Basta password? Ok, ma attenti alla crisi della mediazione
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Uno dei temi più delicati nel campo della sicurezza informatica è quello delle password. La richiesta insistente di tenerle aggiornate e non facilmente identificabili è uno sforzo virtuoso a cui non corrisponde una altrettanto virtuosa consapevolezza degli utenti e dei sistemi. Recentemente Apple, Google e Microsoft hanno annunciato di voler eliminare la necessità di autenticarsi ai servizi digitali con password. Per questo svilupperanno un’infrastruttura per consentire il login senza chiave alfanumerica su smartphone, computer e browser che dovrebbe iniziare a essere operativa già dal prossimo anno. La chiave per accedere a tutto dovrebbe essere lo smarthpone o il tablet. Sbloccando il device si sbloccherebbero in automatico tutti gli accessi a tutto quanto oggi ha bisogno di un accesso mediante password.
Tutto bene? Certamente tutto più semplice o semplificato. Ma credo sia importante fare una ulteriore riflessione. La metamorfosi digitale è stata, tra i molti aspetti, anche una metamorfosi delle mediazioni. Progressivamente le diverse mediazioni ed i diversi mediatori economici, culturali, sociali, politici e tecnici sono diventati sempre di più un unico mediatore, il digitale, che ha cancellato o collaborato a cancellare sistemi di mediazione vecchi di secoli. Non ultimi buona parte degli enti intermedi. La mediazione è stata più volte narrata come un problema, un ostacolo, uno schermo. Meglio sostituirla con, paradossalmente, uno schermo vero e proprio, che illude di avere maggiore controllo, presa diretta, consapevolezza. In parte forse è vero. Ma in buona parte no. Eliminare la mediazione non è un’opera di pulizia, è una forma di impoverimento soprattutto in un tempo di particolari complessità. Nella teologia cristiana Cristo è IL mediatore, è l’unico autentico mediatore tra divino ed umano. La ragione che possiamo individuare in questa scelta del Creatore è proprio la posta in gioco, che è decisiva. Solo Dio può essere garante di qualche cosa di così importante come la relazione con Lui ed in Lui di relazioni divine tra gli altri esseri, umani e viventi.
Tutto ciò che si propone come mediatore unico ed assoluto si propone come divino, come deus ex machina. Di qui la riflessione. È una buona idea che un oggetto che fisicamente è nelle nostre mani ma che, connesso, è di fatto altrove controllato, possa essere l’unico mediatore di tutta la nostra esistenza on life? Materiale ed immateriale? Smartphone e tablet, non dimentichiamolo, funzionano con sistemi che sono controllati e gestiti da soggetti privati. Sono perennemente connessi, perennemente trasmettono e ricevono dati. Anche quando sono spenti. Davvero affidare loro anche tutta la nostra sicurezza on line è una buona idea? Non lo sarebbe piuttosto, imparare una buona volta a stare nella complessità di questo tempo, assumersi la responsabilità di starci con cognizione di causa, facendo lo sforzo di gestire sistemi di accesso anche complessi? Ogni passaggio che semplifica, nel mondo digitale, non fa sparire il problema, semplicemente appalta ad altri e ad altro la sua soluzione. Ogni trasferimento di responsabilità a soggetti terzi da noi determina una investitura di tali soggetti di far parte della nostra esistenza.