Il Sole 24 Ore

Il secondo lavoro dei familiari impegna 14 ore a settimana

Metà dei lavoratori chiede un alleggerim­ento e più servizi adeguati. Per il 17% spesa di 10mila euro all’anno, secondo Bcg e Jointly

- Cristina Casadei

L’Italia è un paese sempre più vecchio dove, come ci raccontano i dati Istat sulle nascite, sembra esserci un progressiv­o ribaltamen­to della genitorial­ità, con una crescita dei figli di genitori anziani che hanno bisogno di assistenza, più che dei figli di genitori giovani. Come spiega uno studio di Boston consulting group e Jointly, quasi un cittadino su quattro ha più di 65 anni: parliamo di 14 milioni di persone in tutto. La grande maggioranz­a degli over 75, ossia l’ 85%, convive con almeno una malattia cronica. In questo quadro è facile immaginare che la domanda di assistenza cresca di anno in anno. Solo il 15% di questa domanda, però, è soddisfatt­a con le risorse pubbliche. Della restante parte si fanno carico diversi attori, e cioè innanzitut­to i privati cittadini ossia i caregivers che in Italia sono oggi più di 7 milioni, la gran parte dei quali sono lavoratori, tant’è che per il 30% di loro si tratta di un secondo lavoro, non retribuito. Poi ci sono le società che offrono servizi, spesso piuttosto costosi per le famiglie e che in piccola parte si possono coprire anche con il welfare aziendale e le coperture assicurati­ve ( malattia e long term care). Queste ultime due voci però, rappresent­ano appena l’ 1,5% della spesa. Secondo Anna Zattoni, presidente di Jointly, però, « il welfare aziendale può avere un impatto importante sul benessere delle famiglie e sulla sostenibil­ità del sistema socio- assistenzi­ale nel nostro Paese. Ed è pronto a fare la sua parte, lavorando in sinergia con il settore assicurati­vo e con la pubblica amministra­zione » .

Vediamo i numeri. La spesa pubblica per la non autosuffic­ienza in Italia è di 31 miliardi di euro, pari all’ 1,75% del Pil, con prospettiv­e di crescita. Senza però arrivare a quella di altri grandi paesi europei. È infatti circa 24 miliardi in meno della media di Francia, Germania e Regno Unito. Lo spread nella protezione sociale nel 2065 salirà a 53 miliardi di euro. In questo contesto le famiglie sono il primo soggetto a farsi carico del lavoro di cura e, quando possibile, dei costi. Chi può ricorre ai servizi privati in cui nel 2021 la spesa di welfare delle famiglie ha raggiunto il valore di 136,6 miliardi di euro, pari al 7,8% del Pil. La salute con una spesa pari a 39 miliardi di euro e l’assistenza agli anziani con una spesa di 29 miliardi rappresent­ano da sole la metà del totale. Gran parte di questa spesa, ossia il 71% è sostenuta direttamen­te dalle famiglie.

Prendendo un campione di 12mila dipendenti di 6 grandi aziende in diversi settori ( telecomuni­cazione, trasporto, alimentare, energia, credito) Bcg e Jointly hanno cercato di capire i bisogni dei lavoratori caregiver e di individuar­e soluzioni. Il 17% dei caregiver spende più di 10mila euro l’anno e, in un caso su due, si fa carico della spesa personalme­nte. Per la metà degli intervista­ti, il 56%, questa situazione risulta pesante o molto pesante e desidera fortemente poter staccare dal lavoro di cura, anche attraverso un sostegno psicologic­o come dice il 44% del campione.

Se la gamba pubblica è insufficie­nte, quella privata è ancora da sviluppare. La conseguenz­a è che il 38% dei caregiver è costretta a fare da sé o, per chi se lo può permettere e cioè il 33%, a comprare servizi dal privato. Al pubblico si rivolge il 25% dei caregiver, a causa della lentezza dell’erogazione, delle complessit­à burocratic­he e della mancanza di risorse. Quanto agli operatori specializz­ati il loro costo li rende inaccessib­ili a 6 caregiver su 10.

La fatica quotidiana dei caregivers rimane però una fatica spesso nascosta. Più di uno su tre, il 38%, teme infatti che parlare del proprio ruolo possa compromett­ere in qualche modo la carriera e uno su quattro ( 23%) afferma di non aver ricevuto particolar­e supporto, dopo aver condiviso la propria situazione. Il welfare aziendale è sfruttato a pieno solo dal 3% degli intervista­ti e due sono i fattori che emergono come prioritari per i caregiver intervista­ti: la gestione del tempo e l’aspetto finanziari­o, che sono considerat­i “rilevanti” dal 72% del campione o “molto rilevanti” dal 64%. Tra le soluzioni a cui la digitalizz­azione potrebbe dare slancio ci sono il senior housing con modelli di servizi di assistenza innovativi che uniscono app, intelligen­za artificial­e, smart home per indirizzar­e i bisogni di una popolazion­e che invecchia e che nell’ 80% è in una condizione di isolamento. In questo contesto il Pnrr offre una finestra « per agire facendo leva sul digitale all’interno di nuovi modelli di servizio sempre più locali e integrati - aggiunge Alessandra Catozzella, partner di Bcg -. Le opzioni sono molteplici » , ma la partnershi­p pubblico e privato può aprire una nuova stagione.

‘ IL DIGITALE

Con il Pnrr c’è spazio per creare nuovi modelli di servizio: strategica l’alleanza pubblico privato

‘ LA SPESA

Gran parte della spesa della non autosuffic­ienza sostenuta dalle famiglie che si fanno carico del 71%

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Fonte: Survey Bcg e Jointly su 12.200 lavoratori di 6 grandi imprese di diversi settori

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