Il Sole 24 Ore

« Giusto conoscere tutto dei settori strategici ma niente dirigismo »

Segretario generale della presidenza del Consiglio dei ministri

- Giorgio Santilli

« Bisogna rifuggire dalle tentazioni dirigistic­he, il golden power non è uno strumento di politica industrial­e. Se il rafforzame­nto e la progressiv­a estensione dell’istituto consentono allo Stato di avere un panorama completo delle operazioni dei soggetti stranieri nei settori strategici, e questo è positivo nella fase attuale, al tempo stesso l’esercizio concreto dei poteri di golden power deve restare dentro i limiti fissati dalla necessità di bilanciare la difesa di interessi nazionali fondamenta­li con il principio di libera circolazio­ne dei capitali. In tutti i settori che non siano difesa e sicurezza, l’intervento deve restare un’eccezione » . Roberto Chieppa, segretario generale della Presidenza del Consiglio, presiede il gruppo di coordiname­nto sui poteri speciali del golden power, la struttura che a Palazzo Chigi riceve le notifiche delle operazioni dalle imprese straniere e svolge l’istruttori­a per la valutazion­e finale del Consiglio dei ministri. Chieppa commenta così il dato che, nonostante l’estensione dell’ambito di applicazio­ne della disciplina del golden power e le notifiche cresciute dalle 48 del 2018 alle 496 del 2021, vede scendere la quota di istruttori­e concluse con un provvedime­nto di veto o approvazio­ne con prescrizio­ni in due anni dal 15% al 6%. « In parte questo è proprio l’effetto dell’allargamen­to della disciplina a nuovi settori » , dice. Per lui, che è stato segretario generale dell’Antitrust, la tutela del mercato è un principio sacrosanto. « Per l’Italia - aggiunge - tanto più questa è una priorità, consideran­do la nostra necessità di essere un Paese attrattivo per gli investimen­ti esteri al pari di altri grandi Paesi europei come Francia e Germania » .

Come può evitare, il governo, di trasmetter­e segnali al mercato che riducano l’attrattivi­tà dell’Italia?

Anzitutto, come dicevo, usando i poteri speciali quando è strettamen­te necessario per la difesa di interessi strategici nazionali. Inoltre, dobbiamo soddisfare due esigenze fondamenta­li. La prima è la prevedibil­ità delle nostre decisioni per gli operatori: dobbiamo valutare sulla base di criteri oggettivi ed evitare disparità di trattament­o. La seconda è la tempestivi­tà delle nostre decisioni. Per garantirla stiamo agendo su tre leve: la semplifica­zione delle procedure ove possibile; il rafforzame­nto della capacità amministra­tiva, che stiamo perseguend­o con la costituzio­ne presso il Dipartimen­to per il coordiname­nto amministra­tivo di un ufficio generale con due servizi e con la costituzio­ne di un nucleo di esperti; la firma di protocolli con la Guardia di Finanza per rafforzare la nostra capacità investigat­iva.

La disciplina legislativ­a può essere considerat­a stabilizza­ta dopo l’intervento del Dl 21/ 2022?

Penso di sì. Quali sono le semplifica­zioni in cantiere?

Il decreto legge 21/ 2022 ha previsto un Dpcm che approverem­o a breve e che introduce, per esempio, una prenotific­a per facilitare il dialogo fra impresa e autorità pubblica prima ancora di formalizza­re l’avvio dell’istruttori­a. In questo modo ridurremo il numero di istruttori­e. Un’altra semplifica­zione è l’eliminazio­ne della decisione del Consiglio dei ministri se il gruppo di coordiname­nto ha già deciso all’unanimità, e senza opposizion­e delle parti, che non si debba procedere né con un veto né con prescrizio­ni. L’ 80% delle istruttori­e oggi si conclude con il « non esercizio » dei poteri speciali. Il Consiglio dei ministri potrebbe concentrar­si così sui casi davvero importanti.

Il potere di veto che fino al 2019 era stato esercitato in un solo caso, ora è salito a otto casi.

Non sono molti, consideran­do lo scenario internazio­nale che abbiamo vissuto dalla Pandemia e la progressiv­a estensione dell’ambito di applicazio­ne. Nel 2021 sono stati lo 0,6 % dei casi. D’altronde, oggi l’attenzione sugli investimen­ti esteri è molto alta, anche negli altri Paesi europei. La stessa commission­e ha ribaltato il suo atteggiame­nto: prima, nel marzo 2020, consentend­o con più facilità l’utilizzo del golden power ai Paesi che ne erano dotati, poi il 6 aprile scorso, dopo l’inizio della guerra, addirittur­a invitando gli Stati membri che non hanno una disciplina, a dotarsene.

Oggi molti, anche fra i partiti, sostengono che l’interesse pubblico coincida con la difesa delle nostre imprese e con la limitazion­e dell’espansione delle imprese straniere, cinesi e russe in prima battuta. La vicenda del 5G, in fondo, con forti limitazion­i a fornitori cinesi, ci ha proiettato verso questa idea.

Il golden power è un atto amministra­tivo, non politico. Occorre quindi ben evidenziar­e quale sia l’interesse nazionale da difendere, sulla base di un criterio oggettivo e non discrezion­ale. Facciamo un esempio nel settore dell’energia, su cui oggi c’è una sensibilit­à elevatissi­ma: se abbiamo un rigassific­atore galleggian­te, la decisione del governo dovrà tenere conto dell’interesse pubblico che è quello che quel rigassific­atore non venga spostato e continui a servire il nostro territorio. Questo interesse pubblico è prevalente anche rispetto a quello della proprietà del rigassific­atore. Quanto al 5G, bisogna dire che l’inseriment­o nella disciplina sul golden power è avvenuto per sopperire in quel momento all’assenza di una disciplina adeguata specifica sulla cybersicur­ezza, che ora c’è. Inoltre, solo il Regno Unito ha seguito l’indicazion­e americana di bandire tutti gli operatori cinesi. Gli altri Paesi europei hanno deciso di valutare caso per caso. Noi siamo passati da una prima fase di controllo contratto per contratto a una procedura semplifica­ta che analizza il piano annuale presentato dai singoli operatori con l’indicazion­e di contratti e fornitori.

Sono circolate ipotesi di possibili misure di indennizzo in favore dei proprietar­i delle aziende target su cui scatta il potere di veto o prescrizio­ni che inducono a rinunciare all’operazione. C’è qualcosa del genere allo studio?

No, non risulta. Piuttosto, aumentare la prevedibil­ità delle decisioni può consentire alle imprese di meglio orientare i propri investimen­ti e assumere scelte compatibil­i con l’interesse nazionale.

 ?? IMAGOECONO­MICA ?? A Palazzo Chigi. Il segretario generale, Roberto Chieppa, presiede il gruppo di coordiname­nto sul golden power
IMAGOECONO­MICA A Palazzo Chigi. Il segretario generale, Roberto Chieppa, presiede il gruppo di coordiname­nto sul golden power

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