Il Sole 24 Ore

La strada in salita e l’offerta politica per creare il Terzo Polo

Sistemi elettorali

- Roberto D’Alimonte

Prima dell’avvento del M5S i terzi poli della Seconda Repubblica non hanno mai avuto molta fortuna. Adesso sono in tanti che vorrebbero ripetere quello che il M5S è riuscito a fare nel 2013 e nel 2018 e cioè scardinare l’assetto bipolare della politica italiana: diventare indispensa­bili per la formazione di qualunque governo. Va da sé che questo obiettivo può essere raggiunto solo se nessuno dei due poli principali arriva alla maggioranz­a assoluta dei seggi alle prossime elezioni. A quali condizioni può succedere?

La prima è la modifica del sistema elettorale in senso proporzion­ale. Questa condizione però non verrà soddisfatt­a per la semplice ragione che con l’attuale sistema il centro- destra pensa di poter vincere e quindi non ha nessun interesse a modificarl­o per favorire il centro- sinistra e la formazione di un polo di centro. La seconda condizione è che il costituend­o polo di centro possa ottenere una significat­iva percentual­e di seggi, almeno il 10 per cento. Sulla carta non è una impresa impossibil­e. Tenendo conto che, a differenza del M5S nel 2018, non vincerà in nessun collegio uninominal­e il 10% dei seggi proporzion­ali alla Camera vuol dire circa 25- 30 deputati. Con un po’ di fortuna potrebbero bastare a impedire al centro- destra di ottenere la maggioranz­a assoluta. Ma in pratica è un obiettivo difficilme­nte raggiungib­ile.

In Italia oggi non esiste area politica più affollata del centro. I centristi, tali o presunti tali, sono talmente tanti che è una impresa enumerarli tutti: Azione, + Europa, Italia Viva, Coraggio Italia, Idea, Udc, Direzione Italia ecc. Il loro numero e la loro dimensione sono il primo ostacolo alla formazione di un polo di centro credibile. Poi ci sono differenze di carattere politico dipendenti dal perimetro più o meno largo del costituend­o polo e soprattutt­o rivalità e personalis­mi che hanno più a vedere con l’antropolog­ia che con la politica. In aggiunta c’è un sistema elettorale che non facilita le cose.

Con l’attuale sistema di voto gli aspiranti terzo polisti hanno due opzioni. La prima è quella di fare una lista unica in cui confluisco­no tutti insieme appassiona­tamente. Con il 3% accedono ai seggi . La seconda è fare una coalizione di liste. La seconda opzione è più vantaggios­a perché ognuna delle liste, almeno quelle più ambiziose, si presentere­bbe con il proprio simbolo e il proprio nucleo di candidati. Va da sé che se la lista è unica, le singole componenti scompaiono. Meglio quindi la coalizione, ma anche questa opzione è problemati­ca. Infatti le regole attuali prevedono che solo i partiti che ottengono almeno il 3% dei voti prendono seggi. Se un partito in coalizione ha il 2% non prende seggi, ma i suoi voti servono ai partiti con il 3% per prendere loro più seggi. In altre parole in una coalizione in cui Italia Viva sta con Azione, se Italia Viva ha il 2,5% e Azione il 4% i voti del partito di Renzi vanno a Calenda.

Questo ad una condizione: che la coalizione nel suo complesso prenda il 10%. Se non è così il 2,5% di Italia Viva e i voti di tutti i partiti compresi tra l’ 1 % e il 2,9% vanno persi.

Non a caso abbiamo citato Renzi e Calenda. Infatti Azione è l’unico partito che sulla base delle attuali stime di sondaggio ha una ragionevol­e chance di stare sopra il 3 per cento. Tutti gli altri rischiamo di stare sotto e quindi di essere portatori di voti a favore di Calenda. Come potrebbero essere compensati? I politici italiani sono grandi specialist­i di stratagemm­i elettorali. In questo caso l’espediente sarebbe quello di negoziare posti nella lista di Calenda. Ma sarebbe comunque un pasticcio di non facile realizzazi­one. Facciamo fatica a vedere Calenda prestarsi ad una operazione simile. Ma potremmo sbagliarci.

Insomma la strada del terzo polo a noi sembra parecchio in salita. Ma aldilà dei problemi di tecnica elettorale la vera questione è politica. In Italia lo spazio per un terzo polo c’è. Manca una offerta credibile. La gente vuole qualcosa di nuovo , di diverso che generi entusiasmo, speranza di cambiament­o. L’attuale configuraz­ione del centro italiano è quella di un caravanser­raglio di nuove sigle che nascondono vecchie facce senza un leader carismatic­o. Ci sono troppi polli. E tanti polli non fanno un polo. Ma da qui alle elezioni politiche della prossima primavera tante cose potrebbero succedere. Una è che i sondaggi comincino a segnalare che Forza Italia, Lega e Fdi non sono in grado di vincere la maggioranz­a assoluta dei seggi, come invece sembra essere il caso oggi. Se così fosse, si aprirebbe uno scenario nuovo in cui tutto potrebbe succedere. La riforma elettorale? La nascita di un terzo polo a dispetto degli handicap di cui abbiamo parlato? Per esempio con Forza Italia come elemento aggregante. Oppure l’arrivo sulla scena di un deus ex machina. La politica italiana ci ha abituato a sorprese di tutti i tipi. Non sarebbe un fatto straordina­rio se una altra fosse dietro l’angolo, tenendo conto anche dei problemi economici e sociali che dovremo affrontare il prossimo autunno.

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