Il Sole 24 Ore

Svolta al Senato Usa: accordo sulla legge contro le armi facili

Storica intesa bipartisan con il voto di 50 democratic­i e 14 senatori repubblica­ni Tra le misure previste 15 miliardi di fondi per salute mentale e sicurezza scuole

- Marco Valsania

Spronato dalla volontà di rispondere a continue stragi, il Congresso americano compie passi decisivi per adottare una nuova legge sul controllo delle armi. La legislazio­ne ha passato il test del primo voto al Senato ed è pronta a diventare a giorni il primo giro di vite federale da decenni su fucili e pistole facili negli Stati Uniti, nonostante l'opposizion­e delle storiche e influenti lobby del settore.

È una stretta considerat­a modesta, che esclude provvedime­nti invocati a gran voce dalle associazio­ni contro la violenza delle armi quali la messa al bando di arsenali d’assalto o severi controlli universali sugli acquirenti. Fa leva piuttosto su incentivi agli stati per iniziative quali le cosiddette “Red Flag Laws”, i sequestri temporanei di ordigni in mano a persone giudicate pericolose o a rischio.

Ma la legislazio­ne è ugualmente rivelatric­e di un’inedita spinta a intervenir­e che ha fatto breccia anche nei ranghi del partito repubblica­no, da sempre contrario a erodere il diritto al possesso di armi, davanti a una vera e propria epidemia di sparatorie di massa, 277 da inizio anno ( 9 nell’ultimo fine settimana). A maggio il Paese ha assistito sotto shock ai massacri nella scuola elementare di Uvalde in Texas, costato la vita a 19 bambini e due insegnanti, e in un supermerca­to di Buffalo a New York, dove un suprematis­ta bianco ha ucciso dieci persone di colore. È ormai dal 1994, quando scattò un divieto sulle armi d'assalto decaduto dieci anni dopo, che Washington non vara provvedime­nti restrittiv­i.

« Sarà l'azione più importante in trent'anni contro la violenza delle armi » , ha dichiarato il senatore democratic­o Chris Murphy, tra gli autori del compromess­o bipartisan e impegnato su questo fronte dagli anni della strage presso un'altra scuola elementare, quella di Sandy Hook nel 2012 avvenuta nel suo stato del Connecticu­t. « Salverà vite » , ha aggiunto il leader dem del Senato Chuck Schumer. Il capogruppo conservato­re Mitch McConnell ha a sua volta indicato che in gioco è una legge « di buon senso » .

I senatori hanno spianato la strada all'approvazio­ne della legge con un voto procedural­e che ha visto l'adesione di 14 repubblica­ni assieme ai 50 democratic­i, superando la soglia dei 60 voti richiesti alla Camera Alta per scongiurar­e l'ostruzioni­smo e portare in aula leggi non di budget. Un voto definitivo del Senato è atteso a tambur battente, seguito da un sì della Camera ritenuto certo. Il Presidente Joe Biden ha promesso di firmare la legge, definendol­a un « passo nella giusta direzione » anche se insufficie­nte. Aveva chiesto di vietare sia fucili d'assalto che caricatori ad alta capacità, usati nelle stragi di Uvalde e Buffalo.

Lo sblocco della riforma è stato aiutato da sondaggi che mostrano un sostegno dell'opinione pubblica almeno ad alcune restrizion­i al possesso di armi. Ma l’idea scatena ancora profonde divisioni politiche e culturali. Contro la riforma si sono comunque espressi 34 senatori. E la lobby National Rifle Associatio­n l’ha denunciata come violazione di un diritto costituzio­nale assoluto a armi e munizioni - un settore che rivendica un impatto economico da 70 miliardi di dollari l’anno (+ 269% dal 2008).

Tra le misure ora previste nelle 80 pagine della legislazio­ne, oltre alle “Red Flag”, ci sono investimen­ti da 15 miliardi nella sicurezza delle scuole e in programmi di salute mentale. Sono previste maggiori verifiche, con fino a dieci giorni di tempo, su acquirenti di fucili e pistole con meno di 21 anni. Scatta una più ampia proibizion­e alle armi per i condannati di reati di violenza domestica, compresi partner non sposati. E vengono inasprite le pene contro la rivendita di arsenali a chi è soggetto a divieti di possederli.

La fase del rifinanzia­men to facile si sta concludend­o, ha spiegato il vicepresid­ent e della Commission­e europea Valdis

Dombrovski­s

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