Draghi: a Kiev armi per difendersi Conte conferma il sostegno
Fratelli d’Italia astenuti sulla mozione presentata dalla maggioranza
Comunicazioni alla camera del premier Draghi in vista del Consiglio europeo di domani e venerdì. « Kiev si deve difendere, l’invio di armi e aiuti serve a questo » , ha detto il presidente di Consiglio. Come ieri al Senato, la risoluzione di maggioranza è stata approvata anche alla Camera. Dopo lo strappo del ministro Di Maio, ieri il presidente del M5S Conte conferma il sostegno a Draghi: « Non è in discussione » . Ma le tensioni dentro al movimento non si attenuano.
L’affondo del premier arriva nella replica. Mario Draghi parla a braccio,. Il presidente del Consiglio davanti ai deputati è esplicito molto più di quanto fosse stato il giorno prima al Senato. « L’Ucraina si deve difendere, le sanzioni e l’invio di armi servono a questo » . Ed è questa - rivendica tra gli applausi - « la mia posizione » . Poi c’è un « secondo punto di vista » , di chi ritiene che non sia questa la strada, di chi è contrario alle sanzioni e all’invio di armi e che di fatto di fatto sta suggerendo di girarsi dall’altra parte: « La Russia è troppo forte, perché combatterla? Lasciamo che entri, lasciamo che l’Ucraina si sottometta; dopotutto, cosa vogliono questi ? » . Il premier non indica il soggetto ma è probabile che non ce l’abbia solo con i deputati del Misto che hanno esposto in aula i cartelli contro il governo e la scelta di continuare ad armare Kiev. Per questo sottolinea come mai aveva fatto finora la linea di demarcazione tra due posizioni antitetiche. La scissione del Movimento 5 Stelle è ancora al centro della scena politica e lo si vede già all’inizio della seduta, quando il presidente della Camera Roberto Fico è costretto a prendere atto, leggendone i nomi uno ad uno, dell’addio a M5s, il suo stesso partito, di 50 deputati che hanno chiesto di aderire a « Insieme per il Futuro » il gruppo fondato da Luigi Di Maio, anche lui ovviamente presente in aula da ministro degli Esteri sui banchi del governo, accanto a Draghi del quale condivide in toto la linea. La causa della « tragedia umanitaria che sta per abbattersi su coloro che hanno meno di tutti al mondo » , sottolinea il premier con riferimento al blocco dei cereali, non dipende dalle « sanzioni » né dall’Europa, « no, la colpa è della Russia che ha dichiarato guerra all’Ucraina » insiste Draghi che come aveva fatto a Palazzo Madama ringrazia per l’ « unità essenziale » in questo momento. Un messaggio che coinvolge anche l’opposzione di Fratelli d’Italia che anche ieri si è astenuto sulla mozione della maggioranza ( 410 i « sì » ) che ha ricambiato non votando contro quella presentata dal partito di Giorgia Meloni che impegna il governo, tra l’altro, « a promuovere l’istituzione di un apposito fondo volto a compensare i danni economici subiti dai singoli stati » . Draghi e i ministri però hanno già lasciato l’aula per il pranzo al Quirinale che solitamente precede il Consiglio europeo. Tra il premier e Sergio Mattarella la sintonia, ancora una volta, è totale. Entrambi ribadiscono « l’impegno » dell’Italia per l’allargamento dell’Unione europea all’Ucraina e ai Balcani Occidentali ( Albania e Macedonia) e per la modifica dei trattati nell’ottica di superare il meccanismo dell’unanimità in favore di un voto a maggioranza. Sul tavolo dei due presidenti ci sono anche i dossier economici che hanno immediate ricadute sul nostro Paese. Per affrontare l’aumento dello spread, la crisi energetica e quella alimentare, è la convinzione comune, servono l’unità dell’Italia e dell’Europa.