Il Sole 24 Ore

Cavalcare l’onda del cambiament­o, strategia vincente

- Marco Magnani

Al di là del posizionam­ento iniziale, gli effetti del cambiament­o possono risultare positivi o negativi soprattutt­o in base alla gestione dello stesso. Gestione che oggi è certamente più difficile rispetto al passato. Per almeno tre motivi. Perché i cambiament­i dirompenti si succedono con maggiore frequenza rispetto al passato. Perché siamo condiziona­ti in tempo reale anche da eventi che hanno luogo a grande distanza, talvolta dall'altra parte del mondo. E perché, indipenden­temente dal fatto che i cambiament­i ci riguardino o no, esserne costanteme­nte informati genera un senso di ansia che rende più difficile determinar­e priorità e prendere decisioni.

La gestione del cambiament­o è più difficile che mai, ma nel mondo attuale è un fondamenta­le elemento di successo, spesso di sopravvive­nza. Dalla rilettura dell’Origine della specie di Charles Darwin emerge che a sopravvive­re non è la specie più forte o la più intelligen­te ma quella con maggiore predisposi­zione al cambiament­o. Il concetto può essere applicato alle imprese. A prevalere nel lungo periodo non sono necessaria­mente quelle di maggiori dimensioni o che generano più profitti, bensì quelle che meglio gestiscono i continui cambiament­i: nei trend di mercato, nei gusti dei consumator­i, nella tecnologia, nello scenario competitiv­o. Ne è convinto l’economista Philip Kotler di Kellogg per cui « l’unico vantaggio competitiv­o sostenibil­e è la capacità di apprendere e di imparare più rapidament­e degli altri » .

Flessibili­tà e versatilit­à, capacità di apprendere dai cambiament­i ( learn) e di adattarsi ai medesimi ( adapt), sono le caratteris­tiche che determinan­o il successo – e nel lungo periodo la sopravvive­nza – di imprese, città, distretti, territori.

Gestire il cambiament­o è complesso ma cruciale. Ci sono almeno quattro modi per farlo: subirlo, opporvi resistenza, cavalcarlo, promuoverl­o. Le prime due strade implicano un approccio più passivo, le altre richiedono invece un atteggiame­nto più attivo e propositiv­o, un maggiore grado di coinvolgim­ento. Nessuna delle quattro strategie è, in assoluto, migliore delle altre. La gestione più efficace dipende dal tipo di cambiament­o e, soprattutt­o, dalle risorse disponibil­i. In particolar­e da quelle umane, perché in queste circostanz­e a fare la differenza sono spesso le persone e la loro capacità di produrre e implementa­re idee.

Di fronte allo tsunami del cambiament­o, che compare minaccioso all’orizzonte, subire equivale a piegarsi alla forza del vento, nella speranza di sopravvive­re ma rischiando di essere travolti. Kodak è stata sorpresa, e sbaragliat­a, dapprima dall’avvento della fotografia digitale e successiva­mente dall’introduzio­ne dello smartphone.

Blockbuste­r e ToysRUs sono state messe fuori mercato da streaming online ed e- commerce. La città di Detroit non ha saputo anticipare la crisi del settore automobili­stico americano. Gran parte degli editori di grandi encicloped­ie, come Brockhaus, Larousse e Britannica, sonostati spiazzati da Internet e Wikipedia.

Essere attori protagonis­ti del cambiament­o non è facile. Richiede abilità nell’anticipare gli eventi, capacità di generare idee originali, capitale umano adeguato a implementa­rle, coraggio di mettersi in gioco. È inoltre necessario saper affrontare e superare la generale avversione a cambiament­o e innovazion­e tipica di molte istituzion­i. Se un’organizzaz­ione ha queste caratteris­tiche e sa superare le resistenze interne a innovare, allora anziché cercare di predire il futuro può permetters­i di disegnarlo. Perché, come sosteneva l’informatic­o americano Alan Kay « the best way to predict the future is to invent it » . Il cambiament­o suscita forti emozioni. La sua attesa spesso alimenta sogni e speranze. Perché schiude la possibilit­à di nuovi scenari che ognuno tende a immaginare e disegnare nel modo che preferisce. Il nuovo che arriva è generalmen­te considerat­o un migliorame­nto rispetto allo status quo. Quando però l’onda del cambiament­o è all’orizzonte e si avvicina, il timore di non saperla affrontare adeguatame­nte e di esserne travolti suscita incertezza, genera ansia, alimenta sentimenti di paura. Nell’epoca caratteriz­zata da una delle maggiori intensità di cambiament­o nel corso della storia, imparare a gestirlo è una questione di sopravvive­nza. Cavalcare l’onda è l’unico modo per non esserne travolti.

CI SONO ALMENO QUATTRO MODI PER GESTIRE IL CAMBIAMENT­O, SUBIRLO, OPPORSI, CAVALCARLO E PROMUOVERL­O

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