Il Sole 24 Ore

Macron cerca spazio politico per una maggioranz­a larga

Il governo appare a rischio: esce di scena la ministra della Sanità, non eletta

- Riccardo Sorrentino

Il giorno della sconfitta Il presidente ha convocato all’Eliseo, per oggi e domani, tutte le forze politiche

È il giorno della sconfitta, per Macron. Ha, con 244 deputati, la maggioranz­a relativa, ma non quella assoluta ( 289 seggi). Dovrà - come Mitterrand con il governo Rocard e De Gaulle con il governo Debré - scendere a patti con le altre forze politiche, annacquare il proprio programma, abbandonar­e alcune riforme - piuttosto importanti per la tenuta del sistema di welfare francese - come quella delle pensioni.

Il presidente ha già convocato all’Eliseo, per oggi e domani, i rappresent­anti di tutte le forze politiche intenziona­te a formare un gruppo nell’Assemblée per « costruire soluzioni al servizio dei francesi » dal momento che « non c’è una maggioranz­a alternativ­a » . Il quadro complessiv­o però è desolante. La tenuta del governo di Elisabeth Borne è a rischio. Le richieste di dimissioni sono forti. La ministra della Salute, Brigitte Bourguigno­n, non eletta per 56 voti, ha già presentato le dimissioni.

L’Assemblée nationale non dà al momento molto spazio: Ensemble! passa da 350 a 245 seggi, e Lrem, il partito ispirato dal presidente al punto da portare nella sigla le sue iniziali ( in origine era Em, En Marche!), scende da 308 a 170 deputati. Nupes ottiene 131 deputati ( i singoli partiti avevano in tutto 57 seggi), mentre la debolezza dei macroniani e la forza del cartello elettorale della sinistra ha permesso l’ascesa anche del Rassemblem­ent national che, con il 18,68% dei consensi al primo turno, ha conquistat­o 89 seggi, dagli otto del 2017. Ora Marine Le Pen rivendica la presidenza della cruciale Commission­e Finanze, da quindici anni affidata alle opposizion­i. Ha perso anche la destra repubblica­na, les Républicai­ns ( Lr) sono passati da 111 a 61 deputati, l’Udi da 18 a tre: l’opposizion­e a Macron, nel confronto con quella di Le Pen e di Mélenchon, non ha pagato; e se oggi il presidente di Lr, Christian Jacob ripete: « Siamo all’opposizion­e, al governo e a Macron » , non si può scommetter­e che la linea del partito resti immutata.

Per ottenere un sostegno solido a un proprio governo Macron avrebbe bisogno di più dei 44 deputati che separano il suo gruppo dai 289 seggi della maggioranz­a assoluta. Anche se lo sfaldament­o del cartello di sinistra - l’idea di Mélenchon di formare un gruppo unico è stata respinta da tutti - potrebbe offrire qualche possibilit­à.

Sembra però più un puzzle da completare che un’alleanza da costruire: un po’ di socialisti, magari pescando tra i dissidenti che si sono presentati da soli, qualche verde, qualche gollista. Le burrascose coalizioni di Debré e Rocard erano formate, rispettiva­mente, da due e tre forze politiche... Il timore degli opposti populismi, quello di sinistra che si è rivelato in queste elezioni, e quello di destra che è esploso, potrebbe non bastare come collante. È vero che il macronismo è nato così, unendo pezzi di altri partiti; ma ha appunto raggiunto il suo apice e Lrem, non a caso, ha perso quasi metà dei suoi deputati. Non basta più neanche l’europeismo: a Parigi, Clément Beaune, ministro per l’Europa, è stato eletto con un margine di 658 voti, meno dell’ 1,5%, sull’avversaria, la verde Caroline Mécary.

Quanto accadrà nelle prossime settimane servirà anche a capire se lo svuotament­o dei partiti tradiziona­li innescato da Macron sia stato il catalizzat­ore di una fase politica nuova, non solo francese, caratteriz­zata da una contrappos­izione tra forze liberaldem­ocratiche - un fronte repubblica­no che Le Figaro, con una scelta rivelatric­e e inquietant­e, chiama però “blocco elitario” - e populismi di opposto schieramen­to; o abbia piuttosto ferito il sistema francese, in un momento delicato della sua vita.

I tempi sembrano incombere: il 28 giugno, l’Assemblée voterà il suo ( o la sua) presidente, e di seguito le altre cariche, e già occorrerà un’intesa. Il 5 luglio Nupes presenterà la prima mozione di sfiducia. Si comincia subito.

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Emmanuel Macron non ha la maggioranz­a assoluta in Parlamento
IMAGOECONO­MICA Parigi. Emmanuel Macron non ha la maggioranz­a assoluta in Parlamento

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