Il Sole 24 Ore

Per Draghi una maggioranz­a provvisori­a, inizia la salita

- Di Lina Palmerini

In una giornata è successo quello che stava maturando da tempo. Innanzitut­to lo strappo nei 5 Stelle con il divorzio del ministro Di Maio e la costituzio­ne dei suoi gruppi in Parlamento. Finisce una storia, quella del partito vincitore nel 2018, che aveva la maggiore rappresent­anza alle Camere. A un certo punto del pomeriggio sembrava che Conte stesse per ritirare la sua delegazion­e dal Governo e che non firmasse la risoluzion­e di maggioranz­a nel passaggio al Senato di Draghi ma poi i motori si sono fermati. Del resto su cosa fare la crisi? Su una pace che al momento non ha spiragli? Senza contare che si sarebbero lasciati appesi i prossimi decreti di proroga sul caro vita. Così Conte ha dovuto masticare un boccone amaro, il sì a Draghi e pure la scissione.

Chi aveva previsto che non sarebbe stato indolore questo passaggio al Senato, aveva ragione. A dirlo era stato Giorgetti che aveva compreso come sulla guerra in Ucraina si sarebbe arrivati a una resa dei conti e a un nuovo inizio di partita. Perché di questo si tratta. Difficile dire quanto reggerà il Governo e se arriverà alla legge di bilancio. Quel che è certo è che è cominciato un nuovo big bang per la politica italiana che mette su una strada scivolosa il premier. Il problema è che avviene con una sfilza di emergenze economiche. E con un rischio alto per un Paese come il nostro, il più esposto sul debito, il più esposto agli annunci – non sempre a segno – della Bce. Sulla carta il Governo ha i numeri, come racconta l’esito del voto di ieri, ma non sono affidabili.

È solo una maggioranz­a di facciata, provvisori­a in attesa del casus belli che darà la spinta a Conte o a Salvini per alzare la posta. Magari sui dossier economici rilanciand­o il fatidico slogan dello scostament­o di bilancio da qui a settembre. La scommessa dei partiti usciti ammaccati dalle amministra­tive – Lega e 5 Stelle - è riuscire a catturare quel malessere sociale e trasformar­lo in consenso come in Francia hanno fatto Le Pen e Melenchon. Una scommessa che scuote più il centro sinistra e quel campo largo che Letta intendeva costruire con Conte. Ma il profilo che il leader Pd ha dato al partito è innanzitut­to di affidabili­tà, dunque, sarebbe difficile da comprender­e un’alleanza con un Movimento che sceglie l’appoggio esterno o l’opposizion­e. E quello sembra il destino di Conte, a maggior ragione dopo lo strappo di Di Maio che impone una differenza e una distanza. Sarebbe, però, un nuovo cambiament­o di rotta per l’ex premier. Dopo aver governato con destra, sinistra e larghe intese, approda all’opposizion­e sul finale di legislatur­a per recuperare una storia andata in frantumi.

 ?? ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy