Bayer, nuova stangata dalla Corte federale Usa sul diserbante Roundup
Respinta la richiesta di intervento, in vista nuova ondata di ricorsi
La Corte Suprema americana non protegge Bayer da potenziali danni multimiliardari legati alle ondate di cause contro lo storico e diffuso diserbante Roundup, portato in tribunale per effetti cancerogeni. Gli alti magistrati hanno respinto la richiesta del gruppo tedesco di intervenire in una dalle migliaia di cause intentate nei suoi confronti: ha lasciato intatta una sentenza da 25 milioni di dollari a favore di Edwin Hardeman, cittadino californiano ammalatosi di linfoma non Hodgkin dopo aver utilizzato per 26 anni il controverso prodotto a base di glifosato.
Il titolo Bayer a Francoforte ha ceduto fino a quasi il 5%, prima di ridurre le perdite, al cospetto del timore che spirali di oneri legati alla saga legale possano ridimensionare il valore dell'azienda. Stando a stime di alcuni analisti, un successo di Bayer in sede di Supreme Court si sarebbe tradotto in risparmi per forse 3 miliardi sui 16 che in tutto ha finora stanziato a riserva per fare i conti con la battaglia sul Roundup.
La strada era parsa in salita. L’amministrazione di Joe Biden aveva di recente preso posizione contro il ricorso di Bayer: aveva invitato la massima autorità giudiziaria a respingere l’appello, una scelta che ha ribaltato l’atteggiamento adottato dalla precedente Casa Bianca di Donald Trump. Nei giorni scorsi un tribunale d’appello a San Francisco aveva inoltre ordinato alle autorità federali di protezione ambientale Epa di riesaminare il pericolo per persone e ambiente posto dagli ingredienti attivi del diserbante, suggerendo che passate analisi minimizzavano effetti cancerogeni e traumi ecologici potrebbero non essere adeguate. Bayer nega che Roundup sia pericoloso e la Epa ha finora concordato, in presenza di un uso che rispetti le istruzioni.
La casa tedesca, che aveva ereditato il diserbante come parte dell'acquisizione della statunitense Monsanto nel 2018 per 63 miliardi, contava su una predisposizione probusiness della maggioranza conservatrice nella Corte Suprema per mettere a segno un successo che avrebbe svuotato molte delle denunce tuttora aperte. È rimasta delusa, esprimendo il proprio « rispettoso disaccordo » con la decisione di rifiutare il suo appello. Ha tuttavia affermato che è pronta « a gestire i rischi di dispute legali associati a potenziali futuri casi negli Stati Uniti » .