il « no » all’invio di nuove armi che da settimane M5s e in primis il suo presidente GIuseppe Conte vanno ripetendo, tanto da provocare la presa di distanza dello stesso ministro degli Esteri e a oggi ancora uno dei principali esponenti del Movimento, Luigi Di Maio. Per Conte è essenziale che nella risoluzione depositata alle Camere, che sarà votata dopo l’intervento del premier, sia messo in chiaro che ci sia « un più pieno e costante coinvolgimento del Parlamento con riguardo alle linee di indirizzo politico che verranno perseguite dal governo italiano nei più rilevanti consessi europei e internazionali, inclusa l’eventuale decisione di inviare a livello bilaterale nuove forniture militari » . Una prospettiva che però per Draghi è inaccettabile. Il decreto votato da quasi tutto il Parlamento nel marzo scorso autorizza il governo a emanare i decreti interministeriali per il sostegno all’Ucraina fino alla fine dell’anno. E il controllo del Parlamento, come ha rimarcato lo stesso Draghi nella sua ultima informativa sulla guerra alle Camere, avviene attraverso il Copasir.
Nonostante ore e ore di discussioni e voci su un « riavvicinamento » , la riunione si è conclusa con il rinvio a stamane alle 8 per tentare l’ultima sintesi. C’è pieno accordo su temi come la richiesta del tetto al prezzo del gas o sul superamento del principio di unanimità nella Ue, resta invece la distanza sulle modalità di coinvolgimento del Parlamento. Il Pd e gli altri partiti della maggioranza hanno proposto un’intesa che preveda dei passaggi parlamentari “informativi”, simili a quelli che proprio l’ex premier Conte o suoi ministri tenevano durante l’emergenza Covid per illustrare i vari Dpcm approvati a Palazzo Chigi. Conte però l’avrebbe respinta. A questo punto non è da escludere che ci si arrampichi su una formula sufficientemente generica che faccia riferimento a « procedure stabilite da normative vigenti » . Il punto è che Conte, con una scissione strisciante da parte del ministro degli
Esteri Di Maio in casa ( si veda l’articolo in pagina), da ex premier non si può permettere uno strappo con Draghi e gli alleati sulla politica estera e i rapporti internazionali dell’Italia. L’appello di Zelensky, così come parallelamente l’intrusione la scorsa settimana dell’ambasciatore russo in Italia Sergey Razov ( « non tutti in Italia sono d’accordo con l’invio di armi a Kiev » ) e le preoccupazioni che arrivano da Washington, danno la dimensione della partita in gioco e di quanto le beghe interne alla maggioranza e a M5s siano paradossalmente al centro dell’attenzione internazionale.
Soprattutto in questa fase. Nella partita in corso il premier italiano è infatti centrale, a maggior ragione dopo l’indebolimento dle presidente francese Emmanuel Macron alle elezioni legislative di domenica e in vista, dopo il Consilgio europeo, del G7 che si terrà in Baviera e del vertice Nato a Madrid, che avrà al centro l’ingresso di Svezia e Finlandia nel Patto atlantico, e della successiva visita a Istanbul, in Turchia. Una serie di tappe destinate ad avere un peso nell’evoleversi della situazione e di cui Draghi certamente riferirà alle Camere tra oggi e domani.