Fonti green, patto con le imprese per 20GW in tre anni
Bonomi: presenteremo un progetto di riforma del mercato elettrico
Le imprese del settore delle rinnovabili e il ministro per la Transizione ecologica, Roberto Cingolani, stringono un patto sui nuovi obiettivi di fonti verdi da raggiungere per aumentare l’indipendenza energetica e proseguire il percorso di decarbonizzazione. La pace tra “rinnovabilisti”, come aveva chiamato Cingolani le imprese associate e Elettricità Futura, e il ministero è stata sancita ieri in occasione dell’assemblea annuale dell’associazione. Il punto di equilibrio è stato trovato su nuovi obietti annuali da raggiungere, meno “aggressivi” rispetto a 60 gigawatt in tre anni di rinnovabili sollecitati da Elettricità Futura a febbraio. Ora i target puntano a 5 gigawatt nel 2022, 6 gigawatt nel 2023 e 8 gigawatt nel 2024, quindi 20 gigawatt nel primo triennio e poi 30 gigawatt ( da 10 a 12 gigawatt l’anno nel periodo 2025- 2027).
Una tabella di marcia che è compatibile con la revisione al rialzo degli obiettivi prevista dalla Commissione Ue attraverso RepowerEu e che, secondo il presidente di Elettricità Futura Agostino Re Rebaudengo richiederà 309 miliardi di investimenti cumulati al 2030 del settore elettrico e della sua filiera industriale; 345 miliardi di benefici economici cumulati al 2030 in termini di valore aggiunto per filiera e indotto e crescita dei consumi nazionali. Tutto questo a fronte di 85 gigawatt aggiuntivi di potenza da fonti rinnovabili installata entro il 2030.
Per il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, RepowerEu e la direttiva Fit for 55 richiederanno investimenti cumulati per 1.100 miliardi. Bonomi ha accolto con favore il nuovo piano presentato ieri ma ha messo in guardia sul percorso di semplificazioni ancora da compiere. « Anche le Regioni devono fare la loro parte - ha sottolineato -. Se entro il 31 dicembre non saranno identificate le aree idonee rischiamo di vanificare tutti gli sforzi di pianificazione al 2030 » . Il Mite pubblicherà le linea guida sulle aree idonee entro la fine del mese, ma la partita sulla distribuzione territoriale degli impianti sarà quella più dura. Il presidente di Confindustria ha sottolineato l’importanza di « sostenere il governo nella proposta di un intervento di regolamentazione del prezzo del gas, a livello europeo, per contenere la forte speculazione che ha trascinato al rialzo anche il prezzo dell’energia elettrica » precisando poi che « nel caso in cui dovessero scattare dei meccanismi di interruzione del gas i settori produttivi sarebbero i primi ad essere chiamati a ridurre i consumi, con effetti rilevanti sulla crescita economica del Paese » .
Bonomi ieri ha annunciato anche la presentazione a breve di un progetto di riforma del mercato elettrico, perchè quello attuale « non funziona più » e va adattato alla sempre maggiore presenza delle rinnovabili. Per il ministro Cingolani, i dati relativi alle richieste di allaccio di impianti già realizzati a Terna evidenzia che nel primo semestre 2022 sono stati realizzati impianti per 5,3 gigawatt di rinnovabili, contro 1,35 gigawatt del 2021.
A fine anno si possono superare gli obiettivi per il 2022 e arrivare anche a 9 gigawatt, ha rivelato, che poi verranno allacciati negli anni successivi. Cingolani ha inoltre spiegato che la strategia del governo sull’indipendenza energetica punta a sostituire i 30 miliardi di gas importati dalla Russia. « Circa 25 miliardi arrivano da altri paesi – ha detto -. Ma i restanti 5 miliardi dovranno essere recuperati in parte con l'’ efficienza energetica e in parte da spinta delle rinnovabili » . Il presidente della Commissioni Via del Mite, Massimiliano Atelli, ha messo in evidenza complessità di tipo diverso. Ha posto l’accento sul
‘ Re Rebaudengo: « Entro il 2030 nuovi 85 GW richiederanno 309 miliardi di investimenti »
fatto che la scelta del governo di raddoppiare le commissioni dedicate alla Via deve essere sostenuta da finanziamenti adeguati ( per la spesa per dotazioni tecnologiche e sopralluoghi, oltre che per commissari e personale di supporto), finanziati con le tariffe che pagano le imprese quando sottopongono a Via un progetto. Nel decreto Aiuti il governo ha mostrato di essere consapevole del problema dell’attuale sottofinanziamento, aumentando gli stanziamenti, pari ora a 6,2 milioni di euro annui ( a fronte però degli 8/ 9 milioni necessari a far funzionare le commissioni). Per Atelli, la conversione del decreto può essere l’occasione utile per intervenire su questo aspetto, adeguando gli stanziamenti in modo da evitare un probabile rischio di paralisi del sistema del permitting.