Il Sole 24 Ore

In manovra prove di anticipo su Irap e cuneo

Due- tre miliardi per abolire l’imposta regionale su profession­isti e piccoli

- — M. Mo. — G. Tr.

L'ultima legge di bilancio ha di fatto anticipato l'avvio della riforma fiscale con il « primo modulo » Irpef, che ha ridotto da cinque a quattro le aliquote e ha dedicato 7 miliardi all'alleggerim­ento dell'imposta sui redditi delle persone fisiche. La prossima manovra potrebbe diventare la corsia di lancio di altri pezzi di riforma. I temi in prima fila sono due: il « progressiv­o superament­o » dell'Irap e il taglio del cuneo fiscale sul lavoro. Il problema, il solito, è quello di far quadrare i conti pubblici in una congiuntur­a che non regala grandi spazi fiscali con la crescita frenata da guerra e inflazione, e chiude la via del debito facile con il rialzo dei tassi e la fine degli acquisti pandemici dei titoli di Stato da parte dell'Eurosistem­a. Anche sull'Irap, in realtà, si tratta di proseguire su una strada già battuta con la manovra per quest'anno, che ha cancellato l'imposta regionale sulle ditte individual­i. Quella scelta è costata circa un miliardo, che non è stato complicati­ssimo trovare nei margini di deficit allargati da un rimbalzo del Pil 2021 superiore a ogni previsione della vigilia. Nella sua ultima versione la legge delega si incarica già di definire la prossima tappa: perché la priorità è individuat­a in « società di persone, studi associati e società fra profession­isti » . L'idea è insomma quella di puntare sull'Irap “dei piccoli”, anche per ovvie ragioni di sforzo finanziari­o oltre che per obiettivi più nobili come quello di cancellare un disallinea­mento fiscale che fin qui ha per esempio impedito il decollo effettivo della trasformaz­ione in forma societaria delle attività profession­ali. Il costo oscillereb­be fra i due e i tre miliardi all'anno a seconda dei confini e delle modalità attuative del taglio. Le ambizioni della delega volano poi molto più in alto. Perché profession­isti e società di persone sono solo appunto la « priorità » di un disegno più ampio, che punta all'archiviazi­one definitiva di un'imposta regionale nata nel segno della semplifica­zione ( ha sostituito Ilor, contributi sanitari, Iciap e altri tributi minori) ma presto finita al centro di critiche fitte come le promesse elettorali di una sua abolizione. Con qualche sua colpa. La più grave, quella di tassare il costo del lavoro nutrendo nei fatti un disincenti­vo alla crescita dimensiona­le e occupazion­ale delle imprese, è stata cancellata dalla deducibili­tà integrale introdotta nel 2015 dal governo Renzi. Ma anche dopo quella cura l'Irap dei privati vale 13 miliardi ( quella delle Pa è una partita di giro per il bilancio dello Stato), complicati­ssimi da trovare. L'idea in realtà non è un'abolizione sic et simplicite­r dell'Irap, ma di una sua fusione con l'Ires che non peserebbe troppo sui conti una volta abolita l'imposta sui piccoli. Ma alzerebbe le aliquote Ires con effetti tutti da valutare anche sull'immagine competitiv­a del fisco italiano per le aziende. Se ne parlerà probabilme­nte nella prossima legislatur­a. L'altro dossier caldo nel governo è quello del taglio al cuneo fiscale, che ha anche provato ad accelerare per salire sul treno del nuovo decreto Aiuti in arrivo ma ha inciampato in problemi di copertura al momento irrisolti. Il punto chiave è infatti quello di costruire una misura che si senta nelle buste paga dei lavoratori schiacciat­e dall'inflazione. E per farlo occorrono almeno 5- 7 miliardi nei calcoli dei tecnici del governo, che arrivano invece fino a 16 nella proposta avanzata da Confindust­ria. La via maestra per concentrar­e le risorse sui lavoratori dipendenti è naturalmen­te quella del taglio contributi­vo. Ma l'altra componente del cuneo fiscale è l'Irpef. Anche sulla regina delle imposte la maggioranz­a ha scritto nella delega una priorità, rappresent­ata dalla « riduzione delle aliquote medie effettive relative ai redditi medio- bassi » . L'obiettivo è di concentrar­e su queste fasce gli alleggerim­enti fiscali dopo che nella scorsa manovra si è lavorato alla limatura dei salti di aliquota sui redditi medi. Anche in questo caso, è tutta una questione di costi: e della necessità di scelte politiche un po' più complicate rispetto alla decisione di fare extradefic­it nella ricerca dei fondi per coprirli.

‘ In legge di bilancio anche il taglio al costo del lavoro al bivio tra contributi e riduzione dell’aliquota ‘ CASHBACK Nel nuovo tentativo di riordino di detrazioni e deduzioni trova spazio anche la promessa dell’accredito diretto sul conto corrente

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