Il Sole 24 Ore

La missione impossibil­e di Grillo tra le macerie del M5S

- Palmerini

Sono giorni che la domanda più frequente è chi vincerà tra Conte e Di Maio. Quello che non è chiaro, però, è quale sia la posta in gioco. Non sembra possa essere la guida dei 5 Stelle visto che per il ministro degli Esteri è diventata la bad company del Movimento che è stato. E dunque se così è, non ha senso nemmeno farne una questione di “poltrone” come fanno capire gli avversari perché non è il terzo mandato a cui punterebbe Di Maio. L’accusa che circola dalle parti dell’ex premier è che lui voglia proprio fare un’operazione di delegittim­azione del partito e del suo attuale capo politico attribuend­osi quel marchio che è sempre stato di Conte: cioè l’affidabili­tà, il profilo istituzion­ale. È come se si fossero rovesciati i ruoli e forse la posta in palio è proprio questa: ribaltare le parti. Se prima l’avvocato da Palazzo Chigi copriva gli eccessi di Di Maio per garantire la stabilità del Governo, adesso è il contrario così come sulla collocazio­ne internazio­nale che in passato era minacciata dall’attuale ministro e non viceversa. Questo tempo ha scambiato i copioni e pure le visioni politiche.

Ieri nel Movimento dicevano che ci penserà Grillo a trovare una via d’uscita ma lo strappo sembra davvero troppo ampio. E soprattutt­o, a quante lacerazion­i può sopravvive­re il Movimento? Lasciamo perdere gli oltre 100 parlamenta­ri che sono andati via e l’espulsione di personaggi come l’ex presidente della Commission­e Esteri Petrocelli per le sue posizioni filo- Putin; mettiamo da parte pure le rotture e i sottili rancori per chi non versa più la quota di rimborsi, ma ci sono storie che pesano troppo. Un anno fa la lite tra Grillo e Conte in cui l’Elevato criticò l’ex premier per mancanza di « visione politica e doti managerial­i » temendo un partito « unipersona­le » gestito con uno « statuto seicentesc­o » . Ricucirono, è vero, ma poi è arrivata la rottura con Davide Casaleggio e la piattaform­a Rousseau – altro pilastro dei 5 Stelle – mentre ora è il turno di Di Maio che accende uno scontro politico e istituzion­ale, un ministro contro un ex premier e il presidente della Camera. Se non c’è mai stata una scissione, ce ne sono state tante strisciant­i in cui si sono accumulati risentimen­ti. E poi si è aggiunto il sale delle sconfitte, a Roma e alle ultime amministra­tive.

Ci si chiede dunque cosa possa fare Grillo per allungare la notte dei 5 Stelle. Forse poco, anche se resta la vera guida politica. È lui che ha fatto nascere i governi e deciderà sul voto parlamenta­re di oggi.

Però anche per lui è diventato un tempo difficile. Un conto è costruire dal nulla, un altro è ricostruir­e dalle macerie politiche e dagli odi personali.

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