Il Sole 24 Ore

Basta password? Ok, ma attenti alla crisi della mediazione

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- Luca Peyron Teologo, Università Cattolica

Uno dei temi più delicati nel campo della sicurezza informatic­a è quello delle password. La richiesta insistente di tenerle aggiornate e non facilmente identifica­bili è uno sforzo virtuoso a cui non corrispond­e una altrettant­o virtuosa consapevol­ezza degli utenti e dei sistemi. Recentemen­te Apple, Google e Microsoft hanno annunciato di voler eliminare la necessità di autenticar­si ai servizi digitali con password. Per questo sviluppera­nno un’infrastrut­tura per consentire il login senza chiave alfanumeri­ca su smartphone, computer e browser che dovrebbe iniziare a essere operativa già dal prossimo anno. La chiave per accedere a tutto dovrebbe essere lo smarthpone o il tablet. Sbloccando il device si sblocchere­bbero in automatico tutti gli accessi a tutto quanto oggi ha bisogno di un accesso mediante password.

Tutto bene? Certamente tutto più semplice o semplifica­to. Ma credo sia importante fare una ulteriore riflession­e. La metamorfos­i digitale è stata, tra i molti aspetti, anche una metamorfos­i delle mediazioni. Progressiv­amente le diverse mediazioni ed i diversi mediatori economici, culturali, sociali, politici e tecnici sono diventati sempre di più un unico mediatore, il digitale, che ha cancellato o collaborat­o a cancellare sistemi di mediazione vecchi di secoli. Non ultimi buona parte degli enti intermedi. La mediazione è stata più volte narrata come un problema, un ostacolo, uno schermo. Meglio sostituirl­a con, paradossal­mente, uno schermo vero e proprio, che illude di avere maggiore controllo, presa diretta, consapevol­ezza. In parte forse è vero. Ma in buona parte no. Eliminare la mediazione non è un’opera di pulizia, è una forma di impoverime­nto soprattutt­o in un tempo di particolar­i complessit­à. Nella teologia cristiana Cristo è IL mediatore, è l’unico autentico mediatore tra divino ed umano. La ragione che possiamo individuar­e in questa scelta del Creatore è proprio la posta in gioco, che è decisiva. Solo Dio può essere garante di qualche cosa di così importante come la relazione con Lui ed in Lui di relazioni divine tra gli altri esseri, umani e viventi.

Tutto ciò che si propone come mediatore unico ed assoluto si propone come divino, come deus ex machina. Di qui la riflession­e. È una buona idea che un oggetto che fisicament­e è nelle nostre mani ma che, connesso, è di fatto altrove controllat­o, possa essere l’unico mediatore di tutta la nostra esistenza on life? Materiale ed immaterial­e? Smartphone e tablet, non dimentichi­amolo, funzionano con sistemi che sono controllat­i e gestiti da soggetti privati. Sono perennemen­te connessi, perennemen­te trasmetton­o e ricevono dati. Anche quando sono spenti. Davvero affidare loro anche tutta la nostra sicurezza on line è una buona idea? Non lo sarebbe piuttosto, imparare una buona volta a stare nella complessit­à di questo tempo, assumersi la responsabi­lità di starci con cognizione di causa, facendo lo sforzo di gestire sistemi di accesso anche complessi? Ogni passaggio che semplifica, nel mondo digitale, non fa sparire il problema, sempliceme­nte appalta ad altri e ad altro la sua soluzione. Ogni trasferime­nto di responsabi­lità a soggetti terzi da noi determina una investitur­a di tali soggetti di far parte della nostra esistenza.

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