Piano per rilanciare i consumi interni
Lavazza: oggi logistica e trasporti preoccupano più del caro materie prime
I consumi interni sono importanti e, per contrastare l’inflazione e la diminuzione della spesa che ne deriva, tutte le soluzioni devono essere messe in campo. « Compreso il fatto che l’industria alimentare debba continuare a fare la propria parte nell’assorbire l’aumento dei costi di produzione » . Ne è convinto Marco Lavazza, presidente di Unione italiana food, l’associazione che in Italia riunisce 550 aziende alimentari dal caffè alla pasta, dai surgelati ai biscotti, per un totale di 45 miliardi di fatturato di cui 13 miliardi derivanti dall’export.
Scaricare gli aumenti sul consumatore finale, insomma, potrebbe non essere la via giusta per crescere. Soprattutto dal punto di vista strategico: « La grande opportunità per il food italiano è l’export – dice Lavazza – perché è solo all’estero che possiamo fare i grandi volumi di crescita. Ma nessun marchio alimentare può vincere all’estero se non può raccontare di essere primo anche in Italia, è una questione di credibilità » . I costi che quest’anno sono aumentati sono tanti, e Unionfood ne ha dibattuto a lungo nel corso dell’assemblea annuale degli associati che si è svolta ieri a Milano: energia, materie prime agricole, carta, plastica, trasporti. « Quello che più di tutto mi preoccupa - racconta il presidente Lavazza - è il nodo della logistica. Spesso infatti oggi le materie prime alimentari ci sono, il problema è riuscire a farle arrivare. I container non si trovano, le linee sono intasate e quando si blocca un porto le ripercussioni sono imprevedibili. I trasporti oggi mi preoccupano più dei rincari delle materie prime, che spesso sono dovuti a speculazioni e non a carenze reali » .
Secondo i dati presentati ieri da Unionfood, l’anno scorso il fatturato dei settori alimentari che l’associazione rappresenta è aumentato del 4 per cento. Bene, in particolare, sono andati il cioccolato (+ 7,8%) e i prodotti da forno (+ 6,7%); sono cresciuti anche il caffè (+ 5,6%), i prodotti vegetali (+ 6,7%) e i surgelati (+ 5,3%). Sui mercati esteri, invece, la parte del leone l’hanno fatta soprattutto gli integratori (+ 20%), il caffè (+ 14,3%) e prodotti vegetali come conserve, marmellate e confetture (+ 9%). Stando all’indagine di Unionfood, nonostante le difficoltà e le incertezze che il panorama economico mondiale mette oggi sul piatto, per due aziende su tre l’export continuerà a restare al centro delle loro strategie di crescita.
Sempre secondo l’indagine dell’associazione, sette imprese alimentari su dieci continueranno a investire in sostenibilità. Ma la sostenbilità paga, sugli scaffali? « La verità – ammette Marco Lavazza – è che i consumatori ne condividono sì l’importanza come tema, ma la sostenibilità non fa ancora riconoscere nessun sovrapprezzo. Il problema però è che, nel breve periodo, la sostenibilità a parità di prezzo non si può fare, perché le imprese devono mettere in campo investimenti in innovazione tecnologica e di prodotto che hanno un costo. Come Unionfood abbiamo proposto di creare una filiera collaborativa tra le aziende del cibo e quelle degli imballaggi, in modo da cercare insieme le soluzioni più ecologiche, più efficienti e meno care per tutti » .
Se c’è una cosa che la pandemia prima, e la guerra di Ucraina poi, hanno dimostrato è che la globalizzazione così come l’abbiamo conosciuta non funziona più, e nemmeno l’iperfinanziarizzazione dell’economia. « Il Covid e la guerra hanno portato alla riscoperta della materialità dell’economia e anche alla rivalutazione delle aziende poco votate al debito – dice Marco Lavazza, non senza una certa soddisfazione personale – anche se per anni ci hanno detto che noi aziende familiari ricorrevamo troppo poco agli strumenti finanziari per l’aumento del capitale e facevamo poche acquisizioni. E invece alla fine abbiamo retto meglio noi » . È anche la rivincita del “piccolo è bello”? « Essere troppo piccoli oggi è ancora un problema sui mercati internazionali – dice Lavazza - ma è un dato di fatto che l’economia reale è tornata di moda e che le basi solide oggi contano più della finanza » .