Draghi e l’Ucraina, via alla mozione di maggioranza Di Maio annuncia l’uscita dal M5S
La risoluzione sull’Ucraina. Conte vota sì dopo la trattativa. Di Maio lascia i Cinquestelle e va al Quirinale ( come ministro degli Esteri). Draghi: una pace che rispetti i diritti di Kiev
Preoccupato per le sorti del Governo? « No » risponde Mario Draghi uscendo dal Senato dove è stata approvata la risoluzione di maggioranza sulla guerra in Ucraina e l’appoggio a Kiev. Un passaggio che appariva stretto fino a metà pomeriggio, a causa della ormai certa scissione del M5S. In serata il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, annuncia l’uscita dal Movimento con una sessantina di parlamentari. No comment di Grillo.
Alla fine, sia pure in extremis, l’accordo è arrivato e la risoluzione è stata votata da tutti i partiti della maggioranza con 219 sì. Mario Draghi andrà al Consiglio europeo con il pieno appoggio delle forze politiche che sostengono il suo Governo e con l’astensione dell’opposizione di Fratelli d’Italia. Il documento approvato ieri sancisce ancora una volta che il Governo continuerà a muoversi « secondo quanto previsto dal decreto legge 14/ 2022 » , ovvero il provvedimento che a marzo, subito dopo l’invasione russa dell’Ucraina, ha legittimano il sostegno a Kiev compreso l’invio di armi fino al 31 dicembre di quest’anno. Anche quel riferimento voluto dai pentastellati nel testo della risoluzione al « necessario e ampio coinvolgimento » avverrà « secondo le modalità ivi previste » , cioè del decreto di marzo. Di fatto quindi non cambia niente: si procede esattamente come avvenuto finora. Proprio quello che Conte e i pentastellati a lui vicini non volevano. Tant’è che per ore ieri si è materializzato il possibile strappo, l’uscita dal governo dei ministri M5s. Una tentazione andata però via via affievolendosi parallelamente alla certezza dell’annuncio imminente della scissione di Luigi Di Maio, che nel frattempo stava procedendo alla raccolta delle firme per ufficializzare l’addio a M5s, la nascita dei gruppi di « Insieme per il futuro » . Un’accelerazione che Conte non si aspettava, non in questi termini probabilmente. Qualcuno tra i suoi dice che il ministro degli Esteri, seduto accanto a Draghi, abbia ricevuto il via libera da Chigi.
Quando Draghi arriva al Senato, la tensione però è ancora alta, l’accordo non c’è. Il premier parla meno di mezz’ora. Tanto gli basta per ribadire il pieno sostegno dell’Italia all’Ucraina. Di « armi » non c’è traccia nell’intervento. Ma è una mera concessione lessicale. Zelensky, ha detto Draghi ricordanto il viaggio a Kiev la scorsa serromana assieme a Emmanuel Macron e Olaf Scholz, « ci ha chiesto di continuare a sostenere l'Ucraina per poter raggiungere una pace che rispetti i loro diritti e la loro volontà » perché « solo una pace concordata e non subita può essere davvero duratura » . E in quel sostegno il presidente ucraino ha più volte ripetuto che è essenziale anche la fornitura di armamenti. « Non smetteremo di sostenere la diplomazia e cercare la pace, una pace nei termini che sceglierà l’Ucraina » , insiste il premier ribadendo il pieno appoggio alla candidatura di Kiev nella Ue così come la convinzione dell’efficacia delle sanzioni contro Mosca. A Bruxelles centrale sarà il confronto sul tetto al prezzo del gas ma anche sulla « profonda revisione » delle regole che governano l’Unione, in particolare « in politica estera, di sicurezza, in politica economica, in politica sociale » . Ma su questo nessun distinguo nella maggioranza. Il Governo continuera a muoversi per « ricercare la pace » e « superare questa crisi » perché « questo è il mandato ricevuto da questo Parlamento, da voi » . Poco dopo arriva l’accordo. Draghi ne prende atto. Nella rapidissima replica ringrazia il Senato per « l’unità che è essenziale specialmente in questi momenti » quando si devono prendere decisioni « molto complesse » , « profonde » , che hanno risvolti « anche morali » e per le quali « avere il sostegno del Senato nel prendere queste decisioni è molto, molto importante per me. Grazie » . Il premier guadagna l’uscita. A chi glielo chiede nega di essere preoccupato per gli effetti sul governo. Di Maio in serata è salito al Quirinale. Incontro con « il ministro degli Esteri » in agenda già da giorni, fanno sapere al Colle, dove si monitora attentamente la situazione. In serata M5s ha smentito voci che davano a breve in uscita dal Governo i ministri vicini all’ex premier. Ma si vive alla giornata. E per adesso ci si accontenta.