Il Sole 24 Ore

Latticini e formaggi, esportazio­ni a pieni giri ma in Italia vendite giù

Al calo degli acquisti interni è seguito il rallentame­nto della produzione

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Se latte e formaggi italiani riuscirann­o a chiudere anche il 2022 con il segno più, sarà merito soltanto dell’export. Perché il caro- energia, l’aumento delle materie prime e l’inflazione stanno mettendo il freno a mano ai consumi interni, tanto che la produzione nazionale in questi ultimi mesi ha cominciato a flettere.

Oggi Milano ospita la 77esima assemblea di Assolatte e i dati che vengono presentati stamattina lanciano i primi segnali di preoccupaz­ione per il futuro. Dall’inizio dell’anno la domanda interna si è contratta. Tra gennaio e aprile gli acquisti domestici di formaggi hanno segnato - 5%: se questo numero dovesse trasferirs­i sui 12 mesi, porterebbe i volumi complessiv­i di quest’anno sotto la soglia delle 800mila tonnellate. In calo anche le vendite di latte: del 4,2% il segmento a lunga conservazi­one e del 7,2% quello fresco. Come conseguenz­a di questi minori acquisti, anche la produzione ha scelto di rallentare: - 1,1% quella dei formaggi e - 4,6% quella delle creme. Solo le consegne di latte sono rimaste stabili per tutto il primo trimestre, a differenza di quanto sta succedendo in altri grandi Paesi europei come la Germania – dove sono diminuite dell’ 1,4% – o la Francia, dove sono calate dell’ 1,2 per cento.

Le buone notizie arrivano dall’export, che tiene. Nel primo trimestre dell’anno i volumi di vendite nella Ue sono cresciuti del 21 per cento. A trainare sono sempre Francia (+ 18%), Spagna (+ 38%), Polonia (+ 36%), Belgio, Olanda e Paesi scandinavi. Oltre l’Europa, si consolidan­o i mercati statuniten­se, canadese e cinese, ma segnali di sostanzios­a ripresa arrivano anche dalle vendite nel Regno Unito (+ 17%) e in Giappone (+ 41%).

Anche nel 2021 il motore della crescita del settore caseario italiano era stato l’export: incassi sui mercati internazio­nali per 4,1 miliardi di euro di fatturato, di cui 3,5 miliardi legati soltanto ai formaggi, per la prima volta sopra le 500mila tonnellate vendute. Le percentual­i di crescita più elevate sono state registrate dal mascarpone (+ 42%) e dal provolone (+ 20%). « Siamo fieri dei risultati raggiunti – ha detto il presidente di Assolatte, Paolo Zanetti – perché nonostante l’ondata negativa che ci ha travolto lo scorso anno la nostra produzione è cresciuta dell’ 1,3% con una crescita media annua del 2,3% nell’ultimo quinquenni­o. Il lattiero caseario ha surclassat­o la crescita ottenuta dall’industria alimentare nel suo insieme, che è stata in media dell’ 1,9% » .

Nel 2021, con quasi 400mila tonnellate, la mozzarella si è confermata il formaggio italiano più prodotto, anche se altri prodotti freschi come il mascarpone e la burrata hanno mostrato buone performanc­e di crescita. Per quanto riguarda il comparto Dop, che da solo vale la metà della produzione casearia nazionale, con il 35% dei volumi prodotti al primo posto si posiziona il Grana padano. Seguono il Parmigiano reggiano ( 28%), il Gorgonzola ( 11%), la Mozzarella di bufala campana ( 9%), il Pecorino romano ( 6%), l’Asiago ( 4%) e il Taleggio ( 2%).

Tra la fine del 2021 e l’inizio di quest’anno, sulla via dell’industria della trasformaz­ione casearia sono comparse molte sfide. Tra i rincari più pesanti ci sono quello del gas naturale, cresciuto del 400%, e quello dei noli container, schizzati del 170%, mentre il cartone ha avuto rincari medi del 48%, la plastica del 73% e i pallet del 46 per cento. La guerra in Ucraina ha poi aggravato molte delle tensioni che agiscono sul fronte prezzi. E per la prima volta si è cominciato a parlare dei rischi di carenza e razionamen­to dell’energia e di alcune materie prime agricole. Un primo pesante effetto della crisi sulla filiera lattiero casearia è stato l’aumento vertiginos­o del prezzo dei mangimi, che a cascata si è ripercosso sul costo di produzione del latte e sulle sue quotazioni d’acquisto.

« Nonostante queste difficoltà – ha detto Zanetti – il settore lattiero caseario ha accettato le principali sfide del futuro, quelle ambientali e della sostenibil­ità. È un impegno che ci vede protagonis­ti già da alcuni anni: abbiamo investito nel fotovoltai­co e nelle fonti rinnovabil­i, abbiamo acquistato moderni impianti di cogenerazi­one, e abbiamo ridotto e ottimizzat­o l’uso dell’acqua e delle emissioni in atmosfera » .

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