Il Sole 24 Ore

Draghi e l’Ucraina, via alla mozione di maggioranz­a Di Maio annuncia l’uscita dal M5S

La risoluzion­e sull’Ucraina. Conte vota sì dopo la trattativa. Di Maio lascia i Cinquestel­le e va al Quirinale ( come ministro degli Esteri). Draghi: una pace che rispetti i diritti di Kiev

- Barbara Fiammeri

Preoccupat­o per le sorti del Governo? « No » risponde Mario Draghi uscendo dal Senato dove è stata approvata la risoluzion­e di maggioranz­a sulla guerra in Ucraina e l’appoggio a Kiev. Un passaggio che appariva stretto fino a metà pomeriggio, a causa della ormai certa scissione del M5S. In serata il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, annuncia l’uscita dal Movimento con una sessantina di parlamenta­ri. No comment di Grillo.

Alla fine, sia pure in extremis, l’accordo è arrivato e la risoluzion­e è stata votata da tutti i partiti della maggioranz­a con 219 sì. Mario Draghi andrà al Consiglio europeo con il pieno appoggio delle forze politiche che sostengono il suo Governo e con l’astensione dell’opposizion­e di Fratelli d’Italia. Il documento approvato ieri sancisce ancora una volta che il Governo continuerà a muoversi « secondo quanto previsto dal decreto legge 14/ 2022 » , ovvero il provvedime­nto che a marzo, subito dopo l’invasione russa dell’Ucraina, ha legittiman­o il sostegno a Kiev compreso l’invio di armi fino al 31 dicembre di quest’anno. Anche quel riferiment­o voluto dai pentastell­ati nel testo della risoluzion­e al « necessario e ampio coinvolgim­ento » avverrà « secondo le modalità ivi previste » , cioè del decreto di marzo. Di fatto quindi non cambia niente: si procede esattament­e come avvenuto finora. Proprio quello che Conte e i pentastell­ati a lui vicini non volevano. Tant’è che per ore ieri si è materializ­zato il possibile strappo, l’uscita dal governo dei ministri M5s. Una tentazione andata però via via affievolen­dosi parallelam­ente alla certezza dell’annuncio imminente della scissione di Luigi Di Maio, che nel frattempo stava procedendo alla raccolta delle firme per ufficializ­zare l’addio a M5s, la nascita dei gruppi di « Insieme per il futuro » . Un’accelerazi­one che Conte non si aspettava, non in questi termini probabilme­nte. Qualcuno tra i suoi dice che il ministro degli Esteri, seduto accanto a Draghi, abbia ricevuto il via libera da Chigi.

Quando Draghi arriva al Senato, la tensione però è ancora alta, l’accordo non c’è. Il premier parla meno di mezz’ora. Tanto gli basta per ribadire il pieno sostegno dell’Italia all’Ucraina. Di « armi » non c’è traccia nell’intervento. Ma è una mera concession­e lessicale. Zelensky, ha detto Draghi ricordanto il viaggio a Kiev la scorsa serromana assieme a Emmanuel Macron e Olaf Scholz, « ci ha chiesto di continuare a sostenere l'Ucraina per poter raggiunger­e una pace che rispetti i loro diritti e la loro volontà » perché « solo una pace concordata e non subita può essere davvero duratura » . E in quel sostegno il presidente ucraino ha più volte ripetuto che è essenziale anche la fornitura di armamenti. « Non smetteremo di sostenere la diplomazia e cercare la pace, una pace nei termini che sceglierà l’Ucraina » , insiste il premier ribadendo il pieno appoggio alla candidatur­a di Kiev nella Ue così come la convinzion­e dell’efficacia delle sanzioni contro Mosca. A Bruxelles centrale sarà il confronto sul tetto al prezzo del gas ma anche sulla « profonda revisione » delle regole che governano l’Unione, in particolar­e « in politica estera, di sicurezza, in politica economica, in politica sociale » . Ma su questo nessun distinguo nella maggioranz­a. Il Governo continuera a muoversi per « ricercare la pace » e « superare questa crisi » perché « questo è il mandato ricevuto da questo Parlamento, da voi » . Poco dopo arriva l’accordo. Draghi ne prende atto. Nella rapidissim­a replica ringrazia il Senato per « l’unità che è essenziale specialmen­te in questi momenti » quando si devono prendere decisioni « molto complesse » , « profonde » , che hanno risvolti « anche morali » e per le quali « avere il sostegno del Senato nel prendere queste decisioni è molto, molto importante per me. Grazie » . Il premier guadagna l’uscita. A chi glielo chiede nega di essere preoccupat­o per gli effetti sul governo. Di Maio in serata è salito al Quirinale. Incontro con « il ministro degli Esteri » in agenda già da giorni, fanno sapere al Colle, dove si monitora attentamen­te la situazione. In serata M5s ha smentito voci che davano a breve in uscita dal Governo i ministri vicini all’ex premier. Ma si vive alla giornata. E per adesso ci si accontenta.

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Il premier Mario Draghi con al fianco il ministro degli Esteri Luigi Di Maio
al senato. Il premier Mario Draghi con al fianco il ministro degli Esteri Luigi Di Maio

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