Il Sole 24 Ore

Siccità, agricoltur­a in ginocchio: verso lo stato di emergenza

L’appello. Gli enti chiedono a gran voce lo stato d’emergenza ma intanto c’è chi vieta l’utilizzo dell’acqua di notte, chi richiama i cittadini al senso civico e chi firma i primi decreti come l’Emilia Romagna che paga la situazione del Po

- Cappellini e dell’Orefice

È la Regione Emilia- Romagna la prima a dichiarare lo stato di emergenza per la siccità. Questo consentirà ai singoli Comuni di varare le ordinanze di razionamen­to e utilizzo dell’acqua. Il settore più colpito è l’agricoltur­a. Governo deciso a varare lo stato di emergenza anchew se per ragioni tecnbiche la delibera non arriverà prima di luglio.

Le Regioni italiane chiedono a gran voce lo stato d’emergenza per la siccità. E mentre aspettano dal governo una risposta forte, soprattutt­o al Nord hanno cominciato a muoversi in ordine sparso con le prime misure di razionamen­to. Dalle più rigide ordinanze comunali contro l’utilizzo dell’acqua di notte, ai più blandi appelli al senso civico dei cittadini, fino alle preghiere per la pioggia di manzoniana memoria, annunciate dall’arcivescov­o di Milano, Mario Delpini.

In Emilia Romagna ieri sera il presidente Stefano Bonaccini è stato il primo governator­e a firmare il decreto per la dichiarazi­one dello stato d’emergenza regionale, una decisione che è stata condivisa dalla cabina di regia sulla crisi idrica cui hanno preso parte i gestori del servizio idrico integrato e l’Agenzia interregio­nale per il fiume Po. Al momento, non verranno adottate misure straordina­rie: « La situazione è molto complessa, ma in questo momento nella nostra regione non abbiamo ancora un livello di allarme tale da mettere in discussion­e l’idropotabi­le » , ha detto l’assessore regionale all’Ambiente, Irene Priolo. Ma già da oggi tutti i comuni dell’Emilia- Romagna sono invitati a emettere ordinanze per la riduzione degli utilizzi non indispensa­bili, per esempio lavare l’auto. A destare le maggiori preoccupaz­ioni, anche dal punto di vista dell’acqua potabile, sono soprattutt­o le province di Ravenna e Ferrara: in quest’ultima città sono già state decise le misure emergenzia­li per l’acquedotto.

La Lombardia per il momento resiste, nonostante le difficoltà dei sui fiumi e dei suoi laghi: « Per adesso non si parla ancora di razionamen­to per usi civili - ha detto il presidente della Regione, Attilio Fontana - per ora stiamo intervenen­do per risolvere il problema nell’uso agricolo » . Nei campi lombardi, infatti, l’acqua è agli sgoccioli, con stime di danni all’agricoltur­a che già oggi ammontereb­bero a 2 miliardi di euro: « Tutta la disponibil­ità che abbiamo dato è per coprire le necessità del comparto agricolo per i prossimi dieci giorni » , ha detto il legale rappresent­ante di Enel, Giovanni Rocchi. L’assessore regionale agli Enti locali, Montagna e Piccoli comuni, Massimo Sertori, conferma i tempi molto stretti: « Il riparto delle disponibil­ità delle scorte di acqua è quasi zero: si gioca tutto nei prossimo 8- 9 giorni, l’obiettivo è salvare almeno il primo raccolto. È chiaro che nel momento in cui dovesse andare in malora il raccolto perché non c’è acqua, si chiederà lo stato di calamità e noi come Regione Lombardia, siamo assolutame­nte pronti a chiederlo » .

L’assessore lombardo all’Agricoltur­a, Fabio Rolfi, intanto ha annunciato di aver avviato un tavolo per studiare la possibilit­à di recuperare le acque reflue a fini irrigui. « Serve – ha spiegato l’assessore – un piano nazionale legato alla bacinizzaz­ione dell’acqua, sia attraverso il recupero delle ex cave per l’accumulo irriguo sia con la bacinizzaz­ione dei grandi fiumi. Penso, per esempio, al progetto da 350 milioni di euro di rinaturazi­one del Po, inserito nel Pnrr » .

In Piemonte, ad oggi la regione più colpita dalla siccità, l’acqua è già stata razionata in oltre 200 comuni e il governator­e Alberto Cirio fin da lunedì ha cominciato a parlare di « allarme rosso » . Alla Regione è stato istituito un tavolo di crisi permanente, cui partecipan­o anche i concession­ari dei bacini idroelettr­ici, alcuni dei quali hanno già attivato lo svasamento per gli utilizzi agricoli. In Piemonte gli invasi sono al minimo storico, con una riduzione media dal 40 al 50%, e le acque del Po non sono mai state così basse da 70 anni.

In Veneto l’emergenza idrica si sta facendo sentire soprattutt­o in provincia di Verona, dove 40 comuni hanno già adottato il razionamen­to idrico. Polemico il governator­e, Luca Zaia: « Sono stato il primo, due mesi fa, a fare richiesta dello stato d’emergenza nazionale e ora vedo che i colleghi si sono allineati » . All’orizzonte, però, al momento non sembra esserci nessuna ordinanza regionale, ma solo una serie di consigli, una sorta di decalogo sul consumo responsabi­le dell’acqua. « Il meteo ci fa ben sperare » , ha aggiunto Zaia.

In Toscana il presidente Eugenio Giani ha messo allo studio una legge regionale per la realizzazi­one di bacini, invasi e punti di raccolta acqua sia per fini agricoli che per usi civili. A Livorno, intanto, il sindaco Luca Salvetti ha vietato l’uso dell’acqua potabile per scopi diversi da quelli igienico- domestici, pena una multa dai 100 ai 500 euro.

In Trentino, infine, il sindaco di Ronzo Chienis ha emesso una delle ordinanze più restrittiv­e finora: acqua chiusa di notte dalle 23 alle 6. Nella stessa provincia, il sindaco di Tenno, Giuliano Marocchi, ha stabilito la chiusura di tutte le fontane pubbliche, riservando­si di valutare nei prossimi giorni l’estensione del provvedime­nto anche alle piscine.

E proprio il comparto delle piscine e dei parchi acquatici è oggi il più preoccupat­o di essere in cima alla lista delle restrizion­i dei prossimi giorni. « L’ipotesi di razionamen­ti di acqua o di riduzione dell’orario sarebbero soluzioni insostenib­ili per la nostra categoria » , ha fatto sapere Luciano Pareschi, presidente dell’associazio­ne Parchi Permanenti Italiani. Mentre per Pierpaolo Longo, consiglier­e di Assonuoto e Federazion­e Italiana Nuoto « serve una grande distinzion­e: gli impianti che gestiamo noi erogano un servizio pubblico, ci rivolgiamo a un’utenza che ha un bisogno fisiologic­o di attività come fragili, disabili, o anziani. Chiudere le piscine crea un danno sociale » . A Tesimo però, in Alto Adige, il comune ha già cominciato a vietare l’utilizzo dell’acqua per orti e piscine.

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restrizion­i in 40 comuni
Tevere ai minimi.
I livelli molto bassi delle acque del principale fiume di Roma
( in foto all’altezza di Ponte Milvio) lasciano emergere alghe, scogli e reperti archeologi­ci
‘ In Piemonte l’acqua è già stata razionata in oltre 200 comuni. In provincia di Verona restrizion­i in 40 comuni Tevere ai minimi. I livelli molto bassi delle acque del principale fiume di Roma ( in foto all’altezza di Ponte Milvio) lasciano emergere alghe, scogli e reperti archeologi­ci
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