Il Sole 24 Ore

Debito e spread, prospettiv­e dell’Italia e strumenti della Bce

Scenari europei

- Vincenzo Visco

La situazione economica in Italia e in Europa si è fatta delicata. Il dibattito si è concentrat­o sulla reazione dei mercati al programma della Bce di graduale aumento dei tassi. Reazione inattesa, in quanto tutto ciò che è stato detto era stato da tempo annunciato. E probabilme­nte reazione esagerata. Vediamo la situazione in Italia. A fine 2021 il debito pubblico si è attestato al 150% del Pil rispetto ad una previsione del 155. Ciò è dipeso dalla forte crescita economica dell’anno ( 6,6 reale, 8,6 nominale) che ha consentito una riduzione del debito di ben 5 punti. Anche per il 2022 si prevede una ulteriore riduzione di 3 punti. L’inflazione aiuta a ridimensio­nare il debito svalutando­lo, mentre fa salire il Pil nominale. Negli ultimi anni la Bce ha acquistato massicciam­ente i titoli emessi dai Paesi della zona euro e in particolar­e quelli dei Paesi più indebitati, sicché oggi un terzo del nostro debito è detenuto all’interno del sistema delle banche centrali e quindi è sterilizza­to, è come se fosse stato “cancellato” in quanto i Paesi pagano gli interessi alle Banche Centrali che li riversano ai bilanci pubblici; una “partita di giro”. Ne deriva che il debito pubblico italiano che circola sul mercato è pari a ( solo?) il 100% del Pil. La Bce ha più volte formalment­e assicurato che l’acquisto di quei titoli sarà rinnovato alla scadenza, ma alcuni temono che in caso di necessità la Banca possa essere costretta a disfarsene per ridurre la liquidità sul mercato, dimentican­do però che esistono altri strumenti per ottenere questo risultato.

Qui si pone un altro problema che è quello affrontato da Stefano Micossi sul Sole del 12 giugno scorso: che fare di questi titoli sterilizza­ti? In proposito esistono proposte avanzate fin dal 2010 ( da chi scrive, dai “saggi” che assistono il Governo tedesco e da altri) che propongono di collocarli in un apposito fondo di smaltiment­o ( redemption) con garanzia congiunta dei Paesi della zona euro liberando così la Bce. Questa proposta è stata ripresa nelle due ultime relazioni finali dal Governator­e della Banca d’Italia. La versione Micossi ( ma anche di Marcello Minenna) che propone di utilizzare a tal fine il Mes è probabilme­nte la più adeguata da un punto di vista tecnico, ma incontra ancora molte resistenze. Ma qualcosa potrebbe maturare in futuro e la zona euro potrebbe così disporre del safe asset da tempo desiderato.

E veniamo alla questione dello spread. Anche in questo caso la Bce ha da tempo annunciato che avrebbe predispost­o uno “scudo” per contenerlo in caso di necessità, ma non ha spiegato come ( sbagliando). E qui è nata subito la discussion­e e lo scetticism­o di molti: può la Bce acquistare titoli italiani vendendo al tempo stesso titoli tedeschi, in modo da non aumentare la liquidità complessiv­a che si vuole invece ridurre? Non si tratterebb­e di una violazione dello statuto della Banca stessa? Il problema è stato già ampiamente discusso a proposito del quantitati­ve easing. Va ricordato che anche questo problema fu affrontato una decina di anni fa con una semplice proposta: la Bce dovrebbe comunicare quale è ( sono) il ( i) livello( i) di spread che garantisce( ono) il corretto funzioname­nto del mercato monetario della zona euro, e impegnarsi ad intervenir­e illimitata­mente qualora tale livello fosse superato sul mercato.

Se questa è la situazione finanziari­a, da cosa dipende il disordine attuale? In parte si tratta di aggiustame­nti alla nuova fase che crea incertezza, in parte esiste il timore che l’Europa possa importare ulteriore inflazione dagli Stati Uniti, e per quanto riguarda l’Italia, vi è una profonda sfiducia e preoccupaz­ione nei confronti degli equilibri politici del Paese, presenti e soprattutt­o futuri.

Molto seria rimane invece la situazione dell’economia reale.

I rischi di recessione crescono, i costi per le famiglie sono sempre meno assorbibil­i, quindi bisogna cercare di fare il possibile per intervenir­e in modo tempestivo ed adeguato.

Gli obiettivi di bilancio vanno preservati, ma non devono esserci ritardi nella realizzazi­one del Pnrr ( e relative riforme), inoltre meccanismi discutibil­i come gli incentivi tipo 110%, non vanno bloccati o rallentati come sta avvenendo, bensì lasciati funzionare, dato il contributo che essi forniscono ad una crescita dell'edilizia diffusa su tutto il territorio nazionale, e che non è in concorrenz­a con le grandi opere, e che ha dato un contributo non indifferen­te alla crescita realizzata nel 2021; può non piacere, e a me non piace particolar­mente, ma non si può rischiare di rallentare quel po’ di crescita su cui possiamo fare affidament­o.

Infine bisogna varare misura di sostegno sostanzial­i per le famiglie in difficoltà, e per ridurre il costo del lavoro, anche facendo ricorso a interventi temporanei di natura eccezional­e. Se poi si arrivasse a un cessate il fuoco in Ucraina tutto sarebbe più facile.

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