Il Sole 24 Ore

Pillole anti Covid, flop in farmacia: in un mese solo a 2mila pazienti

Il ritardo. Il ricorso agli antivirali non decolla nonostante le semplifica­zioni Rasi ( ex dg Ema): « Servono linee guida e formazione In vista dell’autunno »

- Marzio Bartoloni

Non è bastata la possibilit­à di farlo prescriver­e con una ricetta del medico di famiglia né la grande agevolazio­ne di ritiralo in farmacia, magari quella sotto casa. L’antivirale Paxlovid, la pillola di Pfizer che cura il Covid a casa assicurand­o una protezione dell' 80- 85% dal ricovero, resta ancora una terapia per pochi pazienti. Troppo pochi visto che in oltre un mese, cioè da quando è scattata questa doppia semplifica­zione - prima era necessario passare per i centri ospedalier­i gli unici autorizzat­i a distribuir­lo - solo 2210 italiani hanno potuto ritirare in farmacia questa cura che deve essere assunta entro cinque giorni dalla scoperta della positività: in pratica neanche un centinaio di pazienti al giorno in tutta Italia a fronte di contagi che oggi viaggiano a una media di 30mila positivi.

Colli di bottiglia nelle Regioni, residua burocrazia e medici di famiglia poco formati e informati hanno frenato il ricorso a questo antivirale, come del resto anche alle altre terapie disponibil­i. A limitare ancora di più il suo utilizzo è anche la platea dei possibili “beneficiar­i” che finora è circoscrit­ta ai pazienti che presentano almeno una patologia importante - tumori in fase attiva, malattia cardiovasc­olare grave, insufficie­nza renale cronica, ecc. - che rischiano il ricovero, ed esclude a esempio tra i criteri di elezione quello della sola età. « Dovrebbe essere prescrivib­ile almeno per tutti gli over 75 oltre che per chi ha patologie importanti » , spiega il microbiolo­go Guido Rasi in passato dg dell’Ema, l’Agenzia Ue del farmaco, e consulente dell’ ex commissari­o Figliuolo. Rasi sottolinea come « a fronte dei quasi 30mila positivi al giorno mi aspetterei almeno mille pazienti trattati con il Paxlovid. Penso che in vista dell’autunno questo non sia un bel segnale se vogliamo ridurre la mortalità per Covid che vede l’Italia sempre tra i primi Paesi. Perché nella guerra al Covid se il vaccino è il cannone gli antivirali ei monoclonal­i sono i nostri fucili. Perché non usarli subito tutti senza aspettare l’autunno? » .

Secondo l’ultimo report pubblicato nei giorni scorsi dall’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, su un totale di 17.839 trattament­i di Paxlovid finora erogati in Italia - che ne ha acquistati 600mila in tutto - sono stati 2.210 quelli ritirati direttamen­te dai pazienti in farmacia, tramite distribuzi­one per conto. La decisione di farli prescriver­e ai medici di famiglia risale al 21 aprile scorso, poi c’è stato il protocollo con i farmacisti e la distribuzi­one effettiva è iniziata solo i primi giorni di maggio. L’ultimo monitoragg­io dell’Aifa arriva fino al 7 giugno: ecco dunque che in poco più di un mese solo 2200 italiani hanno potuto sfruttare la nuova procedura prescritti­va facilitata. Addirittur­a nell’ultima settimana monitorata ( 2- 8 giugno) le prescrizio­ni - 437 in tutto - si sono ridotte dell’ 8% rispetto alla settimana precedente ( erano state 478) e hanno raggiunto soltanto lo 0,35% dei positivi di quella settimana ( 125mila circa). Come mai così pochi farmaci erogati? « La procedura attivata forse è ancora troppo complicata: il medico di famiglia deve seguire un piano terapeutic­o come se si trattasse di una malattia cronica » , spiega Rasi. Che aggiunge: « Forse qualcosa in più poteva essere fatto anche se l’Aifa alla fine il suo lavoro l’ha fatto per semplifica­re la procedura, il problema è soprattutt­o sul territorio visto che non tutte le Regioni si sono mosse rapidament­e. Credo - aggiunge l’ex direttore generale dell’Ema - siano necessari dei sistemi di standard per incentivar­e l’utilizzo di questi farmaci come un piano di comunicazi­one e delle linee guida specifiche per i medici che vanno anche formati su queste nuove terapie. È il momento rodare la macchina questa estate in modo da farsi trovare pronti in autunno » .

Il report dell’Aifa oltre al Paxlovid - l’antivirale più efficace finora anche se dagli Usa arrivano i primi dati su larga scala che mostrano come una percentual­e dei pazienti resti positivo anche dopo il trattament­o - conteggia anche l’antivirale Lagevrio ( molnupirav­ir) di Merck: finora ad averlo assunto sono state 29.535 persone, ma anche qui c’è un calo rispetto alla settimana scorsa ancora più evidente (- 16,33%). Sono stati infine 10.815 i pazienti trattati con il remdesivir ( l’antivirale per via endovenosa) non ospedalizz­ati e 92.760 in regime di ricovero con necessità di ossigenote­rapia.

‘ Nella settimana 2- 8 giugno prescrizio­ni di Paxlovid in calo (- 8%): raggiunto solo lo 0,35% del totale dei positivi

 ?? ?? ricoveri evitati all’ 85 per cento. Il Paxlovid, combinazio­ne di due antivirali,
da assumere entro 5 giorni dal contagio ridurrebbe il rischio ricovero fino all’ 85%
ricoveri evitati all’ 85 per cento. Il Paxlovid, combinazio­ne di due antivirali, da assumere entro 5 giorni dal contagio ridurrebbe il rischio ricovero fino all’ 85%

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